RAMPOLDI, Roberto
RAMPOLDI, Roberto. – Nacque a Bregnano, in provincia di Como, il 28 novembre 1850.
Il padre, Angelo, esercitò diverse professioni: fu falegname, agente campestre per l’ospedale di Como e Bregnano e, infine, segretario comunale. La madre, Anna Maria Verga, allevò la numerosa prole: Roberto fu, infatti, il quarto di otto figli.
Terminati brillantemente gli studi ginnasiali a Como nel 1870, si iscrisse all’Università di Pavia, ottenendo anche un posto nel collegio Ghislieri. Nel 1876 si laureò a pieni voti in medicina e subito gli fu offerto un posto come assistente presso la clinica ostetrica e uno in quella oculistica. Fu costretto però a rifiutare per andare in cerca di una posizione più redditizia per sostenere il bilancio familiare che versava in serie difficoltà.
Fino all’ottobre del 1877 fu medico condotto del consorzio Cermenate-Bregnano-Asnago e nell’aprile del 1878, dopo il miglioramento della situazione economica della famiglia, accettò il posto da assistente nella clinica oculistica diretta da Antonio Quaglino. Nel 1879 divenne medico primario oculista supplente presso l’ospedale di Pavia, conseguendo tre anni più tardi anche la libera docenza in oftalmoiatria e clinica oculistica presso l’Ateneo pavese. Nel 1882 e per tutto l’anno 1884-85 supplì Quaglino, quasi cieco per una grave infezione. Assunse anche la direzione degli Annali di oftalmologia, fondati un decennio prima dal suo maestro, curandone poi la pubblicazione anche negli anni che seguirono.
Tra il 1884 e il 1885, ottenne l’eleggibilità alle cattedre nei corsi di Pisa, Siena e Cagliari, ma la sua carriera subì una forte battuta d’arresto nel 1886, anno in cui vinse il concorso per la cattedra pavese di oftalmoiatria e clinica oculistica. All’esame partecipò anche un altro promettente allievo di Quaglino, Nicolò Manfredi, appoggiato da scienziati influenti come Giulio Bizzozero e Camillo Golgi, che esercitò forti pressioni per invalidare il concorso per vizio di forma. Rampoldi mantenne per due anni la docenza ufficiale del corso di oftalmoiatria, aspettando la riapertura della selezione. La commissione pose in prima posizione Manfredi che però aveva forti oppositori a Pavia e rinunciò al posto, così come alla fine dovette fare anche Rampoldi.
Tra il 1878 e il 1888 pubblicò oltre cento note e articoli di carattere clinico e terapeutico, spesso comparsi negli Annali di oftalmologia. Si occupò diffusamente di semeiotica oculistica, spesso cercando i rapporti tra le malattie oftalmiche e le patologie di altri organi (Di alcuni rapporti che sono fra malattie oculari e cardiache, in Annali di ottalmologia, VIII (1879), 2-3, pp. 185-225; Rapporti morbosi fra gli organi della respirazione e l’organo della vista, in Annali universali di medicina e chirurgia, s. 1, LXVIII (1882), 786, pp. 536-558; Sui rapporti fra le malattie cutanee e l’organo della vista, ibid., LXIX (1883), 788, pp. 132-159; L’arterosclerosi diffusa e le malattie dell’occhio, ibid., LXXI (1885), 812, pp. 142-152; Osservazioni vecchie e osservazioni nuove di ottalmologia. Ancora sulle variazioni pupillari dipendenti da malattie polmonari di natura tubercolare, in Annali di ottalmologia, XXIII (1894), 6, pp. 478-482). Nel concorso pavese le sue pubblicazioni furono apprezzate, ma la commissione segnalò la mancanza di ricerche anatomiche e sperimentali.
Nel 1889 partecipò alla selezione per la cattedra di Messina senza ottenere il risultato sperato. Iscrittosi nel 1890 a un concorso all’Università di Cagliari, decise infine di ritirare la domanda e di abbandonare la carriera universitaria. Continuò a esercitare la professione come medico ospedaliero al S. Matteo di Pavia fino agli anni Venti: in ospedale acquistò grande popolarità guadagnandosi la stima dei pazienti più poveri, che curò sempre gratuitamente. Mantenne anche la libera docenza nell’Università, nonostante le numerose difficoltà e i contrasti anche aspri con parte della comunità accademica. In questi anni si dedicò allo studio degli effetti terapeutici dell’Abrus precatorius o jequirity nel trattamento degli epiteliomi, ricerche che ebbero risonanza in Italia e all’estero (R. Rampoldi - P. Boggi, Studio clinico sperimentale sul jequirity, in Annali universali di medicina e chirurgia, s. 1, LXX (1884), 806, pp. 92-137; Azione terapeutica del Jequirity in alcuni casi di cancro, in Annali di ottalmologia, XXXVII (1908), 12, pp. 942-946).
