Vedi RODI dell'anno: 1965 - 1996
RODI (v. vol. VI, p. 743)
Le ricerche su vasta scala condotte nell'area della città antica in seguito allo sviluppo urbanistico e all'ampliamento dell'abitato moderno hanno rivelato, nell'ultimo trentennio, nuovi elementi di conoscenza per l'impianto urbano antico, le mura e le necropoli di Rodi.
L'indagine sull'urbanistica dell'antica R. è proseguita secondo le direttive di I. Kontis: gli scavi più recenti hanno fornito la possibilità di localizzare numerose strade sconosciute e di completare lo schema urbanistico di base con gli assi viari antichi. Si è avuta inoltre la possibilità di raccogliere nuovi elementi per la ricostruzione delle strade antiche e del sistema di fognature cui erano collegate, come pure di accertare la larghezza delle strade note, la loro interruzione in certi punti della città, o l'assenza di strade segnate solo in linea teorica nella pianta di base. Sono state redatte due nuove piante: una agli inizî degli anni '70 da G. Konstantinopoulos e da Ch. Grossmann e una più di recente (1986) da W. Höpfner e E. L. Schwandner: tuttavia nessuna di quelle finora pubblicate deve considerarsi definitiva a causa dei continui rinvenimenti, mentre procede la valutazione analitica del materiale finora noto.
Parallelamente è proseguita la ricerca teorica sul sistema ippodameo e sui rinvenimenti archeologici. Un problema particolarmente dibattuto riguarda l'intervento immediato o meno di Ippodamo nella fondazione della città del 408-407 a.C. Diversi studiosi hanno tentato di superare le difficoltà nascenti dalla precisa cronologia di Ippodamo e di attribuire a questo, oltre a quello di Mileto, il piano del Pireo, di Thurii e R. (o solo il Pireo e Thurii: Kontis, Wycherley, McCredie, Travlos, Owens).
Per quanto riguarda la suddivisione interna della città, dopo la teoria del Kontis, Höpfner e Schwandner hanno proposto un altro sistema che ha come unità un'insula rettangolare, basata su un rapporto pitagorico di 5:9 (c.a 47 m in senso E-O x 26 m in senso N-S). Essi ritengono che nello sviluppo iniziale della città ciascuna insula di questo tipo era divisa in tre lotti rettangolari uguali fra loro. Ciò valeva per le aree di abitazione perché per gli edifici pubblici e sacri erano ovviamente stabiliti spazî più ampî. Inoltre l'originaria eguaglianza dei lotti, se effettiva, probabilmente non venne mantenuta nei periodi successivi. Nella città di epoca ellenistica e romana dovevano prevalere, nella pianificazione generale, le grandi dimore e ciò vale particolarmente per il settore NO della città, presso l'acropoli e per quello a O della grande strada P27.
R. si distingue per l'ampiezza delle sue strade, larghe abitualmente c.a 8-9 m. A distanze regolari, da N a S e da O a E, le platèiai erano accompagnate da una serie di vie più strette (larghe in media m 5,50) che fiancheggiavano più ampie unità urbanistiche composte da quadrati minori destinati ad abitazione. Oltre la P27, si distingue per la sua eccezionale larghezza (m 16,50) la P35, che collegava da N a S il più orientale dei porti del lato Ν (Akatias, Acandia) con il porto meridionale. Insieme con la P27, la P35, la via periferica P40 e forse la Ρ1γ a N, scandivano l'area del grande traffico cittadino, regolando il trasporto dei carichi dai porti alla città e all'interno dell'isola e viceversa.
L'agorà non è stata ancora individuata: resta tuttora attendibile l'ipotesi che debba trovarsi non lontano dal grande porto, nella zona della città medievale. Un vasto edificio a pianta approssimativamente quadrata, di c.a 200 m di lato, è stato localizzato ed è visibile nella zona E della città, tra le vie P18Β e P32. Si tratta probabilmente di un secondo ginnasio, ma è interessante l'ipotesi di vedervi il famoso Ptolemàion. Il ginnasio principale si trovava, come è noto, sull'acropoli; resti che possono riferirsi a esso sono stati scoperti recentemente, mentre qualche tempo prima era stata rinvenuta una nuova iscrizione relativa alla sua nota biblioteca.
