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SANSEVERINO, Roberto

di Michèle Benaiteau - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 90 (2017)
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SANSEVERINO, Roberto

Michèle Benaiteau

– Nacque a Salerno il 1° maggio 1485 da Antonello, secondo principe di Salerno, e da Costanza da Montefeltro, figlia di Federico da Montefeltro duca d’Urbino.Fu battezzato il 29 maggio.

La famiglia apparteneva a uno dei lignaggi più potenti del partito angioino e non meraviglia che alla corte di Luigi XI di Francia corresse voce che il concepimento di Roberto fosse dovuto all’intercessione delle preghiere del frate Francesco di Paola (già insediato in Francia).

Il 1485 fu l’anno della congiura dei baroni contro il re di Napoli, Ferdinando I d’Aragona. La breve vita di Sanseverino fu condizionata dal ruolo preponderante svolto dal padre Antonello, così come da tutta la casa Sanseverino nella congiura. Il ribelle Antonello, dopo un primo accordo con il re aragonese, nel 1487 tradì nuovamente Ferdinando e dovette riparare in Francia, mentre la moglie si allontanò dal Regno. Roberto, dal 12 giugno 1487, fu tenuto in ostaggio a Napoli in castel Nuovo, dove, il 4 luglio 1487, fu raggiunto da molti esponenti del suo lignaggio, fra cui la bisnonna Giovanna. Per il loro alto rango furono messe a disposizione cinque donne di servizio. Sanseverino venne liberato su iniziativa dello stesso re aragonese solo l’8 marzo 1495 e gli fu consentito di riunirsi al padre Antonello, quando questi, in servizio sulla flotta di Carlo VIII di Francia, raggiunse il re cristianissimo a Napoli il 7 marzo.

Antonello tuttavia non si staccò dalla parte francese e un gran banchetto, il 7 aprile 1495, segnò la promessa di matrimonio tra Roberto e la figlia del duca di Montpensier, Gilbert di Borbone, gran giustiziere a Napoli per Carlo VIII. Secondo Pasquale Natella (1980, p. 130), da questo momento Roberto seguì il padre in tutte le sue campagne militari contro gli aragonesi. Tra il 4 e il 5 ottobre 1495, presero il mare per Salerno diretti verso Gaeta, per andare poi a combattere in vari luoghi dell’interno del Regno, finché i due re non vennero a patti (25 giugno 1496). Il piccolo Roberto ritornato con il padre a Napoli per partecipare ai funerali del re Ferdinando II, fu di nuovo oggetto di trattative matrimoniali. Il re Federico d’Aragona tentò di ingraziarsi Antonello con la proposta di dare in sposa a Roberto sua figlia Carlotta. Ma Antonello rimase fedele al re di Francia e, dai suoi feudi in provincia di Salerno, tentò di resistere alle truppe dell’aragonese. Sconfitto nel dicembre del 1497, riparò con il figlio a Senigallia da suo cognato Giovanni Della Rovere, allora prefetto di Roma. Nel maggio del 1498 il giovane, insieme con la zia materna, raggiunse il padre a Venezia, dove erano in corso trattative per una lega con la Francia. La morte del padre il 27 gennaio 1499 mise Sanseverino, appena quattordicenne, nella situazione di un principe decaduto, la cui speranza di riscossa dipendeva da una vittoria dei francesi. Fece informare il Senato di Venezia dal suo segretario della promessa, fatta sul letto di morte del padre, di essere fedele alla Repubblica, ormai alleata di Luigi XII.

La perdita dei possessi nel Regno non lasciò Sanseverino completamente senza mezzi, perché il padre nella resa aveva pattuito di conservare i suoi beni mobili, l’oro, l’argento e anche i cavalli, merce preziosissima in tempo di guerra. Soprattutto, Sanseverino beneficiava del sostegno della parentela ancora potente e solidale tra Milano, Roma e il Regno, protetto in particolare dal Sanseverino principe di Bisignano e dalla sua parentela materna. Nel marzo del 1499, il prefetto di Roma lo raccomandò alla Signoria di Venezia, dove si recò di nuovo, poi andò a Milano, Roma e Urbino, città dove vivevano parenti autorevoli. Dopo avere ricevuto notizie dalla Francia che gli facevano ben sperare di potere essere reintegrato nei suoi stati e nell’ufficio di gran ammiraglio, nel gennaio del 1501 si recò alla corte del re Luigi XII.

