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JEMMA, Rocco

di Italo Farnetani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 62 (2004)
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JEMMA, Rocco

Italo Farnetani

Nacque a Laureana di Borrello, in Calabria, il 16 ag. 1866 da Giuseppe e da Adelaide Corcione.

Terminati gli studi secondari, lo J., anziché avviarsi alle discipline giuridiche assecondando le aspettative dei famigliari (il padre era magistrato), si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Napoli, ove, negli ultimi anni del corso, fu allievo interno presso la 1ª cattedra di clinica medica diretta da E. De Renzi e frequentò il laboratorio di batteriologia. Nacque in quel periodo l'interesse per l'infettivologia che avrebbe rappresentato, durante tutta la sua vita di studioso, il settore di ricerca privilegiato. Laureatosi con il massimo dei voti e la lode nel 1891 (la tesi, Sull'azione battericida del sangue di coniglio, fu pubblicata in Rivista clinica e terapeutica, XIII [1891], pp. 483-492), decise di orientarsi verso l'approfondimento della clinica medica: si trasferì allora a Genova, presso la cattedra di clinica medica universitaria diretta da E. Maragliano, ove nel 1892 fu nominato assistente. Nel capoluogo ligure prestò anche servizio negli ospedali civili, dapprima come assistente e dal 1895 in qualità di aiuto, e frequentò i laboratori di igiene e di chimica.

Nel periodo di attività presso la clinica medica genovese lo J. si dedicò allo studio di argomenti inerenti alla patologia infettiva (Ricerche sull'azione battericida del sangue umano, in Arch. italiano di clinica medica (Rivista clinica), XXXIII [1894], pp. 54-65; Ricerche sulla siero-diagnosi nel tifo addominale, in Gazz. degli ospedali e delle cliniche, XVII [1896], pp. 1065-1067): in questo settore particolarmente importante fu il suo contributo all'impiego a scopo diagnostico e terapeutico della puntura lombare, introdotta pochi anni prima, nel 1891, da W.E. Wynter e H.I. Quincke, che tra i primissimi praticò in Italia (Sul valore diagnostico e terapeutico della puntura lombare, in Arch. italiano di clinica medica (Rivista clinica), XXXV [1896], pp. 551-595, in collab. con O. Bruno; Un caso di guarigione di meningite cerebro-spinale da diplococco di Fraenkel, in Gazzetta degli ospedali e delle cliniche, XVII [1896], pp. 412 s.; Meningite da streptococco secondaria ad erisipela facciale [Contributo al valore diagnostico della puntura lombare], ibid., pp. 702 s.; Un caso di guarigione di meningite cerebro-spinale da diplococco di Fraenkel; contributo al valore diagnostico e terapeutico della puntura lombare, in Cronaca della Clinica medica di Genova, IV [1896-97], pp. 38-41; Meningite da bacillo di Eberth nel corso di una febbre tifoide; guarigione [Contributo al valore diagnostico della puntura lombare], in Gazz. degli ospedali e delle cliniche, XVIII [1897], pp. 1575-1577).

Conseguita nel 1897 la libera docenza in patologia speciale medica dimostrativa, lo J., su invito di Maragliano, si recò a Parigi a frequentare la clinica di J.-J. Grancher, il pediatra grande studioso della tubercolosi infantile, e a seguire i corsi dei pediatri V.-H. Hutinel e J.-B.-A. Marfan: fu allora che nacque il suo interesse per lo studio delle malattie dei bambini e maturò la sua decisione di dedicarsi completamente alla clinica pediatrica. Tornato in Italia, nel 1900 conseguì la libera docenza in patologia e clinica pediatrica e assunse la direzione della sezione pediatrica istituita in quello stesso anno da Maragliano, un reparto di soli dodici letti nel contesto della clinica medica. Ottenuto dal maestro l'incarico dell'insegnamento del corso pareggiato di clinica pediatrica per l'anno 1900-01, nel 1901 concorse per il titolo di professore straordinario di clinica pediatrica presso l'Università di Padova, conseguendo l'idoneità. Dal 1902, infine, tenne per incarico ministeriale il corso pareggiato di clinica pediatrica all'Università di Genova.

