RODARI
. Famiglia di scultori, provenienti da Maroggia (vicariato di Riva S. Vitale sul Lago di Lugano), operosi in Lombardia e terre finitime sullo scorcio del sec. XV e sugl'inizî del seguente. Tommaso, figlio di Giovanni tagliapietra, è il più notevole rappresentante della famiglia. Si adoprò specialmente per il duomo di Como; nel 1484 lo troviamo ivi addetto quale statuario; nel 1487 fu nominato architetto e ingegnere generale della fabbrica e per essa lavorò fino al 1526. Morto Tommaso, gli succedettero Franchino della Torre di Cernobbio e, nel 1564, Leonardo da Carona, i quali sempre si valsero dei suoi disegni. Nel duomo di Como, Tommaso e i suoi fratelli lasciarono molteplici esempî della loro attività: all'esterno, sovrastano la porta maggiore cinque statue entro nicchie cuspidate; ai lati della porta sono i due podî recanti le statue dei Plinî, che per la leggiadria delle decorazioni rimangono fra le più tipiche creazioni del primo Rinascimento lombardo. Sono poi da ricordare, al centro dell'abside, il bel fregio con motivi di putti e sirene racchiudente una lapide storica e soprattutto le due porte sui fianchi, di cui è famosa quella detta "della rana" (reca i nomi di Tommaso, e del fratello Giacomo). Nell'interno del tempio, su disegno di Tommaso, si diede principio nel 1513 a gettare le fondamenta delle tre cappelle maggiori. Ma già prima di tale data, Tommaso aveva eretto e decorato con statue e rilievi gli altari dell'Addolorata (1489), di S. Lucia (1492) e, con l'aiuto dei fratelli, di S. Apollonia (1493). Dal complesso di queste opere risulta chiaro che l'arte dei R. direttamente deriva dall'Amadeo, di cui però non raggiungono la squisita finezza. Come ben osserva il Venturi, troppo spesso le forme loro presentano aspetti goffi e rusticani. Molte altre sono le opere di Tommaso degne di ricordo. Nel 1514 dà i disegni per la costruzione di S. Pietro in Bellinzona; nel 1515 lavora di architettura e scultura a Morbegno in Valtellina; nel 1519 è operoso per S. Maria di Piazza a Busto Arsizio, e altri suoi lavori lascia a Mendrisio, a Carona e Vicomercate nel luganese, a Lugano (duomo).
Fratelli e collaboratori di Tommaso nei lavori per il duomo di Como furono Bernardino, Donato e Giacomo. Il primo di essi lavorò anche per S. Stefano di Mazzo in Valtellina; il secondo per S. Maria delle Vigne di Genova; il terzo per la parrocchiale di Ponte in Valtellina. Non sappiamo invece qual grado di parentela avesse con Tommaso un Gabriele, che lavora nel 1486 per il duomo di Milano.
Bibl.: Ciuri, Selva di notizie, ecc., della cattedrale di Como, Como 1811; S. Monti, Storia ed arte nell'antica diocesi di Como, ivi 1902; A. Rondani, Origine della famiglia R., La Spezia 1903; F. Malaguzzi-Valeri, G. A. Amadeo, Bergamo 1904, p. 297; A. Venturi, Storia dell'arte, VI, Milano 1908, pp. 926-28; VIII, ii (1924), pagine 593 e 668 segg.; L. Brentani, Nuove opere di Tomaso e Giacomo R., in Emporium, XLIII (1916), pp. 31-38; S. Vigezzi, La scultura lombarda, Milano 1928, pp. 83 e 88-89; P. Bondioli, Arte e storia in S. Maria di Piazza a Busto Arsizio, Busto Arsizio 1931; M. Guidi, Dizionario degli artisti ticinesi, Roma 1932; S. Vigezzi, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVIII, Lipsia 1934.