Nella città bassa è stato segnalato e, in parte, messo in luce nell'ultimo trentennio un notevole numero di santuarî. Nel punto più settentrionale della città molto vicino alle cinta murarie, tra il porto occidentale e il porto militare (Mandraki) è stato scoperto, a tratti per un'estensione di m 100 X 100, un Santuario di Demetra. A causa dei grandi sconvolgimenti successivi non si sono conservati resti di edifici monumentali, ma è visibile lo spazio aperto del santuario che era ricoperto da uno spesso strato di ex voto, per lo più statuine di terracotta, frammisti alla sabbia tipica della zona. Sono stati rinvenuti inoltre apprestamenti rettangolari in muratura, in uno dei quali furono scoperti gli scheletri di tre bovini. I materiali recuperati si datano dagli inizî del IV sec. a.C. al principio del II a.C.: particolarmente significativa per la ricerca sulla coroplastica rodia è la ricca serie delle statuine fittili che sono in corso di studio. Nella stessa zona, verso SO, presso la chiesa della Eisodia tis Theotokou, è segnalato un altro santuario di una divinità finora sconosciuta. I rinvenimenti comprendono basi di statue, una delle quali reca il nome del noto scultore del III sec. a.C. Phyles di Alicarnasso, lucerne fittili miniaturistiche e un'iscrizione ellenistica, probabilmente una lista di sacerdoti. Nel settore occidentale della città, alle pendici dell'acropoli, all'incrocio delle strade P27 e Pi3, è stato rinvenuto un altro luogo di culto, che ha restituito un gran numero di basi iscritte con i nomi di sacerdoti di Helios. Non è ancora possibile stabilire se fosse qui situato il famoso santuario del dio o se sia più probabile la vecchia ipotesi che questo si trovasse nel luogo ove sorge il Palazzo del Gran Maestro o Castello dei Cavalieri. Più verso SE, nella stessa area, è stato localizzato un altro santuario, nella zona delimitata dalle strade P15 e P14: a esso si collegano i resti di un altare monumentale con avanzi di pira (ossa animali e cenere), basi iscritte per la maggior parte in uso secondario, e un'officina di fusione di statue bronzee. Di recente è stato localizzato con certezza l’Asklepièion della città in un'area piuttosto vasta dove si era già rinvenuta un'iscrizione pubblica relativa al santuario stesso.
Resti di case private sono stati scoperti durante scavi di emergenza in molte occasioni, ma non sempre è stato possibile effettuare il completo rilevamento della pianta e lo scavo sistematico. Uno tra i più significativi complessi abitativi è stato messo in luce nel settore orientale della città, a E del ginnasio/Ptolemàion. In una di queste case si rinvennero mosaici della prima età ellenistica con le immagini di un centauro e di Bellerofonte, che insieme alle raffigurazioni di una maschera comica e di un tritone (quest'ultimo rinvenuto negli strati più profondi dell'area di una chiesa paleocristiana nel fondo Chatziandreou), illustrano la produzione artistica della R. ellenistica. Infine, da un complesso tardo ellenistico, che si trova vicino all'acropoli, tra le strade P26, P26A, P10 e P13, proviene un altro mosaico notevole; nello stesso sito la continuità di vita giunge almeno al periodo paleocristiano.
Resti di officine, e in particolare di quelle legate alla celebre plastica in bronzo rodià, sono stati scoperti in varî punti della città. Il più importante ritrovamento è costituito da due fosse di fusione di statue bronzee colossali che si connettono con l'area sacra presso l'acropoli, tra le strade P15 e P14; di grande interesse è pure la scoperta dei resti di un laboratorio ellenistico per la lavorazione del vetro nel settore E della città, a S della strada Ρ18β.
Per quanto concerne i porti, le recenti ricerche hanno accertato l'importanza e la grandezza di quello meridionale in località Zephyros e di quello occidentale, oggi interrato. L'ipotesi, formulata in un primo momento, che si fossero rinvenuti i resti di un canale che collegava quest'ultimo con il porto militare, non è stata comprovata. Nella zona dei porti sono stati inoltre segnalati resti di edifici connessi all'attività portuale: il più importante di essi, oltre alle darsene scoperte in passato nell'area del tetrapilo di epoca romana, è un edificio fornito di pilastri interni (probabilmente una specie di magazzino), che è stato evidenziato a S del porto occidentale.