Pubblicò numerosi lavori riguardanti soprattutto l'alimentazione dei bambini e argomenti di patologia, in modo particolare infettiva, dell'infanzia. Si ricordano qui, oltre la monografia L'allattamento artificiale (Firenze 1900, recante come introduzione una lettera inviatagli da Parigi dal Marfan in data 25 maggio 1900, pp. V s.), gli articoli: Recherches sur l'action pathogène des microbes du lait désignés sous les noms de ferments de la caséine ou bactéries protéolytiques, in Revue mensuelle des maladies de l'enfance, XVIII (1900), pp. 20-30; Contributo alla patogenesi delle gastro-enteriti dei bambini lattanti, in Clinica moderna, VII (1901), pp. 138-144, in collab. con R. Figari; Febbre ganglionare dovuta a pneumococco, in Boll. della R. Accademia medica di Genova, XVI (1901), pp. 42-46; Sulle turbe di ricambio nell'amilodosi infantile, ibid., pp. 99-110; Meningite tubercolare a lungo decorso, ibid., XVIII (1903), pp. 66-74 e in Cronaca della Clinica medica di Genova, IX (1903), pp. 104-111; Sui fermenti solubili del latte e sulla loro importanza nell'allattamento artificiale, in La Pediatria, XI (1903), pp. 129-144; Gangrena primitiva del faringe, ibid., pp. 273-282, e in Annali di laringologia, otologia, rinologia, faringologia, IV (1903), pp. 20-31; Sopra un nuovo mezzo di ricerca del bacillo tubercolare nel liquido cefalo-rachidiano, in Riv. di clinica pediatrica, I (1903), pp. 387-392.

Vinto il concorso per la cattedra di clinica pediatrica dell'Università di Palermo, istituita proprio in quell'anno, nel 1903 lo J. si trasferì nel capoluogo siciliano: qui lo accolse e lo introdusse negli ambienti culturali e nell'elitaria società locale l'amico I. Florio jr., che gli era particolarmente grato per le cure prestate alla propria figlia Igea. L'Università di Palermo non disponeva di alcuna struttura autonoma per lo svolgimento dell'attività clinica, scientifica e didattica della pediatria, e fu merito dello J. l'aver realizzato in circa tre anni una clinica fornita di locali per la degenza e la ricerca e di attrezzati laboratori, giudicata a quel tempo un vero modello per la specialità (La clinica pediatrica e i nuovi locali dell'ospedale dei bambini. Discorsi pronunziati per l'inaugurazione della R. Clinica pediatrica di Palermo 27 apr. 1908, Palermo 1908).

Proseguiva intanto l'attività scientifica dello J.: autore di interessanti ricerche sulle anemie e sulle forme tubercolari dell'infanzia, pubblicò numerosi lavori (Sull'immunizzazione tubercolare per mezzo del latte di vacche immunizzate, in LaPediatria, XII [1904], pp. 793-807; Cura delle anemie infantili, in Atti del V Congresso pediatrico nazionale… 1905, Roma 1905, pp. 155-170; Ricerca del bacillo della tubercolosi nel sangue circolante, ibid., pp. 100 s.; Ricerche sperimentali sulla trasmissione della tubercolosi per mezzo del latte, ibid., pp. 102 s.; Sulla meningite tubercolare a forma sonnolenta nei bambini lattanti, in LaPediatria, XIV [1906], pp. 658-668; Sulla guaribilità della meningite tubercolare, ibid., XV [1907], pp. 847-851; Tubercolosi latente a forma florida nei bambini, in Atti del VI Congresso pediatrico italiano… 1907, Padova 1907, pp. 1158-1160).

