ROLANDINO da Padova
Nacque nel 1200 da un notaio padovano; morì a Padova il 2 febbraio 1276 e fu sepolto in S. Daniele. Studiò grammatica a Bologna sotto il maestro Boncompagno e vi conseguì nel 1221 il titolo magistrale; già nel 1229 appare come maestro di grammatica e retorica nello studio di Padova e tiene lo stesso ufficio nel 1262. Nel 1228 fu presente, non sappiamo con quale titolo, alla concione raccolta nel palazzo di Padova per deliberare la guerra a Ezzelino ed era accanto al podestà, quando quegli venne sul Brenta a trattare con lui. Notaio del sigillo del comune già dal 1231, scrisse, il 13 maggio 1233, il compromesso delle città di Lombardia, Marca e Romagna, con i legati di Gregorio IX per la pace con Federico II e ricevette il giuramento fallace dei sedici cittadini di obbedire al podestà nella resistenza contro Ezzelino (1237). Serviva allora parte guelfa; ma vide entrare in Padova Ezzelino (25 febbraio 1237) e fu nel campo imperiale di Goito (10 ottobre). Ignoriamo se conservasse l'ufficio, che sembra, a ogni modo, avere ricuperato dopo l'occupazione di Padova da parte dei crociati (1256).
A sessant'anni si accinse a comporre una storia dei fatti della Marca dall'inizio del secolo, valendosi in parte di appunti raccolti dal padre e d'altre fonti scritte, ma soprattutto narrando quanto aveva veduto o udito egli stesso. Fece protagonista della sua opera il comune di Padova, raccontando le antiche sue imprese onorevoli, le iniquità commesse contro di esso dall'"anticristo Ezzelino", il trionfo sulla "infernale tirannide", la terribile punizione dei nemici di Dio. Scrisse con profondo spirito religioso, con sincero studio di verità, eon caldo amore per gli ordinamenti liberi del comune, "ad onore e utilità e ammaestramento della comunità e del popolo di Padova e degli altri popoli di ogni luogo". La passione politica e il fine morale non tolgono all'opera un alto valore storico; la gonfiezza della forma, l'inserzione di orazioni e di epistole, che sono in gran parte esercitazioni retoriche, le citazioni abbondanti di scrittori sacri e profani, non impediscono che il racconto abbia spesso vivezza ed efficacia drammatica. I dodici libri della Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane, che il popolo chiamò volgarmente la Ecerina o la Rolandina, furono approvati, il 13 aprile 1262, nel chiostro di S. Urbano da un'adunanza di dottori, maestri, baccellieri e scolari dello studio di Padova.
Bibl.: Cronica, in Rer. Ital. Script., VIII, par. i; nella nuova edizione, Città di Castello 1905, prefazione di A. Bonardi. Cfr. anche G. Lisio, La storiografia, Milano s. a., p. 247 segg.; e L.A. Botteghi, in Arch. muratoriano, I (1904-13), p. 183.