ROBERTI, Roberto
ROBERTI, Roberto. – Nacque a San Giusto, nella diocesi di Fermo, il 23 dicembre 1788 da Giovanni.
Apparteneva al casato dei conti Roberti, famiglia di piccola nobiltà aggregata al patriziato di Macerata e ampiamente diffusa nelle Marche. Un suo fratello, Giuseppe, fu prelato domestico e prevosto della collegiata di San Giovanni a Macerata. Iniziò una carriera amministrativa e giudiziaria nella Roma della Restaurazione come aiutante di studio degli uditori di Rota Giuseppe Bofondi e Giuseppe Antonio Zacchia e poi come consigliere laico presso la Congregazione civile dell’uditore della Camera apostolica, rivelando buone doti di giurista e di tecnico della procedura. Entrò in prelatura piuttosto tardi, intorno al 1836-37, come referendario e prelato domestico di Gregorio XVI. Il 20 ottobre 1837 fu nominato votante di Segnatura. Proseguì poi una carriera molto rapida con la nomina, nell’ottobre del 1838, a luogotenente e vicepresidente del Tribunale civile dell’uditore della Camera. Vicino politicamente alle posizioni conservatrici di Gregorio XVI, Roberti fu, in questa fase, un esponente piuttosto tipico dell’alta burocrazia pontificia, ostile alle riforme e interessata sostanzialmente al mantenimento dello status quo. Egli mantenne peraltro un profilo squisitamente tecnico, che avrebbe conservato anche negli anni successivi.
Non particolarmente impegnato su temi religiosi – non aveva del resto abbracciato il sacerdozio – Roberti appare, già da questi anni, abbastanza presente sulla scena culturale romana, in particolare nell’ambito della Pontificia accademia romana di archeologia. Fu in rapporti amichevoli con il marchese Giovanni Pietro Campana, discusso finanziere e grande appassionato di archeologia. Il 20 luglio 1841 Gregorio XVI, nello sforzo di introdurre alcune limitate riforme nell’amministrazione della giustizia, creò una commissione per la riforma del regolamento penale e di procedura penale, di cui Roberti fece parte. Nel 1846 Pio IX avrebbe poi confermato la commissione, incaricandola di occuparsi anche della riforma della legislazione civile. Dal 1843 al febbraio del 1845 fu delegato apostolico a Perugia. Il suo governo fu relativamente incolore, se si esclude il sostegno all’avvio della prima Cassa di risparmio di Perugia, fondata nel 1842. Rientrato a Roma fu nominato sostituto della Segreteria di Stato per gli affari interni (febbraio 1845) e protonotario apostolico partecipante (novembre 1845). Poco dopo, nel gennaio del 1846, lasciò la Segreteria di Stato per gli affari interni – che sarebbe stata soppressa di lì a pochi mesi – e divenne uditore generale della Camera apostolica, organo di vertice del sistema giudiziario pontificio, incaricato, tra l’altro, di giudicare, in civile e in criminale, tutte le cause di interesse della Camera.
Dopo l’elezione di Pio IX (giugno 1846) si avviò una complessiva riforma delle istituzioni pontificie, che culminò nel motuproprio del 12 giugno 1847. Questo istituiva un Consiglio dei ministri, composto dai titolari delle principali magistrature curiali. Roberti, in quanto uditore generale della Camera apostolica, assunse il titolo di ministro per gli Affari di giustizia, con le stesse attribuzioni che esercitava prima nella Segreteria di Stato per gli affari interni.
Roberti fece dunque parte dei primi due Consigli dei ministri di Pio IX, il governo Ferretti (giugno 1847-gennaio 1848) e il governo Bofondi (febbraio-marzo 1848), ancora espressivi di un progetto di monarchia che riservava solo ai prelati le cariche governative. Non fu invece confermato nel successivo Governo Antonelli - Recchi, il primo aperto alla componente laica, nel quale l’avvocato Francesco Sturbinetti assunse il ministero della Giustizia.
Roberti proseguì dunque la sua attività di giudice della Camera apostolica, ma in un contesto di crescente instabilità, nel quale il Papato fronteggiava con crescente difficoltà la crescita dei movimenti democratici e patriottici.
Dopo l’assassinio del primo ministro Pellegrino Rossi, il 24 novembre 1848 Pio IX fuggì a Gaeta, rifugiandosi sotto la protezione di Ferdinando II di Borbone. Da qui, tre giorni dopo, nominò una commissione governativa per la temporanea direzione degli affari pubblici, una sorta di consiglio di reggenza incaricato di rappresentare il sovrano anche in contrapposizione al governo e all’assemblea dei deputati. Roberti fu chiamato a farne parte insieme al cardinale Castruccio Castracane e a un ristretto gruppo di nobili fedeli al Papato.
La posizione della commissione era però estremamente debole. Mentre il presidente del Consiglio Carlo Emanuele Muzzarelli, succeduto a Pellegrino Rossi il 16 novembre, cercava inutilmente di riaprire un dialogo con Pio IX, il cardinale Castracane e Roberti, membri politicamente più significativi della commissione, in quanto direttamente legati al pontefice, assumevano un atteggiamento dilatorio, cercando di ottenere dal papa la facoltà di scendere a patti con il governo, nella consapevolezza di non avere la forza per contrapporsi a esso.