Fece ritorno nel Regno di Napoli nel giugno del 1501 quando, insieme con altri giovani alle prime esperienze militari, per esempio Luigi di Borbone, nuovo duca di Montpensier, raggiunse l’esercito francese a San Germano. A luglio, si impegnò per cacciare le forze aragonesi dai ‘suoi feudi’ di San Severino e di Salerno e ci riuscì. Nel maggio del 1502, Luigi XII gli concesse il privilegio per tutti i feudi avuti dal padre. Ma la pace tra Spagna e Francia fu presto rotta e nell’estate del 1502 il gran capitano Consalvo di Cordova riprese Nocera, San Severino e Salerno. Sanseverino, insieme con il cugino Berardino Sanseverino, principe di Bisignano, e il principe di Rossano, Giovan Battista Marzano (1459-1508), il quale rivendicava il possesso del feudo e del titolo tolto alla sua famiglia e passato a Isabella d’Aragona, continuò la lotta in Calabria fino a una rotta definitiva a Nicotera (fine del 1502). Tuttavia restò a combattere al soldo del re di Francia sotto la guida di Louis d’Armagnac, duca di Nemours. Probabilmente ferito nella battaglia di Cerignola (28 aprile 1503), in seguito cercò di raggiungere la flotta francese a Gaeta, ma gli fu impedito nel maggio del 1503 da Ettore Ferramosca. Il gran capitano Cordova, entrato allora a Napoli, prese alloggio nel palazzo dei principi di Salerno (attuale sito della chiesa del Gesù Nuovo) mentre i beni di Sanseverino erano messi all’asta. Sanseverino partecipò ancora all’ultimo scontro tra i contendenti presso il Garigliano (ottobre-novembre del 1503).

Probabilmente non accompagnò subito il cugino Berardino in Francia se, in una lettera datata 21 gennaio 1504 da Lione, Luigi XII lo assicurò che si sarebbe ricordato di lui in pace come in guerra. Infatti, i trattati di Blois tra il Cattolico e il re di Francia, nel promettere un vasto indulto nei confronti dei baroni filoangioini, inclusero il principe di Salerno. Alla fine del 1504, o all’inizio del 1505, era sicuramente in Francia, mentre i negoziati tra Ferdinando il Cattolico e Luigi XII combinavano le seconde nozze del primo con la principessa francese Germaine de Foix. Sanseverino, con altri fuorusciti napoletani, scortò quest’ultima in Spagna giungendovi nell’aprile del 1506. Il 25 maggio 1506, ricevette dal re Ferdinando il Cattolico il privilegio ufficiale di restituzione dei suoi beni e titoli, compresa parte dell’eredità del conte di Capaccio, Giovan Francesco Sanseverino. Fu ben visto dal genero del re Cattolico, Filippo di Asburgo, allora reggente di Castiglia. In Spagna, Sanseverino sposò Marina d’Aragona, figlia di Alfonso duca di Villahermosa, fratello naturale del re Ferdinando. Ritornato quindi a Napoli come grande principe imparentato con gli aragonesi, poté riprendere il fastoso palazzo Sanseverino, dove ospitò Beatrice d’Aragona, regina vedova d’Ungheria. Procurò la galera sulla quale Ferdinando il Cattolico arrivò nel Regno a Gaeta e fu presente alla cerimonia dell’entrata reale a Napoli il 1° novembre 1506. Ai primi del 1507 nacque suo figlio Ferrante (con il quale si estinse la linea diretta dei Sanseverino di Marsico).

