rococò
Il trionfo della decorazione
Il rococò deve il suo nome a un curioso tipo di decorazione, ispirato alla forma di rocce e conchiglie, usato nelle dimore aristocratiche nella prima metà del Settecento. Il termine descrive l’arte figurativa, l’architettura e lo stile dell’epoca che precede la Rivoluzione francese
Già negli ultimi anni del regno di Luigi XIV, il famoso Re Sole, si afferma in Francia uno stile molto elaborato per la decorazione degli interni e degli esterni delle residenze dei nobili e dello stesso sovrano. Uno stile che si diffonde sempre più dopo la morte del re, durante la Reggenza (cioè il periodo in cui, per la minore età dell’erede, il potere fu assunto da Filippo d’Orléans) e durante il regno di Luigi XV, quando viene abbandonata la severità delle forme dell’epoca di Luigi XIV in nome di una loro maggiore leggerezza e ariosità.
Sono gli anni dell’ancien régime (antico regime), che precede la Rivoluzione francese, durante il quale l’aristocrazia dà fondo alle ricchezze per mantenere un tenore di vita piacevole e lussuoso.
I parchi e i giardini sono dotati di padiglioni, fontane, finte grotte, utilizzate per l’allestimento di spettacoli suggestivi; le pareti delle stanze sono arricchite di pannelli dipinti, di specchi, di sculture preziose e di pitture che raccontano storie gradevoli, spesso di soggetto amoroso. Si prende spunto dall’Oriente per motivi ornamentali esotici, detti cineserie.
Artisti e artigiani si specializzano nella produzione di sovraporte, camini, baldacchini, centrotavola, soprammobili di ogni genere. Sono oggetti fatti di materiali ricercati, fra cui la lacca e la porcellana: è in questo periodo che diventano famose le manifatture di porcellana di Capodimonte (in Italia), Sèvres (Francia), Meissen (Germania).
Il rococò è legato al precedente stile barocco, in cui, ugualmente, le linee curve erano esaltate. Rispetto al barocco, però, il rococò è decisamente più leggero, meno monumentale. In architettura, per esempio, non si applica a grandi edifici rappresentativi, ma a dimore private e di svago.
Altre caratteristiche del rococò sono l’asimmetria, la fantasia esagerata, il capriccio: del resto, ancora oggi, nel linguaggio comune si usa talvolta il termine rococò per indicare un sovrappiù, il prevalere dell’ornamento sulla struttura, sottolineando che una grande perizia artigianale è applicata a qualcosa di non necessario, come appunto un soprammobile.
I grandi artisti del rococò sono decoratori di grande successo, chiamati ad applicare i motivi a conchiglia nelle case dei ricchi committenti.
In pittura i temi trattati rappresentano feste in costume, scene teatrali, storie di divinità come Venere, legate all’amore e alla bellezza. Grandi interpreti di questo stile sono i pittori francesi Antoine Watteau, François Boucher, Honoré Fragonard. Le loro opere ci introducono in un mondo senza tempo, dove figure eleganti si intrattengono in giochi di società, indossando maschere e travestimenti, in giardini pieni di statue e fontane.
Oltre che in Francia, lo stile rococò si ritrova in tutta Europa. In Piemonte è interpretato dall’architetto e scenografo Filippo Juvarra, a Palermo dallo stuccatore Giacomo Serpotta, a Venezia il rococò si esprime anche nell’arte del vetro e del merletto. Nella Germania meridionale è celebre il santuario di Vierzenheiligen, il cui altare sembra essere privo di struttura, costituito di soli elementi decorativi.
Nel Settecento le conchiglie sono collezionate con passione, perché considerate un fenomeno al confine fra la natura e l’arte: con le loro forme regolari ma capricciose sembrano fatte dall’uomo. Anche le rocce sono oggetto di collezionismo, e proprio la parola francese roc sta all’origine del termine rocaille (conglomerato di pietre e conchiglie usato per la costruzione di grotte artificiali) da cui ha origine rococò.
Nella pasticceria napoletana c’è anche un dolce che, per la forma, si chiama ancora oggi rococò.