Delle mura della città sono stati scoperti finora molti tratti - alcuni dei quali davvero considerevoli per estensione e importanza - sia a Ν sia a E, come pure nel settore meridionale, sicché la linea delle mura si segue con precisione o con buona approssimazione, ed è dunque nota l'estensione dell'area cittadina racchiusa in esse. Questa coincide nelle linee generali con quella del centro moderno fino agli anni '60, mentre nei due decenni successivi la città si è ampliata1 verso la zona delle necropoli antiche. Dall'estremità SO dell'acropoli, di cui, come è stato accertato, anche il lato scosceso verso il mare era protetto da un muro (con direzione NE), giungendo fuori della valletta di Makry Steno, il tracciato delle mura doveva pervenire alla località Arapaki (dove è l'estremità S della via P27, nella stessa località poco più a O si ricerca il grande teatro della città), da cui continuava verso E, a S dell'ex Ginnasio maschile Venetoklion e poi verso SE dove, passando per la località Sette Palme, giungeva a S del vecchio cimitero e a Ν del fiume con l'antico ponte, per continuare verso E e N. Il lato S della città era anche il più facilmente espugnabile e pertanto risulta meglio difeso e fornito di antemurale, mentre gli avvallamenti e le forre formavano un fossato naturale ove la pendenza del terreno rendeva il compito degli assedianti particolarmente difficile. Su questo lato della cinta difensiva i tratti più importanti sono quelli a S del Ginnasio Venetoklion, presso cui, tra l'altro, si è scoperta una grande torre quadrangolare (fondo ex Miriallis); quelli in località Sette Palme dove è stato scavato un segmento del muro e dell'antemurale per la notevole lunghezza di 160-180 m, e quelli presso l'incrocio della Via Grigoriou V e Via già Anna Maria, poco più a Ν del punto in cui si conserva un tratto di mura noto da scavi prebellici.
La cinta muraria ellenistica sembra essere stata costruita dopo l'assedio di Demetrio e venne in gran parte rifatta e consolidata dopo il terremoto del 227-226 a.C., mentre sussistono elementi che indicano rifacimenti fino al I sec. a.C., in relazione all'assedio di Mitridate. Un dato molto importante per il passaggio dalla più antica cinta di età classica, posta su una linea più arretrata, a quella ellenistica è rappresentato dal rinvenimento di tombe del IV sec. a.C. all'interno di quest'ultima, della quale è stato scoperto un cospicuo tratto, lungo m 118, verso la fine degli anni '60 a S del porto di Akantia, a E della Via Canada. All'interno e parallelamente alle mura passava la nota via di circonvallazione P40, larga qui m 13,80, che era delimitata da un monumentale condotto fognario aperto in muratura, largo m 2,80 e profondo m 2,15, e fornito di un ponte. In recenti ricerche a O della Via Canada, è stata messa in luce la continuazione verso O della cinta muraria, assieme ai resti, molto interessanti, di un insediamento anteriore al sinecismo e all'utilizzazione dell'area intorno al porto. Nell'area della città medievale, nella Via Platone, indagini vecchie e nuove portano alla verosimile conclusione, di grande importanza, che in questo punto si trovassero parte della cinta muraria ellenistica che circondava il grande porto (cfr. il muro precedentemente noto più a E in località Haghios Panteleimon), parte delle mura classiche con una torre e resti di un muro protobizantino, che non ha rapporti con la cinta delle mura dei Cavalieri perché, in seguito alle recenti ricerche nell'area della città medievale, la città del primo periodo bizantino è risultata molto più piccola rispetto a quella dei Cavalieri.
È già stato accertato che il periodo romano, a parte esempî isolati, non ha lasciato tracce significative nella città di R. che proseguì la sua vita sulla base dei periodi precedenti. Per quel che riguarda l'epoca paleocristiana, è certo, grazie in particolare a ricerche condotte nel lato NO vicino all'acropoli, che la città continuò a essere notevolmente prospera, occupando ancora gran parte dell'area di quella antica. La contrazione entro i limiti della città protobizantina dovrebbe essere avvenuta nel corso del VII sec. d.C., con l'accrescersi delle incursioni arabe. Il più importante edificio paleocristiano di R. a noi noto è la basilica sita nella Via Paolo Mela (fondo Chatziandreou), lunga c.a 60 m, a tre navate con transetto, nartece e atrio e fornita anche di annessi tra i quali un battistero. Nell'edificio sono state identificate tre fasi, di cui la più antica con pavimenti a mosaico, e quella più recente con rivestimenti marmorei. Avanzi di un'altra grande basilica sono stati recentemente messi in luce nell'area della chiesa bizantina dell'Arcangelo Michele (Demirli) e nella zona circostante, presso i probabili resti delle mura; una terza si trovava nel settore Ν della città medievale (Via Agesandro).