L'attenzione dello J. andava nel frattempo concentrandosi su una malattia diffusa nel bacino del Mediterraneo tra i bambini al disotto dei quattro anni di età, endemica in Sicilia, di cui aveva già avuto occasione di osservare due casi a Genova (Contributo allo studio dell'anemia splenica infantile, in La Clinica medica italiana, XL [1901], pp. 212-224) e della quale non era ancora stata accertata l'eziologia, nota come anemia splenica o pseudoleucemia infantile. Dopo che G. Pianese nel 1905 poté dimostrare l'identificabilità degli inclusi endocellulari da lui osservati nel fegato, nella milza e nel midollo osseo di soggetti malati col microrganismo individuato due anni prima dai tropicalisti britannici W.B. Leishman e C. Donovan come responsabile del kala-azàr indiano, apparve chiaro che la malattia era in realtà una parassitosi provocata da un protozoo del genere Leishmania, che C.J.H. Nicolle denominò Leishmania infantum; la lunga serie di studi clinici e sperimentali sull'argomento intrapresa dallo J. e dai suoi allievi contribuì a recare un contributo decisivo alla caratterizzazione etiologica, epidemiologica, anatomopatologica e clinica e alla sistemazione nosografica di quella che fu poi definitivamente designata come forma mediterranea della leishmaniosi viscerale (Sopra un caso di anemia splenica infantile da corpi di Leishman osservato a Palermo, in Il Policlinico, sez. pratica, XVI [1909], pp. 1381-1384; Sull'anemia splenica infantile da parassiti di Leishman (kala-azar?), in Gazz. di medicina e chirurgia, IX [1910], pp. 117-120; Infezione sperimentale da "Leishmania infantum" nei cani, in La Pediatria, XVIII [1910], pp. 241-252, in collab. con G. Di Cristina - S. Cannata; Sull'anemia da Leishmania nei bambini, in Annali di clinica medica, I [1910], pp. 467-556, in collab. con G. Di Cristina; Ueber infantile Milzanämie durch Leishman'sche Parasiten (Kala-azar), in Deutsches Archiv für klinische Medizin, C [1910], pp. 466-486; Experimentelle Infektion mit "Leishmania infantum" bei Hunden, in Zentralblatt für Bakteriologie, Parasitenkunde und Infektionskrankheiten, Abt. 1, LVII [1911], pp. 59-68, in collab. con G. Di Cristina - S. Cannata; Ueber die Leishmania-Anämie der Kinder, ibid., LIX [1911], pp. 109-177, in collab. con G. Di Cristina; Considerazioni sopra sessantatré casi di anemia da Leishmania osservati nella clinica pediatrica di Palermo, in La Riforma medica, XXVIII [1912], pp. 925-930; Anemia da Leishmania nei bambini, in Atti del Congresso pediatrico italiano 1911, Palermo 1912, VII, pp. 157-237. Si veda anche Leishmaniosi viscerale, in Trattato italiano di medicina interna diretto da P. Introzzi, IV, Venezia-Roma 1965, pp. 1032 s.; A. Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, II, Torino 1974, pp. 1415 s.; N. Latronico, Storia della pediatria, Torino, 1977, p. 529). Proseguendo questo filone di ricerche, due allievi dello J., G. Di Cristina e G. Caronia, avrebbero messo a punto nel 1914 uno schema di terapia specifica della leishmaniosi viscerale basato sulla somministrazione endovenosa di antimonio sotto forma di tartaro stibiato.

Nel 1913 lo J. fu chiamato a succedere a F. Fede nella direzione della cattedra di clinica pediatrica di Napoli: assunto il nuovo incarico, provvide anzitutto a riorganizzare e a rendere più efficienti i locali della clinica, quindi si dedicò interamente all'attività didattica ampliando e consolidando il nucleo della "Scuola Rocco Jemma", già costituito a Palermo, nella quale si sarebbero formati illustri pediatri destinati a divenire, a loro volta, brillanti cattedratici e caposcuola, come Di Cristina, Caronia, S. Cannata, S. Maggiore, L. Auricchio, I. Nasso, A. Laurinsich.