Fu animato da una forte passione non solo per la professione medica, ma anche per la politica. Ancora adolescente, aveva cercato invano di arruolarsi volontario tra i garibaldini e il suo fervore non si assopì con l’età adulta. Nel 1884, candidato dall’Associazione democratica-radicale pavese, fu eletto consigliere comunale e nel 1889 consigliere provinciale, cariche che mantenne con brevi interruzioni fino al 1914.
A partire dal 1891 fu eletto deputato alla Camera nelle fila della sinistra radicale e nei ventotto anni trascorsi in Parlamento dimostrò particolare attenzione per i problemi relativi all’istruzione e alla sanità. La sua attività parlamentare fu caratterizzata da una certa indipendenza d’azione. Contrario alla politica del governo durante la campagna d’Africa, ebbe un ruolo centrale come mediatore fra il popolo in rivolta e i soldati durante i tumulti scoppiati a causa dell’aumento del prezzo del pane a Pavia nel 1898.
Anche sul fronte politico ebbe accesi contrasti con Golgi, suo avversario nel Consiglio comunale di Pavia. Alla vigilia del voto per le elezioni politiche del 1909, il contrasto fra i due si inasprì e Rampoldi fu accusato da Golgi di avere favorito gli istituti clinici milanesi a scapito della costruzione del nuovo ospedale policlinico di Pavia. Rampoldi replicò alle accuse con una memoria per argomentare puntualmente la propria difesa (Per la verità e la giustizia, Pavia 1910).
Allo scoppio della prima guerra mondiale si schierò in favore dell’intervento italiano e, insieme alla moglie Maria Manzoli (sposata nel 1881), fu un attivo promotore a Pavia di iniziative in preparazione e a sostegno dello sforzo bellico. Nel 1919 fu nominato senatore; dopo un iniziale sostegno ideale alle ‘camicie nere’, prese le distanze dal fascismo. Nel dopoguerra si ritirò di fatto dalla politica attiva dedicandosi alle sue passioni letterarie e culturali. Autore di diversi componimenti poetici, si dedicò anche alla storia locale, approfondendo episodi legati al Risorgimento pavese, tematica di cui fu un appassionato cultore (Pavia nel Risorgimento italiano, Pavia 1911; Pavia nel Risorgimento nazionale. Note cronologiche, Pavia 1927). Pubblicò numerosi saggi storici, soprattutto sul Bollettino della Società pavese di storia patria (Combattenti pavesi per la difesa di Roma nel 1849, XII (1912), pp. 328-342; Garibaldi a Pavia. Note e documenti, XIX (1920), pp. 109-123), la rivista dell’omonima Società di cui fu anche membro fondatore. Profondamente legato alla città, dedicò a Pavia una serie di poesie (Per te, Pavia, Pavia 1925), compì studi sul dialetto locale (Prima serie di cento nuovi vocaboli aggiunti ai dizionari dialettali pavesi, Pavia, 1928) e fu anche tra i promotori della costituzione di un Museo del Risorgimento.
Morì di infarto a Pavia il 24 novembre 1926; una cerimonia solenne gli fu tributata all’Università, al cospetto delle autorità cittadine, e in Parlamento.
Fonti e Bibl.: Pavia, Archivio storico dell’Università, Collegi, Collegio Ghislieri, b.368; Fascicoli studenti, s.v.; Biblioteca civica C. Bonetta, Fondo R., cartelle 1-26.
A. Cattaneo - R. Soriga, Necrologio, in Bollettino della Società pavese di storia patria, XXVI (1927), pp. 207 s.; R. R. 1850-1926. Nel primo anniversario della morte la famiglia ai colleghi, agli amici, ai parenti, a cura di E. Predieri, Pavia 1927; In memoria del Prof. Sen. R. R., 21 aprile 1937, Pavia 1937; A. Pensa, Ricordi di vita universitaria (1892-1970), Milano 1991, pp. 140, 157 s.; C. Vaccari, R. R.: l’uomo, il medico, il politico, in Bollettino della Società pavese di storia patria, XCVI (1996), pp. 275-294; M. Tesoro, R. R. e la memoria del risorgimento pavese, ibid., CI (2001), pp. 17-24; P. Mazzarello, Camillo Golgi e R. R.: storia di un conflitto accademico e politico, ibid., CIII (2003), pp. 167-212; Id., Il Nobel dimenticato. La vita e la scienza di Camillo Golgi, Torino 2006, pp. 224-229, 427-433, 522-534; M. Brignoli, I salotti del Risorgimento, in De amicitia. Scritti dedicati a Arturo Colombo, a cura di G. Angelini - M. Tesoro, Milano 2007, pp. 282 s.