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Ridolfi, Roberto

di Emanuele Cutinelli-Rendina - Enciclopedia machiavelliana (2014)
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Ridolfi, Roberto

Emanuele Cutinelli-Rendina

Storico, filologo, bibliologo, nato a Firenze nel 1899 e ivi morto nel 1991. Fondò nel 1929 e poi condiresse fino al 1933 la «Rivista storica degli Archivi toscani»; dal 1928 al 1942 fu membro del Consiglio superiore degli Archivi e, negli anni 1937-38, fece parte della commissione per la riforma legislativa degli Archivi di Stato; dal 1945 al 1982 diresse «La bibliofilia. Rivista di storia del libro»; dal 1952 al 1957 tenne per affidamento un incarico di storia del libro nell’Università di Firenze, e fu a lungo il più autorevole consulente scientifico dell’editore Olschki. Ripercorsa nelle Memorie di uno studioso (1956), la sua formazione si svolse al di fuori di specifiche tradizioni accademiche e fu segnata in profondità dal sentimento di appartenenza al proprio illustre lignaggio e alla ‘patria’ fiorentina (discendente in linea retta da Lorenzo il Magnifico, tra gli avi contava alcuni dei maggiori esponenti del neoguelfismo fiorentino, come Cosimo Ridolfi e Gino Capponi). Dal 1960 apprezzato elzevirista del «Corriere della sera», si consacrò nei suoi ultimi anni a forme di prosa d’arte nelle quali si sente pulsare l’esempio stilistico dei grandi autori, tra cui M., ai quali si era applicato il suo lavoro storico e filologico.

R. giunse a occuparsi di M. relativamente tardi nella propria parabola di studioso: per quanto lungamente maturata, la Vita di Niccolò Machiavelli (pubblicata in prima edizione a Roma nel 1954, e in ultimo in settima «riveduta e accresciuta» a Firenze nel 1978) non aveva alle spalle contributi che per larghezza e importanza potessero paragonarsi a quelli da lui già dati nel campo degli studi savonaroliani e guicciardiniani (la genesi della Vita, con le motivazioni di simpatetica adesione al proprio soggetto, può essere seguita nelle Memorie di uno studioso, pp. 217-24, e, da altro punto di vista e con maggior larghezza, nel carteggio con Giovanni Papini: Carteggio 1939-1956, a cura di A. Gravina, 2006). Fu piuttosto negli anni successivi alla pubblicazione della Vita che R. produsse vari importanti lavori su M., per la maggior parte consacrati ai testi che più gli erano congeniali, ossia al teatro e all’epistolario privato: al teatro, con un’edizione critica della Mandragola (1965) fondata sull’unico testimone manoscritto della commedia, da lui individuato nel codice Rediano 129 della Biblioteca medicea laurenziana di Firenze, e quindi con una serie di contributi poi confluiti negli Studi sulle commedie del Machiavelli (1968); e all’epistolario, con diversi saggi e interventi che, con altre sue minori pagine machiavelliane, ancora attendono di essere riuniti in volume. Tra le questioni che con singolare sagacia R. ebbe a risolvere a proposito delle lettere di M., andranno almeno ricordate la compiuta edizione e la corretta datazione dell’autografo dei Ghiribizzi al Soderino (→), e quindi lo studio su Le carte del Machiavelli («La bibliofilia», 1969, 71, pp. 1-23), dove sono ricostruite le vicende dell’archivio personale del Segretario fiorentino.

Forte di una conoscenza eccezionale del contesto storico e letterario, fondata anche su larghissime ricerche in archivi pubblici e privati, nella Vita R. tracciò un profilo di M. armoniosamente costruito e limpidamente condotto, esemplare per penetrazione psicologica ed equilibrio nell’intrecciare la vicenda umana allo sfondo storico, e quindi per l’ampiezza e la pertinenza degli apporti documentari, come anche per la persuasività con cui veniva risolvendo – a misura che il racconto procedeva – tante e tante minute questioni rimaste insolute presso i precedenti biografi. Il complessivo lavoro di R. conseguì il risultato di radicare M. nel proprio tempo meglio di quanto non fosse fin lì accaduto, restituendolo a una concreta dimensione quotidiana e fiorentina. E, tuttavia, presso di lui ciò non significò – come poi avvenne in non pochi studiosi del secondo Novecento, per i quali i testi non restituiscono che l’immagine dei tempi, e questi senza residui la trama di quelli – il disconoscimento della grandezza e dell’originalità del pensiero machiavelliano.

