NARDUCCI, Roberto
– Nacque a Roma il 14 agosto 1887 da Luigi, amministratore del Collegio americano di Roma, e da Sesta Elisabetta Sutto.
Conseguì la licenza tecnica nel 1903-04 presso la scuola tecnica pareggiata Martino Filetico di Ferentino (Frosinone) e nel 1909 ottenne il diploma di decorazione architettonica al Museo artistico industriale romano. Il 15 aprile di quell’anno iniziò la sua carriera nelle Ferrovie dello Stato con la qualifica di disegnatore addetto alla sezione lavori nord di Roma, dove rimase fino al maggio 1916, quando fu assegnato all’ufficio speciale lavori di Padova.
Durante il primo periodo romano al servizio delle Ferrovie, si occupò del progetto per la sistemazione della stazione di Roma Termini, che prevedeva anche la costruzione di un nuovo edificio destinato alle Poste e agli uffici compartimentali di Roma, eseguiti in diverse fasi successive (1923-26).
Nell’ottobre 1914 conseguì la licenza di professore di disegno architettonico al R. Istituto di belle arti di Bologna. Durante la prima guerra mondiale militò nel 3° genio telegrafisti di Firenze, quindi nel genio Marina ad Ancona e nel 1918 nel genio zappatori a Torino. Congedato, il 21 maggio 1919 rientrò nell’amministrazione delle Ferrovie e fu assegnato all’ufficio 5° servizio lavori di Roma. Dal 1920 tentò di intraprendere la libera professione con la partecipazione ai concorsi per i progetti del palazzo comunale di Padova e per la sistemazione delle vie adiacenti (4° premio) e per il nuovo ponte Flaminio di Roma; progettò inoltre tre villini, di matrice tardo-liberty, a Ostia Mare e un villino della famiglia Ojetti-Fano a Roma. Nello stesso 1920 si iscrisse al terzo anno della R. Scuola superiore di architettura a Roma, dove si laureò il 30 dicembre 1923.
Tra le sue carte sono conservati numerosi disegni, schizzi e acquerelli, in parte scolastici, eseguiti tra il 1909 e il 1923, che denotano attenzione per la produzione della Wagnerschule.
In un Promemoria del 6 febbraio 1924 (Roma, Archivio Roberto Narducci) si lamentò di operare nel servizio delle Ferrovie dello Stato ancora con la qualifica di disegnatore, nonostante il conseguimento del diploma di laurea. Fu promosso segretario tecnico principale il 1° luglio successivo, proprio due mesi dopo l’istituzione del nuovo ministero delle Comunicazioni, che riunì le competenze fino ad allora attribuite alle Ferrovie dello Stato, alle Direzioni generali delle Poste telegrafi e telefoni e della Marina mercantile e all’Ispettorato generale delle ferrovie, tramvie ed automobili. Narducci operò nella sezione 15ª dell’ufficio 5° Costruzioni stradali ed edilizie del Servizio lavori e costruzioni della Direzione generale delle Ferrovie dello Stato, inizialmente sotto la direzione di Ferruccio Businari e in seguito, dal 1932, di Achille Pettenati. L’ufficio 5° comprendeva tre sezioni, di cui la 15ª Fabbricati, in un breve arco di tempo, raggiunse una posizione di rilievo: il lavoro svolto al suo interno e, in particolare, i progetti redatti da Angiolo Mazzoni e Narducci furono di primaria importanza per la messa a punto e la normalizzazione di nuovi tipi edilizi, di elementi di arredo, di vari manufatti e di opere di finitura.
Dal 1924 al 1932 è possibile cogliere il rinnovamento verso il ‘moderno’ dei palazzi postali eseguiti da Narducci: dopo una serie di palazzi tardostoricisti – palazzo delle Poste e degli uffici compartimentali delle Ferrovie dello Stato di Roma (1923-26), palazzo delle Poste e telegrafi di Rovigo (1926-29), Cremona (1928), Lucca (sistemazione degli interni, 1931), Treviso (1928-31), Salerno (1930-32), Vicenza (1930-35) – con il palazzo delle Poste di Savona (1930-33) e con quello di Bari (1930-34) Narducci intraprese la sperimentazione di una cauta modernizzazione del linguaggio, in sintonia con l’esperienza che nello stesso ufficio stava compiendo Mazzoni.
