ROCCA SAN FELICE
Santuario di mefite. - Comune della provincia di Avellino nel territorio del quale, nella valle dell'Ansanto, trovasi un cratere semispento ed un laghetto ribollente con sorgenti solforose ed esalazioni mefitiche, che fu celebre nell'antichità (Verg., Aen., vii, 562; Cic., De divin., i, 36, 79), perchè vi era localizzato un culto che Plinio (Nat. hist., ii, 97, 207-208), esplicitamente ricollega alla dea Mefite.
Il santuario, esplorato tra difficoltà quasi insormontabili a causa del terreno melmoso e delle esalazioni solforose nel '700 ed in questi ultimi anni, ha dato una serie notevole di oggetti votivi e di monete. Queste ultime ci consentono di inquadrare i limiti cronologici del santuario, il quale anche se ebbe vita piuttosto lunga, per lo meno dal VI sec. a. C. sino al II d. C., ebbe il periodo di maggiore splendore nel IV-III secolo. Nello stesso tempo, l'esame condotto sulle numerose monete rinvenute ci chiarisce che la vita del santuario fu soprattutto in funzione delle popolazioni della Campania, compresa la piana del Sele, e dell'Apulia, e ciò è comprensibile, avendo avuto l'Irpinia, anche in età precedenti, funzioni mediatrici tra l'Adriatico ed il Tirreno. Pertanto la posizione geografica e, molto probabilmente, l'origine stessa del culto della Mefite fecero sì che il santuario avesse un carattere tipicamente italico: ciò è confermato dai numerosi reperti.
L'ambiente umido e solfureo non ha consentito una conservazione sempre buona delle numerose terrecotte votive e dei metalli, consentendo, in cambio, una buona conservazione delle sostanze organiche e, quindi, di un interessante gruppo di statuette lignee. Terrecotte votive figurate, bronzetti, figure scolpite nel legno mostrano due atteggiamenti diversi. Un primo atteggiamento nel quale, anche se per lo più sommariamente inteso e malamente espresso, l'apporto culturale artistico greco è chiaramente presente: ne sono partecipi gli oggetti databili dagli ultimissimi anni del V sino ai primi del II sec., e tra questi i prodotti di più alta datazione, sino alla fine del IV sec., anche se presentano una solidità ed una coerenza nella struttura dell'immagine derivata dal gusto artistico greco ormai presente, si ricollegano per chiare ragioni iconografiche all'ambiente italico, ambiente che si stempera e poi scompare nei prodotti di età ellenistica privi di carattere e di significato peculiare. Ciò, trasportato su di un piano storico, ci consente di puntualizzare che l'influenza delle città greche dell'Italia meridionale è sentito in Irpinia solo alla fine del V sec. e di avanzare la fondata ipotesi che l'elemento che agì da mediatore fu quello lucano.
Un particolare interesse presenta il secondo atteggiamento, quello nel quale il modesto artigiano si esprime libero di qualsiasi conoscenza, anche se mediata, del gusto artistico greco, e ne sono partecipi prodotti che vanno pertanto datati in età precedente agli ultimi anni del V sec., salvo esemplari ritardati che possono eventualmente scendere ad età più bassa. La scultura, tutta di limitato valore artistico, ma di notevole valore storico, è resa con soluzioni rigorosamente planimetriche, tali che le stesse teste delle statuette lignee, che formano il nucleo di maggiore interesse, sono espresse mediante un unico piano, quello del volto, senza neppure un tentativo di realizzare, attraverso piani successivi e raccordati, una resa plastica. Questa assenza di ogni attenzione ed interesse verso valori plastici, questa visione volutamente planimetrica che è propria anche dell'ambiente campano, in Irpinia si esaspera attraverso una definizione geometrica dei piani che a noi sembra riportarci all'ambiente adriatico, con un accostamento ambientale non smentito dal quadro generale e reso più valido dalla considerazione che le ambre lavorate con figurazione umana provenienti dal santuario della Mefite sono di chiara estrazione picena e offrono, entro limiti sia pure definiti, interessanti confronti con le stesse teste delle statuette lignee.
Bibl.: V. M. Santoli, De Mephiti et vallibus Anxanti libri tres, Napoli 1783; A. Stazio, L'apporto delle monete ad un problema di archeologia: il Santuario della mefite nella valle d'Ansanto, in Annali dell'Ist. It. di Numismatica, I, 1954, p. 25 ss.; G. O. Onorato, La ricerca archeologica in Irpinia, Avellino 1960, p. 32-35.