Molto impegnato nella vita universitaria, egli proseguì comunque nelle sue ricerche, occupandosi di numerosi aspetti della patologia infantile e recando nuovi contributi alla conoscenza della leishmaniosi viscerale mediterranea (Anemia da Leishmania, in LaPediatria, XXI [1913], pp. 1-43; Sul morbo di Barlow, ibid., pp. 561-572; L'anémie par Leishmania, in Archives de médecine des enfants, XVI [1913], pp. 721-766; Brevi considerazioni su 110 casi di leishmaniosi infantile, in La Pediatria, XXII [1914], pp. 81-94; Meningite meningococcica nei lattanti e sieroterapia antimeningococcica, ibid., XXIII [1915], pp. 753-767; La cura specifica della leishmaniosi nei bambini, ibid., XXIV [1916], pp. 1-5, anche in Folia medica, I [1915], pp. 927-932, e in Atti della R. Accademia medico chirurgica di Napoli, LXIX [1915], pp. 151-155; Sull'ascesso del fegato, in LaPediatria, XXV [1917], pp. 129-139; Breve nota storica sull'introduzione dell'antimonio nella terapia della leishmaniosi interna, ibid., pp. 705-712; Sul linfogranuloma maligno, ibid., XXVI [1918], pp. 513-523; Infezioni settiche delle vie urinarie dei bambini, in La Riforma medica, XXXVI [1920], pp. 1021-1024; Due tumori renali, in una bambina di 12 mesi, di difficile diagnosi. Sarcoma del rene o rene policistico?, in Studium. Rivista di scienza medica, XII [1922], pp. 33-41, in collab. con A. Cardarelli; Leishmaniosi infantum (Innere Leishmaniose, Leishman'sche Anämie, Kala-azar), in Ergebnisse der inneren Medizin und Kinderheilkunde, XXIII [1923], pp. 595-647; Considerazioni sulla diagnosi e sulla terapia della leishmaniosi infantile, in LaPediatria, XXXI [1923], pp. 633-640; La diffusione del morbo di Heine-Medin a Napoli e dintorni, ibid., XXXII [1924], pp. 1-7; À propos du Kala-azar infantile dans la région méditerranéenne, in Paris médical, LIII [1924], pp. 155-159; La diagnosi dell'infezione tifoide nel bambino, in Pensiero medico, XIV [1925], pp. 17-19; L'infezione tetanica, in Rinascenza medica, V [1928], pp. 225-229; Sulla endemia di leishmaniosi infantile in Italia, in LaPediatria, XXXVII [1929], pp. 113-118; La leishmaniosi nei bambini, in La Riforma medica, XLVI [1930], pp. 1939-1943; Sur l'épidémiologie de la leishmaniosis infantum, in Acta paediatrica, XI [1930], pp. 550-555; Tubercolosi dell'infanzia, in Trattato della tubercolosi. Diretto dal prof. L. Devoto, Milano 1931, pp. 229-345; Klinische Feststellungen über die Malaria der Kinder, in Archiv für Kinderheilkunde, XCV [1932], pp. 227-241; La profilassi antitubercolare post-natale, in La Pediatria, XLVI [1938], pp. 1-17). Tra le varie pubblicazioni dello J. vanno ancora ricordate la direzione della traduzione italiana della seconda edizione del trattato Handbuch der Kinderheilkunde di M. von Pfaundler - A. Schlossmann, Leipzig 1910-12, edita a Milano con il titolo Trattato di pediatria per i medici pratici tra il 1913 e il 1916, in collab. con C. Comba, nel quale inserì il capitolo Leishmaniosi dei bambini (II, pp. 537-653); la monografia Disfunzioni vitaminiche nella patogenesi del rachitismo, Milano 1929; il Trattato di pediatria (Milano 1933, in collab. con C. Comba) nel quale redasse i capitoli Leishmaniosi infantile e La sifilide congenita (III, pp. 260-301, 549-618); e il Manuale di pediatria (Milano 1933 e successive edizioni), che per lungo tempo è stato considerato il testo base della clinica pediatrica in molte università italiane.