Il salto di qualità che può essere colto nel palazzo di Bari, tutto giocato sull’enfatizzazione dell’ingresso collocato nella zona d’angolo dove le concavità di due pareti incurvate sono saldate tra loro, in una composizione a gradoni, da un volume cilindrico (tema ripreso successivamente nel palazzo postale di Benevento, 1932-34) indica una ricerca tesa a una chiara organizzazione gerarchica dei corpi di fabbrica. Con il palazzo delle Poste e telegrafi di Novara, inaugurato il 28 ottobre 1934, Narducci declinò in forme di un decantato novecentismo, che indulgeva all’esibizione di materiali pregiati, le indicazioni di Businari sui caratteri architettonici degli edifici postali.
Contemporaneamente si occupò del riordino dei fabbricati viaggiatori delle stazioni di Cagliari (1925-26) e di Belluno (1928) e della costruzione della stazione di Taormina-Giardini (1926-28). Con il nuovo fabbricato viaggiatori di Bardonecchia (1933) risultava conclusa la prima fase storicista delle stazioni di Narducci e si apriva quella di trapasso verso il ‘moderno’.
Nel gennaio 1930 fu promosso ispettore di 1ª classe (nell’aprile 1925 era stato nominato segretario tecnico capo), grazie al successo registrato dagli addobbi che realizzò nelle stazioni di Torino Porta Nuova e di Roma Termini in occasione della visita dei reali del Belgio. Nello stesso anno ottenne l’abilitazione alla professione d’ingegnere e nel 1935 fu promosso ispettore principale. La mole degli incarichi affidati all’ufficio 5° comportò nel 1933 il potenziamento della sezione 15ª, trasformata in ufficio architettura, la cui direzione fu assegnata a Narducci nel dicembre 1939, quando divenne ispettore capo. Nel 1939 fu anche segnalato dalla stampa specializzata come raffinato architetto d’interni per la creazione del nuovo Ufficio informazioni nella stazione di Milano Centrale.
Tra il 1934 e il 1936 Narducci fu impegnato nella realizzazione delle stazioni di Anzio (1934), Nettuno (1934), Pesaro (1935), Viareggio (1934-36), e partecipò al concorso per il fabbricato viaggiatori della stazione di Venezia S. Lucia (1934-35). Con la stazione di Viareggio fornì un saggio della sua cifra stilistica più alta: «l’edificio […] può considerarsi fra i pochi che denuncino una coscienza stilistica al di fuori e al di là di un mero convenzionalismo modernista; queste strutture hanno una loro consistenza e tutto lo snodamento della fabbrica un ritmo costante» (cfr. A. Del Massa, La nuova Stazione di Viareggio, in La Nazione, 18 aprile 1936). Il tema della pensilina fortemente aggettante, sperimentato con particolare successo a Viareggio, fu poi riproposto da Narducci nella stazione di Redipuglia (1936). La ricerca plastica fondata sulla giustapposizione di volumi puri (principalmente parallelepipedi e semicilindri ritagliati da finestre angolari o a nastro), sperimentata a Viareggio per la prima volta, fu portata avanti solo fino al 1937. Nella produzione ‘moderna’ di Narducci vanno incluse le stazioni di Santa Flavia Solunto (1934-36), Loano (1937), Albenga (1937), Pietra Ligure (1938), Finale Ligure (1938) e di Villa San Giovanni sullo stretto di Messina (1937).
Nel 1937 con la stazione di Piacenza, ritornò al tipo di fabbricato viaggiatori già sperimentato: quello del palazzo pubblico con due corpi laterali, i cui caratteri architettonici occhieggiano allo stile Novecento. Con la stazione di Battipaglia (1937-38) e in particolare con quella di Ventimiglia (1938-42), mise a punto un tipo di edificio estremamente lineare – una sorta di parallelepipedo sviluppato in lunghezza, giocato in massima parte su un piano unico, tagliato dalla pensilina continua e sostenuta da pilastri – che perfezionò nei suoi numerosi fabbricati viaggiatori degli anni Cinquanta.