Le necropoli. - La grande attività edilizia e l'estensione della città moderna hanno coinvolto, soprattutto negli ultimi quindici anni, anche le necropoli antiche offrendo l'occasione per il rinvenimento di centinaia di sepolture e di decine di complessi funerarî, mentre i numerosissimi reperti mobili delle più svariate classi, dei quali è in corso lo studio sistematico e la pubblicazione, chiariscono molti aspetti della storia e dell'arte dell'antica Rodi. Sono state effettuate ricerche su necropoli già parzialmente note in passato: nella necropoli SO vicino all'acropoli sono state messe in luce alcune delle tombe più antiche, che si datano alla fine del V sec. a.C., cioè nei primi anni della fondazione della città, e che continuano nel IV sec. a.C. Per una larga estensione sono state esplorate anche le necropoli che si trovano nella vallicella di Makry Steno, oltre l'attuale Via Michele Petridis e lungo la Via Dokuz Sokak (oggi Via Parthenopi) che si trova più a O. Qui la maggior parte delle tombe, come in altre aree di necropoli della città di R., risale al periodo ellenistico. Più a E l'altura di Kizil Tepe (oggi Haghìa Triada e Analipsi), tra Makrỳ Stenò e la località Rodini, interamente ricoperta da una fitta necropoli dal IV sec. a.C. almeno fino a epoca romana, è stata oggetto negli ultimi quindici anni di una sistematica esplorazione archeologica.
Nella zona centrale della necropoli meridionale al di là della strada R.-Lindos, nell'ultimo trentennio sono stati scavati e ancora si scavano complessi funerarî particolarmente significativi; vanno inoltre ricordate la necropoli SE, soprattutto a O e le tombe conosciute in località Korakonero. Notevoli per il numero e la qualità, rinvenimenti di tipo funerario si sono presentati anche a maggiori distanze dalla città, p.es., lungo la via R.-Kallithea, nel sobborgo di Asgourou sulla via R.-Lindos e a SO della città, nelle località Rodopoula e Mengavli. In località Dokuz Sokak il monumento noto come Tomba dello Scudo, per via della rappresentazione a rilievo di uno scudo, mostra la rara e assai interessante riproduzione, scolpita nella roccia, della facciata di una casa privata di epoca ellenistica. Agli inizî della Via Tsaldaris, che conduce verso Haghìa Triada, subito a S del sito archeologico noto come Tombe di S. Giovanni è stato scoperto un edificio tardo-ellenistico di pianta rettangolare (m 30 X 11) al cui interno si trovavano strutture in muratura rettangolari rivestite di intonaco e due altari funerarî iscritti in situ. L'ipotesi più attendibile è che si tratti di un apprestamento di tipo tombale, costruito sopra terra e destinato alla celebrazione di cerimonie funebri. A O dell'edificio si rinvenne un gruppo di c.a trecento tombe a fossa rettangolare di IV sec. a.C. e di epoca ellenistica con notevoli corredi e un ossuario che conteneva un grande numero di crani disposti su file regolari.
A Haghìa Triada è da ricordare un monumento funerario ellenistico scoperto nel fondo Kerameas-Tsikkis. Si tratta di una camera quadrata, di m 4,62 di lato, scavata nell'arenaria, con accesso a E. Sui tre lati sono klìnai scolpite nella roccia, fornite di guanciali e di poggiapiedi e ornate con fregi a rilievo; il soffitto era costituito da una volta circolare dipinta di azzurro sostenuta da quattro figure di fanciulle. Il monumento era racchiuso in un peribolo e aveva a E una facciata monumentale assai danneggiata. Più a S, in località Analipsi, non lontano dalla tomba detta dei Tolemei è stato scoperto e scavato, nel fondo Kountouris, un altro importante complesso funerario, che si dispone attorno a un grande cortile rettangolare; presenta tre fasi principali, la prima delle quali si può datare al II sec. a.C., l'ultima al I sec. a.C. Nella prima fase intorno al cortile vi erano portici con colonne che furono abbattuti quando si costruirono tombe a camera ipogee sul lato occidentale. Alla prima fase appartiene anche un tempietto funerario con coronamento frontonale che si trovava sul lato O, mentre sono relativi alla decorazione scultorea del complesso un rilievo del tipo eroe-cavaliere, una testa femminile di marmo e il torso di una statua femminile.