Nell'Università di Napoli lo J. fu preside di facoltà negli anni accademici dal 1920-21 al 1929-30, a eccezione del 1921-22, 1925-26 e 1926-27; lasciato l'insegnamento per raggiunti limiti di età nel 1936, fu nominato professore emerito. Nell'XI Congresso pediatrico nazionale del 1924 fu eletto presidente della Società italiana di pediatria e mantenne la carica fino al 1929: in tale periodo organizzò il XII Congresso pediatrico nazionale che si tenne a Napoli nel 1927. Relatore ufficiale per l'Italia alla VI Conferenza internazionale contro la tubercolosi tenutasi in Roma nel 1928, svolse il tema La diagnosi della tubercolosi nell'età infantile (Roma 1928). Nel 1928 collaborò all'istituzione del Consiglio nazionale delle ricerche, che rappresentò ufficialmente nel 1932 all'VIII Conferenza internazionale contro la tubercolosi dell'Aia e nel 1933 al III Congresso internazionale di pediatria di Londra, ove fu presidente della delegazione italiana e svolse la relazione Protezione ed assistenza della maternità e dell'infanzia in Italia secondo le più recenti direttive, pubblicata a Napoli nel 1935. Presidente generale della Società medico-chirurgica calabrese dal 1931 al 1943, nel 1940, in occasione del XVII Congresso nazionale di pediatria di Napoli, fu nuovamente eletto presidente della Società italiana di pediatria; scaduto il suo mandato, si adoperò affinché fosse varato un nuovo statuto che sostituisse il precedente, modificato durante il regime fascista: a tale scopo riuscì a convocare una assemblea straordinaria a Napoli nel 1946, in occasione della quale fu nuovamente eletto presidente della Società e confermato nel XVIII Congresso nazionale di pediatria svoltosi a Pisa nel 1947. Membro di numerose società scientifiche italiane e straniere, fu vicepresidente della Società internazionale di pediatria e membro del I Consiglio centrale dell'Opera nazionale maternità e infanzia. Condirettore con Fede del periodico La Pediatria dal 1911, ne divenne unico direttore nel 1913.

Lo J. partecipò anche attivamente alla vita pubblica: a Palermo fu incaricato nel 1908 della direzione dei servizi sanitari e assistenziali in favore dei profughi del terremoto calabro-siculo e, nominato assessore all'igiene e alla sanità pubblica, riorganizzò i servizi sanitari cittadini; iscrittosi al partito fascista nel 1922, uno tra i primi professori ad avervi aderito, nel 1924 fece parte del gruppo dei commissari preposti all'amministrazione straordinaria del Fascio di Napoli; presidente regionale della Croce rossa italiana, durante la seconda guerra mondiale si impegnò a fondo per soccorrere le vittime della guerra, esponendosi personalmente in occasione dei bombardamenti di Napoli. Non gli mancarono riconoscimenti e onorificenze: nel 1933 si svolsero a Napoli le onoranze per il suo XXX anno di insegnamento, e furono pubblicati a Napoli, per cura di I. Nasso - E. Schwartz, gli Scritti medici in onore di R. J. nel XXX anno di insegnamento; fu cavaliere del S.M. Ordine di Malta ed ebbe la medaglia d'oro di benemerenza della presidenza centrale della Croce rossa italiana.

Lo J. morì a Napoli il 24 marzo 1949.

Dal suo matrimonio con la genovese Elisa Cassanello aveva avuto i figli Giuseppe, che fu aiuto ortopedico presso l'Università di Napoli, e Bianca, che sposò l'industriale del legno C. Foà.