Dopo avere progettato il palazzo Compartimentale delle Ferrovie dello Stato di Firenze (1928-36), tra il 1938 e il 1943 gli furono affidati i progetti per le stazioni di Novara (ampliamento, 1938), Cogoleto (1938-43), Apuania Massa (oggi Massa Centro, inaugurata nel 1939), Asti (1939), Bordighera (1939), Campiglia Marittima (ampliamento, 1939), Roma Ostiense (1940), Vado Ligure, Ventimiglia, Genova Bolzaneto (inaugurata nel 1942), La Spezia (1942), Alessandria (1938-42), nonché gli edifici del dopolavoro e degli alloggi delle Ferrovie dello Stato a Pisa (1938), il padiglione provvisorio di Roma-Ostiense (1938), costruito in occasione della visita di Hitler, e la progettazione del padiglione della Mostra ferrotranviaria per l’E42 (in collaborazione con Mazzoni e Giuseppe Terragni, 1940).
Il 23 aprile 1941 sposò Emilia Mandruzzato. Collocato a riposo il 31 dicembre 1943, riprese servizio presso l’ufficio architettura dell’amministrazione delle Ferrovie dello Stato il 13 ottobre 1944.
Dopo la riassunzione terminò o progettò e costruì i fabbricati viaggiatori delle stazioni di Savona (1942-46), Frosinone (1945-47), Isernia (1946-48), Ala (dopo il 1946); i fabbricati del dopolavoro e gli alloggi delle Ferrovie dello Stato a Sulmona (1942-48) e il palazzo delle Poste di Reggio nell’Emilia (1951). Nella seconda metà degli anni Quaranta e nei primissimi anni Cinquanta fu impegnato principalmente nella ricostruzione delle stazioni danneggiate durante la guerra: Imola (1946-48), Vicenza (1947), Campobasso (1947-53), Siena (1948), Cassino (1948), Levanto (1948), Faenza (1949), Formia (1949), Ferrara (1949), Reggio nell’Emilia (1949), Rovigo (1949), Verona Porta Nuova (1949), Monselice (1950), Foggia (1951), l’Aquila (1951), Terni (1951), Treviso (1952-53).
Nel luglio 1946 fu nominato tra i membri della Commissione di studio presieduta da Giovanni Di Raimondo per riesaminare la questione della stazione di Roma Termini e fece anche parte della commissione giudicatrice del concorso per il progetto di completamento del fabbricato viaggiatori, bandito nel 1948. Il 1° agosto 1948 fu promosso ispettore capo superiore. Il 15 agosto 1951 fu collocato in pensione per il raggiunto limite di anzianità; continuò tuttavia a prestare la sua opera nelle Ferrovie dello Stato in veste di collaudatore. Nel 1954 partecipò al concorso nazionale per il progetto del fabbricato viaggiatori della nuova stazione di Napoli Centrale e della sistemazione della piazza antistante.
Morì a Roma il 10 febbraio 1979.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Roberto Narducci; V. Lena, Città e stazioni. Architettura e urbanistica ferroviaria, Quaderni delle F. S., Roma s.d. [1961 circa], pp. 105-107, 109-112, 114-119, 135; M. Giacomelli, Siena: una stazione in forma di piazza d’ingresso alla città, in Storia dell’Urbanistica Toscana , IX (luglio 2003), pp. 93-109; Id., R. N. (1887-1979) architetto-ingegnere del ministero delle Comunicazioni, in Architettura ferroviaria in Italia. Novecento, Atti del convegno di studi... 2003, a cura di E. Godoli - A.I. Lima, Palermo 2004, pp. 105-128; A.A. Belfiore, Genesi e realizzazione del fabbricato viaggiatori di Taormina-Giardini, ibid., pp. 199-224; La stazione di Redipuglia di R. N., a cura di A. Morgera (catal.), Fogliano Redi-puglia 2007.