Hudson, Rock
Nome d'arte di Roy Harold Scherer Jr, attore cinematografico statunitense, nato a Winnetka (Illinois) il 17 novembre 1925 e morto a Los Angeles il 2 ottobre 1985. Grazie all'immagine creata dalla fabbrica promozionale dello studio system, fu il divo più solare e rassicurante della Hollywood degli anni Cinquanta e, con la sua solida costituzione e l'espressione affabile, rappresentò l'archetipo del bravo ragazzo americano. Interpretò per lo più personaggi romantici e affascinanti, incontrando il favore del pubblico in film d'avventura, melodrammi incentrati su complessi rapporti familiari, tormentate storie d'amore e commedie rosa. Tuttavia, dietro la maschera cui si costrinse ad aderire, H. si dimostrò attore intelligente e sensibile, capace di offrire interpretazioni calde e misurate, supplendo a un'espressività piuttosto convenzionale con la forza dell'istinto, della diligenza e dell'ironia.
Conseguito il diploma presso la New Trier High School, lavorò come impiegato postale e, dopo essere stato chiamato alle armi e aver prestato servizio in marina (1944-1946), si trasferì in California dove svolse umili mestieri. Esordì nel cinema, adottando il cognome del patrigno (Fitzgerald), con una piccolissima parte in Fighter squadron (1948; Falchi in picchiata) di Raoul Walsh. Senza una solida preparazione professionale, nel 1949 venne assunto dalla Universal International, che ne plasmò letteralmente il profilo di attore bello e virile: con un nome più incisivo (Rock dalla rocca di Gibilterra, Hudson dal fiume), una voce più profonda grazie a un intervento chirurgico, e un nuovo sorriso, venne sottoposto a un programma intensivo di lezioni di recitazione (con S. Rosenstein), canto, ballo, equitazione e scherma. Dopo avergli assegnato piccoli ruoli di spalla fino a Winchester '73 (1950) diretto da Anthony Mann, lo studio decise di coinvolgerlo nell'ultima grande stagione di western e film d'avventura prodotti a Hollywood: Bend of the river (1952; Là dove scende il fiume) ancora di Mann, Horizons West (1952; Dan il terribile) e Seminole (1953) di Budd Boetticher, Sea devils (1953; Gli sparvieri dello stretto) e Gun fury (1953; Il suo onore gridava vendetta) diretti da Walsh. Conquistato il ruolo da protagonista, in questa prima fase H. si limitò a valorizzare la notevole prestanza, la spavalderia atletica e la simpatia di cui era naturalmente dotato.Fondamentale per la sua carriera fu l'incontro con Douglas Sirk, regista che seppe trovare in lui un'insospettabile gamma di accenti espressivi, sfruttando una serie di segni nascosti ‒ impaccio, tenerezza, impotenza, nevrosi, pathos ‒ inscritti nel corpo e nel temperamento dell'attore. Dopo una prima commedia, Has anybody seen my gal? (1952; Il capitalista) e il debole Taza, son of Cochise (1954; Il figlio di Kociss), H. divenne il protagonista dei fiammeggianti melodrammi di Sirk, a cominciare dal commovente Magnificent obsession (1954; Magnifica ossessione), in cui interpreta uno sfrontato playboy milionario, Bob Merrick, destinato a una mistica redenzione per amore della vedova Helen Phillips (Jane Wyman). Ancora in coppia con Jane Wyman ebbe poi il ruolo del giardiniere in All that heaven allows (1955; Secondo amore), storia di una passione prigioniera dei pregiudizi sociali, mentre in Written on the wind (1956; Come le foglie al vento) offrì, dinanzi al cupio dissolvi di una famiglia di petrolieri, un personaggio smarrito dietro le sue ottuse certezze morali. Ma fu il memorabile ritratto del giornalista protervo e fallito, in The tarnished angels (1957; Il trapezio della vita), a rivelare le sfumature umbratili e ambigue di cui era capace la sua recitazione. Non minore finezza H. dimostrò, conquistando l'unica candidatura all'Oscar della sua carriera, in Giant (1956; Il gigante) di George Stevens, dove, alla furia teatrale di James Dean, riuscì a contrapporre una quieta autorità fatta di sottrazione emotiva e di gesti trattenuti.
Dopo il pretenzioso A farewell to arms (1957; Addio alle armi) di Charles Vidor, H. diede inizio a una terza fase della sua carriera, in cui interpretò prevalentemente commedie rosa e leggere, spesso in coppia con Doris Day o Gina Lollobrigida: Pillow talk (1959; Il letto racconta…) di Michael Gordon; Come September (1961; Torna a settembre) di Robert Mulligan; Lover come back (1961; Amore ritorna) di Delbert Mann; Strange bedfellows (1965; Strani compagni di letto) di Melvin Frank. Si tratta di film frivoli e di facile successo, che tuttavia gli offrirono l'opportunità di esplorare la sua vena brillante e di ironizzare amabilmente sul suo machismo esteriore: si pensi in particolare alla squisita e tagliente interpretazione di Man's favorite sport (1964; Lo sport preferito dell'uomo) diretto da Howard Hawks. Tra gli ultimi ruoli drammatici da lui interpretati, merita considerazione quello splendido ed emblematico di Seconds (1966; Operazione diabolica) diretto da John Frankenheimer, in cui, uomo d'affari insoddisfatto, cade nella trappola tesagli da un'organizzazione che gli aveva offerto una nuova identità.
Quando, alla fine degli anni Sessanta, il suo personaggio cominciò ad apparire ormai superato, H. avviò una felice carriera televisiva, culminata nelle serie McMillan and wife (1971-1976), The Devlin connection (1982) e Dinasty (1984-85). Uomo schivo e geloso della sua vita privata, tornò a commuovere il pubblico quando decise di rivelare, insieme alla propria omosessualità, la malattia (AIDS) che lo avrebbe portato alla morte. Postuma uscì l'autobiografia, scritta insieme a S. Davidson, Rock Hudson: his story (1986; trad. it. 1986).
J. Friedman, Rock Hudson, the story of a giant, Cresskill (NJ) 1985; M. Bego, Rock Hudson. Public and private: an unauthorized biography, New York 1986; B.S. Royce, Rock Hudson: a bio-bibliography, Westport (CT) 1995.