Fonti e Bibl.: Notizie fornite dai famigliari. Necr. in Acta medica Italica, IV (1949), p. 111; in American Journal of diseases of children, LXXVIII (1949), p. 605; in Arch. italiano di pediatria e puericoltura, XIII (1949), pp. 131-133; in Clinica pediatrica, XXXI (1949), pp. 193-196; in Lotta contro la tubercolosi, XIX (1949), pp. 610-612; in La Pediatria, LVII (1949), pp. 153-159; in Il Policlinico, sez. pratica, LVI (1949), pp. 590 s.; in Il Lattante, XX (1949), pp. 193 s.; in Revista cubana de pediatría, XXI (1949), pp. 485 s., in Riv. di clinica pediatrica, XLVII (1949), p. 337; in Il Policlinico, sez. pratica, LVII (1950), pp. 537 s.; Onoranze alla memoria di R. J., in La Pediatria, LVIII (1950), pp. 261-286; J. R., ibid., XLII (1934), pp. 681-802 (contiene notizie biografiche, sull'attività didattica e scientifica e l'elenco delle pubblicazioni); I. Loschiavo Prete - A. Orso - U. Verzi Borgese, Poeti e scrittori, I, Soveria Mannelli 1986, p. 294; R. Bulgarelli, La pediatria italiana fra cronaca e storia, in Riv. italiana di pediatria, XVII (1991), suppl. 3, pp. 3 s.; XIX (1993), suppl. 2, pp. 5-9; M.R. Bacchini, La letteratura pediatrica a Napoli: "La Pediatria", in Pediatria oggi medica e chirurgica, XVI (1996), pp. 255-258; M.R. Bacchini - A. Iorio, La medicina a Napoli tra '800 e '900, Napoli 1999, pp. 61 s.; G. Maggioni, Storia della Società italiana di pediatria nel suo centenario (1898-1998), in Riv. italiana di pediatria, XXVI (2000), suppl. 4, p. 8; Id., Congressi nazionali con titoli delle relazioni, ibid., pp. 13 s.; Id., Presidenti della Società italiana di pediatria (1898-2000), ibid., p. 22; I. Fischer, Biogr. Lexikon der hervorragenden Ärzte…, I, p. 708; Enc. Italiana, App. III, I, pp. 840 s.

Vedi anche
Palermo Comune della Sicilia (158,9 km2 con 663.173 ab. nel 2008), capoluogo di provincia e di regione, situato sulla costa nord-occidentale dell’isola, all’interno dell’omonimo golfo; si estende nella breve pianura detta Conca d’Oro, dominata a N dal Monte Pellegrino. ● Il nucleo originario di Palermo sorse ... Genova Comune della Liguria (238,8 km2 con 610.887 ab. nel 2008), capoluogo di provincia e della regione. Sorge nel punto più interno dell’arco litoraneo ligure a ridosso dell’Appennino, dove questo si deprime e si apre in una serie di agevoli valichi che collegano la costa con il retroterra padano. Genova ... Torino Comune del Piemonte (130,2 km2 con 908.263 ab. nel 2008), capoluogo di provincia e di regione. Sorge alla confluenza della Dora Riparia con il Po, in un’area alluvionale (239 m s.l.m.) compresa fra l’anfiteatro morenico di Rivoli e una serie di colline situate a oriente (fra cui, la collina di Superga). ... Roma Città del Lazio, capitale della Repubblica Italiana; capoluogo di regione e di provincia (Comune di 1307,7 km2 con 2.718.768 ab. nel 2008). ● Il problema dell’etimologia del nome di Roma si era presentato già alla mente degli antichi, ma le soluzioni da essi offerte non reggono alla critica scientifica. ...
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Vocabolario
ròcco
rocco ròcco s. m. [dal persiano rōkh, propr. «cammello con una torre munita di arcieri»] (pl. -chi). – 1. ant. Nome con cui s’indicò la torre del gioco degli scacchi; ne resta ricordo in arrocco, mentre è ancora in uso nella terminologia...
ròccia
roccia ròccia s. f. [dal fr. roche, che ha lo stesso etimo dell’ital. ròcca] (pl. -ce). – 1. In geologia: a. Aggregato formato da una (r. omogenea) o più specie (r. eterogenea) di minerali che, in masse più o meno potenti, costituiscono...
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