Se quella biografica e filologica fu la misura che R. aveva assegnata al proprio lavoro, e pertanto quasi si inibì di affrontare direttamente le questioni poste dal pensiero storico e politico di M., tuttavia su un punto almeno – che toccava a un tempo il pensiero e la biografia – si pronunciò a più riprese. Il punto era quello dell’autentico sentire cristiano di M., che con convinzione R. rivendicò contro le molte letture, antiche e moderne, che nel Fiorentino vedevano non solo un feroce critico della Chiesa di Roma, ciò che ovviamente R. concedeva, ma anche un consapevole pensatore anticristiano, il che invece non era disposto ad ammettere. In tal senso si espresse nella Vita, per quanto ciò gli fosse lì concesso, ma soprattutto in diversi interventi minori, come la polemica, che ebbe una certa eco, sulla «mancata conversione» di M. in punto di morte (La «mancata conversione» del Machiavelli, «Archivio storico italiano», 1969, 127, pp. 383-95, poi rielaborato come Appendice alla Vita di Niccolò Machiavelli, 1978, pp. 609-13), e si manifestò nel rilievo che gli sembrò di poter dare a talune espressioni nelle lettere familiari (cfr. Le lettere del Machiavelli, «Cultura e scuola», 1970, 33-34, pp. 17-24), o anche ad alcuni testi marginali del corpus machiavelliano, come il Canto degli spiriti beati, l’Esortazione alla penitenza o l’inedita ottava su san Torpé, da lui scoperta e che ai suoi occhi, proprio a questo riguardo, assumeva «una singolare inaspettata importanza» (Qualche inedito: un’ottava del Machiavelli, una lettera del Giannotti e una di Bartolomeo Cavalcanti, «La bibliofilia», 1972, 74, pp. 91-100, in partic. p. 95).

Bibliografia: G. Cantele, R. Sbiroli, Roberto Ridolfi. Bibliografia, Firenze 2010. Su R. interprete di M.: G. Sasso, Omaggio a Roberto Ridolfi. Considerazioni e appunti (1979) e «Nelle interlinee». Roberto Ridolfi su Machiavelli e Guicciardini (1997), entrambi ora in Id., Il guardiano della storiografia. Profilo di Federico Chabod e altri saggi, Bologna 20022, rispettiv. pp. 531-47 e 549-58; E. Garin, Lo storico, in Roberto Ridolfi. Un fiorentino alla Baronta, Firenze 1992, pp. 35-42; G. Cantele, Il Machiavelli di Ridolfi, Vicchio 2013. Sull’influenza di M. sul R. scrittore: M. Martelli, introduzione a R. Ridolfi, Poesia in prosa. Scritti narrativi di una vita, 1° vol., Firenze 2002, pp. VII-XXIX.

Vedi anche
Niccolò Ridòlfi Ecclesiastico (Firenze 1501 - Roma 1550), figlio di Piero e di Contessina de' Medici, figlia di Lorenzo il Magnifico; quando lo zio Giovanni fu eletto papa (Leone X), fu creato cardinale diacono di S. Vito e Modesto (1517); passò poi alla diaconia di S. Maria in Cosmedin (1534) e infine a quella di S. ... Girolamo Savonaròla Frate domenicano (Ferrara 1452 - Firenze 1498), di famiglia originaria di Padova, figlio di Niccolò Savonarola e di Elena Bonaccorsi. Fu educato fin dalla sua prima giovinezza dal nonno Michele (v.), un medico dai rigidi principî religiosi e morali. La vocazione religiosa, già manifesta nelle canzoni ... Francesco Guicciardini Letterato e storico (Firenze 1483 - Arcetri 1540); intraprese gli studî di diritto canonico e civile a Firenze che concluse nel 1505, divenendo, nello stesso anno, lettore di istituzioni di diritto civile; ambasciatore in Spagna dal 1512 al 1514, tornò a Firenze nel gennaio di tale anno e ottenne cariche ... Ugo Fóscolo Poeta (Zante 1778 - Turnham Green, presso Londra, 1827). Tra i massimi esponenti della letteratura italiana del neoclassicismo e del primo romanticismo, nella sua produzione si distinguono due linee letterarie principali: una di indirizzo romantico (i sonetti In morte del fratello Giovanni, A Zacinto, ...
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Vocabolario
ridòlfia
ridolfia ridòlfia s. f. [lat. scient. Ridolfia, dal nome del marchese Cosimo Ridolfi (1794-1865)]. – Genere di piante ombrellifere con l’unica specie Ridolfia segetum, erba annua, simile al finocchio, con frutti piccoli, odore disgustoso,...
robèrta
roberta robèrta agg. f. [dal nome di san Roberto (v. roberziana)]. – Erba r., altro nome della cicuta rossa.
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