ROGER di Helmarshausen
Monaco orafo nato intorno al 1070 nella regione della Mosa e morto il 15 febbraio di un anno dopo il 1125.La vita di R. è stata ricostruita grazie all'analisi di necrologi e libri memoriali (Freise, 1981). R. si formò probabilmente nell'abbazia benedettina di Stavelot; intorno al 1100 fu attivo presso la chiesa di St. Pantaleon a Colonia. Nel 1107 ebbe luogo la traslazione delle reliquie di s. Modoaldo, vescovo di Treviri, dalla sua città a Helmarshausen: durante il viaggio la delegazione che accompagnava le reliquie fece sosta presso il cenobio di St. Pantaleon a Colonia e proprio in seguito a questa occasione R. sembrerebbe essersi recato a Helmarshausen ed esservi rimasto fino alla morte.Già Fuchs (1916) pubblicò un atto di donazione datato 1100 da parte del vescovo di Paderborn, Enrico II di Werl (1084-1127), in cui era scritto che il vescovo aveva commissionato a proprie spese uno scrinium che "Rogkerus satis expolito opere in honorem sancti Kyliani atque Liborii fabricaverat". Sebbene la ricerca abbia stabilito che il documento è un falso del 1215, ciò nonostante la veridicità dell'indicazione testuale è stata accettata e lo scrinium è stato individuato in un pregevole altare portatile proveniente dal duomo di Paderborn (Erzbischöfliches Diözesanmus. und Domschatzkammer); l'altare presenta, incise sulla parte superiore, le immagini dei vescovi di Paderborn Meinwerk (1009-1036) ed Enrico II di Werl, mentre sulla parte anteriore, lavorata a sbalzo, compare Cristo con i ss. Chiliano e Liborio, patroni del duomo di Paderborn e sui lati lunghi sono incise figure di apostoli.Strettamente legato a questo manufatto è un secondo esemplare (Paderborn, Erzbischöfliches Diözesanmus. und Domschatzkammer) proveniente dall'abbazia benedettina di Abdinghof a Paderborn; esso mostra sui lati lunghi martirî di apostoli e santi con figure ritagliate molto affini allo stile 'parcellizzato' degli apostoli sull'altare dei ss. Chiliano e Liborio.Un ulteriore manufatto con raffinate incisioni stilisticamente affini agli altari citati è il retro di una croce d'altare con l'immagine di S. Modoaldo al di sotto dell'Agnus Dei fiancheggiato dai simboli degli evangelisti (Colonia, Schnütgen-Mus.). Probabilmente la croce fu realizzata poco dopo il 1107 per l'abbazia di Helmarshausen, che da quel momento era entrata in possesso delle preziose reliquie di s. Modoaldo.Quarta opera caratterizzata dallo stile 'parcellizzato', che testimonia tra l'altro, tanto nella concezione quanto nella resa, un'importante personalità artistica, può essere considerata la coperta dell'evangeliario con i simboli degli evangelisti realizzati a sbalzo, conservata a Treviri (Domschatz, 139) e giuntavi con il decano del duomo di Paderborn, Christoph, conte di Kesselstatt (1757-1814). I simboli degli evangelisti sono in stretto rapporto con le prime opere della miniatura prodotta a Helmarshausen, come l'Evangeliario di Malibu (J. Paul Getty Mus., Ludwig II 3).Lo stile 'parcellizzato' legato alla personalità artistica di R. si ritrova infine in altri manufatti di oreficeria, come per es. la placchetta con Cristo che impugna il ventilabrum (Colonia, Schnütgen-Mus.), la croce processionale di Francoforte sul Meno (Mus. für Kunsthandwerk) e la croce di Enger (Berlino, Staatl. Mus., Pr. Kulturbesitz, Kunstgewerbemus.). Tuttavia ancora oggi non è possibile stabilire con certezza in che misura effettivamente tali opere siano state prodotte nella bottega di R., o piuttosto siano realizzazioni di suoi seguaci.Sulla base della scritta "Theophili qui et Rugerus" che si legge in appendice al titolo del prologo nel manoscritto della Diversarum artium schedula (o De diversis artibus) conservato a Vienna (Öst. Nat. Bibl., 2527), ritenuta la copia personale dell'autore, è stata proposta l'identificazione di R. con il Theophilus presbyter, cui l'opera è tradizionalmente attribuita (v. Teofilo). Un altro esemplare del De diversis artibus, testo di insegnamenti e ricette sulle tecniche artistiche di epoca medievale, proviene dallo scriptorium di St. Pantaleon di Colonia (Wolfenbüttel, Herzog August Bibl., Guelf. 69 Gud. lat. 2°). R., teorico dell'arte oltre che monaco artista, avrebbe iniziato la stesura dell'opera a Colonia e l'avrebbe conclusa a Helmarshausen.
Bibl.: A. Fuchs, Die Tragaltäre des Rogerus in Paderborn. Beiträge zur Rogerusfrage, Paderborn 1916; B. Bischoff, Die Überlieferung des Theophilus-Rugerus nach den ältesten Handschriften, Mittelalterliche Studien 2, 1967, pp. 175-182; E. Freise, Roger von Helmarshausen in seiner monastischen Umwelt, FS 15, 1981, pp. 180-293; id., Zur Person des Theophilus und seiner monastischen Umwelt, in Ornamenta Ecclesiae. Kunst und Künstler der Romanik, a cura di A. Legner, cat., Köln 1985, I, pp. 357-361; E. Klemm, Helmarshausen und das Evangeliar Heinrichs des Löwen, in Das Evangeliar Heinrichs des Löwen. Kommentar zum Faksimile, a cura di D. Kötzsche, Frankfurt a. M. 1989, pp. 49-64; H. Fillitz, Rogerus von Helmarshausen, in Helmarshausen und das Evangeliar Heinrichs des Löwen, "Bericht über ein wissenschaftliches Symposium, Braunschweig-Helmarshausen 1985", a cura di M. Gosebruch, F.N. Steigerwald (Schriftenreihe der Kommission für Niedersächsische Bau- und Kunstgeschichte, 4), Göttingen 1992, pp. 43-62; H. Westermann-Angerhausen, ''Die Tragaltäre des Rogerus in Paderborn''. Der Wandel eines mittelalterlichen Künstlerbildes zwischen Alois Fuchs und Eckhard Freise, ivi, pp. 63-78; K.H. Ludwig, Theophilus Presbyter, in Lex. Mittelalt., VIII, 1996, coll. 666-667.A. von Euw