La posizione di Castracane e Roberti fu rapidamente superata dagli avvenimenti. Alla fine di febbraio del 1849, dopo la proclamazione della Repubblica Romana, a Roberti fu intimato di abbandonare Roma. Dopo essersi dato alla macchia, rientrò in città con la restaurazione di Pio IX, nell’estate del 1849.
A seguito della costituzione, il 17 luglio 1849, della commissione governativa di Stato, fu chiamato a sostituire il cardinale Ludovico Altieri alla Presidenza di Roma e Comarca, una sorta di prefettura con competenza sulla provincia di Roma. Ebbe inoltre l’incarico di compendiare e riproporre, per quanto ancora di attualità, i lavori della commissione sulla riforma dei codici di cui aveva fatto parte durante il pontificato di Gregorio XVI. Nominato cardinale nella promozione del 30 settembre 1850, Roberti mantenne un ruolo di vertice nel governo papale durante i due ultimi decenni dello Stato pontificio. Presidente di Roma e Comarca dal 1855 al 1860, fu in seguito segretario dei memoriali dal 1860 al 1867. Privo di ampie vedute politiche, Roberti si qualificava in questa fase per uno stretto allineamento alle direttive papali, tanto che gli osservatori diplomatici esteri lo definivano ora conservatore ora progressista. Egli era tuttavia generalmente apprezzato per la competenza amministrativa, e il suo moderatismo indusse a considerarlo come candidato possibile per un futuro conclave. Nel 1865, nel corso dei lavori preparatori del Concilio Vaticano I, avanzò prudenti riserve sulla prospettiva della prossima convocazione a Roma di un concilio ecumenico, ritenendo che molti Stati europei avrebbero frapposto ostacoli alla partecipazione dei vescovi. Espresse inoltre una contrarietà rispetto alla riaffermazione dogmatica della necessità del potere temporale dei papi, sottolineando che, nel caso di un tracollo del potere temporale, si sarebbe evidenziata la «tanta dissonanza fra le definizioni del Concilio e i fatti permessi da Dio» (Martina, 1990, p. 122).
Morì a Roma il 6 novembre 1867.
Fonti e Bibl.: Pio IX ed i suoi popoli nel 1857: ossia memorie intorno al viaggio della Santità Papa Pio IX per l’Italia Centrale, Roma 1860-1861, pp. 226 s., 665; L. Lancellotti, Diario della rivoluzione di Roma dal 1 novembre 1848 al 31 luglio 1849, Napoli 1862, pp. 33 s., 65, 95; Descrizione topografica di Roma e Comarca: loro monumenti, commercio, industria, agricoltura..., II, Roma 1864, p. 85; Lettres du colonel Callier (juillet 1849-mars 1850), a cura di A.B. Duff - M. Degros, Paris 1950, pp. 113 s.; N. Roncalli, Cronaca di Roma, I, a cura di M.L. Trebiliani, Roma 1972, ad ind.; II, a cura di A.F. Tempestoso - M.L. Trebiliani, Roma 1997, ad ind.; III, a cura di D.M. Bruni, Roma 2007, ad ind.; V. Tizzani, Effemeridi romane, I, 1828-1860, a cura di G.M. Croce, Roma 2015, ad ind.; T. Granderath, Histoire du Concile du Vatican: depuis sa première annonce jusqu’a sa prorogation, d’après les documents authentiques, Bruxelles 1907, pp. 31, 40, 49-51; F. Gentili, Il Cardinal Morichini. Sue vicende politiche dalla proclamazione della Repubblica Romana (9 febbraio 1849) all’arresto in Iesi (23 aprile 1864), in Rassegna Storica del Risorgimento, IX (1922), pp. 103 s.; G. Martina, Pio IX (1846-1850), Roma 1974, ad ind.; Ch. Weber, Kardinäle und Prälaten in den letzten Jahrzehnten des Kirchenstaates, Stuttgart 1978, ad ind.; C. Lodolini Tupputi, La Commissione governativa di Stato nella Restaurazione pontificia, Milano 1979, ad ind.; M. Mombelli Castracane, La Codificazione civile nello Stato pontificio, II, Dal progetto del 1846 ai lavori del 1859-1863, Napoli 1988, pp. XLV, XC; G. Martina, Pio IX (1867-1878), Roma 1990, ad ind.; P. Boutry, Souverain et pontife. Recherches prosopographiques sur la curie romaine à l’age de la Restauration (1814-1846), Rome 2002, ad ind.; S. Magliani, Per la storia economica e sociale del territorio umbro: la prima Cassa di risparmio di Perugia dallo Stato pontificio allo Stato unita, Roma 2005, ad ind.; C. Lodolini Tupputi, Sulla tacita soppressione dello Statuto di Pio IX, in Rassegna storica del Risorgimento, XCIV (2007), pp. 323-344 (in partic. pp. 325-327).