Desideroso di ridare prestigio all’antica Schola di Salerno, nell’autunno del 1507 fece venire Agostino Nifo a insegnarvi. Nel 1508 gli nacque una figlia, Giovanna, che morì in fasce. Una seconda figlia, Laura, nacque postuma nel 1509.

Morì il 2 novembre 1508 ad Agropoli e venne sepolto a Salerno.

La moglie fu committente del gruppo Il compianto di Cristo attribuito a Giovanni da Nola (1510-12) nella chiesa di S. Maria della Pietà di Teggiano, dove una tradizione – in realtà priva di ogni fondamento filologico – vuole che i tratti del viso di Sanseverino siano ricordati nella statua lignea di s. Giuseppe d’Arimatea.

Fonti e Bibl.: Giornali di Passero cittadino napoletano..., Napoli 1785, pp. 45-156; Cronica di Napoli di Notar Giacomo, a cura di P. Garzilli, Napoli 1847, pp. 155, 162, 164, 190, 205-208, 211, 217, 225, 253, 290, 294, 312; M. Sanuto, I Diarii, I-II, a cura di G. Berchet, Venezia 1879; III, a cura di R. Fulin, 1882; IV, a cura di N. Barozzi, 1883; V, a cura di F. Stefani, 1881; VI, a cura di G. Berchet, 1881; VII, a cura di R. Fulin, 1882, ad indices; La spedizione di Carlo VIII in Italia raccontata da Marino Sanuto, a cura di R. Fulin, Venezia 1883, pp. 230, 232, 245, 262-264, 325, 606; H. Lemonnier, Les guerres d’Italie. La France sous Charles VIII, Louis XII, François I, 1492-1547, Paris 1911, pp. 69-78; Chroniques de Louis XII par Jean d’Auton, a cura di R. De Maulde de La Clavière, II, Paris 1889, pp. 11, 38; III, 1893, pp. 151,193; P. Natella, I Sanseverino di Marsico. Una terra, un regno, Mercato San Severino 1980, pp. 129-133; R. Colapietra, I Sanseverini di Salerno. Mito e realtà del barone ribelle, Salerno 1985, pp. 107-117; Y. Labande-Mailfert, Charles VIII, Paris 1986, ad indicem.

Vedi anche
Sanseverino, Antonello, principe di Salerno Figlio (m. Senigallia 1499) di Roberto. Ammiraglio del Regno di Napoli, fu tra i promotori della congiura dei Baroni (1485) contro il re Ferdinando I d'Aragona, e dovette fuggire a Roma e a Venezia. Esaltando la fedeltà dei Napoletani agli Angioini e alla Francia, contribuì a indurre Carlo VIII all'impresa ... Roberto Sanseverino Capitano (n. 1418 - m. Calliano 1487); dapprima al servizio di Francesco Sforza duca di Milano, quindi di Ludovico il Moro, al quale (1479) consegnò Tortona, passata poi negli stati del papa. Capitano generale della Repubblica di Venezia, fu da questa inviato in aiuto del papa durante la guerra della ... Masùccio Salernitano Masùccio ‹-ʃ-› Salernitano (propr. Tommaso Guardati). - Novelliere (n. Salerno - m. forse ivi 1475); dapprima nella corte e nell'ambiente culturale aragonese, fu poi al servizio di Roberto Sanseverino, come segretario. Postumo, a cura di Francesco Del Tuppo, e dedicato a Ippolita Sforza, moglie di Alfonso ... Ferdinando I d'Aragona re di Napoli Figlio naturale (1431-1494) di Alfonso V re d'Aragona, divenne re nel 1458. Procedette a un efficace ordinamento amministrativo, cercando di togliere forza al baronaggio e sostenendo i diritti degli ordini non privilegiati. Dette anche un impulso rinnovatore alle arti e alla vita culturale, soprattutto ...
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Vocabolario
robèrta
roberta robèrta agg. f. [dal nome di san Roberto (v. roberziana)]. – Erba r., altro nome della cicuta rossa.
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