Dei monumenti funerarî sulla strada R.-Lindos si ricorda solo quello del fondo Karageorgiou, il cui scavo non è stato finora completato. Si tratta di una camera funeraria con Minai, dotata di una facciata monumentale, con colonne di ordine dorico. Nello scavo della medesima area si rinvennero altre interessanti tombe, alcune delle quali risalgono al IV sec. a.C., come pure manufatti funerarî di superficie (stele, tràpezai) ancora in situ e in buono stato di conservazione.
Un'interessante acquisizione di carattere generale è che le tombe del IV sec. a.C., vale a dire del primo periodo di vita della città, si trovano non solo vicino alle mura, come ci si aspetterebbe, ma anche a notevoli distanze dalla città antica. Il sistematico rilievo archeologico delle necropoli di R., che è stato completato, sarà di aiuto per una loro migliore correlazione e nella pubblicazione definitiva dei trovamenti, come pure per una nuova carta topografica delle necropoli. L'architettura funeraria monumentale di R. in età ellenistica è caratterizzata da una sintesi eclettica di elementi di diversa provenienza (Asia Minore, Alessandria, ecc.) che ben si addice allo spirito cosmopolita e agli ampi orizzonti culturali della società dell'isola.
Il territorio. - Nel territorio di R., a eccezione di Trianda, presso Ialiso (v.), l'attività archeologica negli anni postbellici è rimasta limitata, ma se ne prevede un incremento nei prossimi anni. In ambito preistorico dopo i rinvenimenti di superficie di Hope Simpson e Lazenby, uno dei principali risultati è rappresentato dall'esplorazione archeologica delle grotte, come quelle site a Koumello di Archangelos e in località Haghios Gheorghios di Kalythies, che per la prima volta ha posto le basi per una ricerca sistematica della preistoria rodia. I reperti delle due grotte si datano al periodo neolitico. La continuità entro l'Antico Bronzo si segue nel recente scavo di un settore di abitato nel sito di Asomatos di Kremasti, mentre l'ulteriore continuazione nel Medio e Tardo Bronzo si evidenzia negli scavi di Ialiso (Trianda).
Nel lato occidentale dell'isola presso il villaggio di Koskinous è stata messa in luce recentemente una necropoli di età arcaica e classica, con importanti reperti, simili a quelli delle corrispondenti necropoli di Ialiso. Presso il villaggio di Kalathos, al km 48 della vecchia strada R.-Lindos, è stato esplorato un gruppo di venti tombe, per la maggior parte di epoca romana, mentre due, più antiche, si datano al momento di passaggio tra V e IV sec. a.C. Nella città bassa di Lindos, negli ultimi anni, si sono avuti in più punti rinvenimenti archeologici, il più importante dei quali è un tratto di cinta muraria tardoarcaica-protoclassica. Nel villaggio di Vati, in località Kaourokampos, è stata segnalata una piccola necropoli che ha una estensione cronologica compresa tra il periodo geometrico e l'età romana. I principali ritrovamenti sono rappresentati da due tombe degli inizî dell'VIII sec. con ricchi corredi, caratteristici delle necropoli geometriche dell'isola finora note.
Nel settore occidentale dell'isola, vicino ai confini della Ialisia, presso Kamiride e nell'odierno villaggio di Theologos si trova il Santuario di Apollo Erethìmios, in cui recentemente sono stati ripresi i vecchi scavi prebellici. Sono state effettuate indagini negli strati più bassi del c.d. tempio, dove sono stati individuati, tra l'altro, frammenti ceramici preistorici e tombe, verosimilmente del periodo geometrico; altre ricerche sono state condotte in un campo vicino dove sembra che si trovasse parte del santuario antico. In quello stesso luogo più tardi venne fondata una chiesa paleocristiana della quale è stato individuato fino a questo momento il battistero; si sono rinvenute anche tombe dello stesso periodo.
A Kamiride, oltre a rinvenimenti sporadici, soprattutto tombe delle necropoli di Camiro, sono degni di menzione i rinvenimenti nell'area dell'antico demo di Kymisaleis: nei siti di Skali e Tourmata nove tombe scavate nella roccia, due delle quali intatte, della seconda metà del V- inizî del IV sec. a.C. e cinque grandi basi di pietra per la collocazione di segnacoli; dal sito di Glyphada quattro tombe scavate nella roccia con corredi del IV sec. a.C.
Per ciò che riguarda, infine, le testimonianze paleocristiane dell'isola va sottolineato che sono stati individuati, e in parte esplorati, molti nuovi siti.
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