MORANZONI, Roberto
, Roberto Nacque a Bari il 5 ottobre 1880 da genitori di origine veneziana: Giovanni, maestro della banda militare nel corpo d’armata locale, e Amalia Martini.
Ricevette i primi insegnamenti dal padre, dimostrando spiccate attitudini musicali; quindi si iscrisse al liceo musicale Gioachino Rossini di Pesaro, allora diretto da Pietro Mascagni, il quale riconobbe in Moranzoni un talento da coltivare. Nel 1900 suggellò il conseguimento del diploma in composizione con un Inno a Rossini per soli, coro e orchestra, che raccolse il plauso della commissione d’esame. Ma nel liceo pesarese si distinse soprattutto nella direzione d’orchestra, a tal segno che l’anno seguente Mascagni gli affidò la bacchetta per alcune repliche della sua opera Le maschere al teatro Costanzi di Roma. L’evento decretò l’affermazione di Moranzoni, che ricevette subito scritture da altri enti nazionali e internazionali: in particolare dal teatro dell’opera dell’Aquila (1902-03), dal teatro Dal Verme di Milano (1903) e dall’Opera nazionale di Budapest (1906). A Budapest avvenne l’incontro col soprano Maria Camporelli, che sposò a Varese il 15 luglio 1907.
Nel 1910 al politeama Chiarella di Torino diresse Madama Butterfly di Puccini, Aida di Verdi e Lohengrin di Wagner, e al teatro Coccia di Novara di nuovo Madama Butterfly. Nello stesso periodo ricevette diverse proposte di ingaggio dagli Stati Uniti; fu in particolare la Boston Opera Company a insistere per la firma di un contratto come direttore stabile. Moranzoni accettò e il 12 novembre 1910 debuttò dirigendo in un sol giorno Tosca di Puccini (recita diurna) e Lucia di Lammermoor di Donizetti (serale). Lavorò a Boston per più di sei anni, fino al 6 gennaio 1917, dirigendo complessivamente 16 recite di Aida, 14 di Tosca, 13 di Pagliacci, 9 di Madama Butterfly e di Cavalleria rusticana, 8 di Lucia di Lammermoor e della Bohème, 7 dell’Amore dei tre re e del Trovatore, 6 di Otello e della Traviata, 5 dei Gioielli della Madonna, 4 del Barbiere di Siviglia, 3 di Rigoletto, 2 di Martha e del Segreto di Susanna, una della Gioconda, di Andrea Chénier e di Iris. Grazie alla collaborazione di Moranzoni, la Boston Opera Company conquistò una notevole fama internazionale, culminata in una tournée del 1914 a cui partecipò anche la compagnia di cantanti dell’Opéra di Parigi.
Negli stessi anni Moranzoni ricevette inviti da molti enti lirici statunitensi, ma si trovò spesso costretto a rifiutare per onorare il contratto con Boston. Nel 1917 decise infine di accettare l’offerta della Metropolitan Opera House di New York, forse il massimo ente lirico statunitense (gestito da un impresario famoso, Giulio Gatti-Casazza); il 12 novembre 1917 vi debuttò con Aida. La collaborazione durò fino al 1924, dando vita a numerosi allestimenti di successo, tra cui ben 47 recite di Madama Butterfly, 46 di Tosca, 38 di Aida, 36 di Cavalleria rusticana, 28 di Pagliacci, 22 dell’Amore dei tre re, 20 della Traviata, 19 di Rigoletto, 18 di Zazà e di Mefistofele, 10 dell’Oracolo e del Trittico, 8 di Loreley. A New York Moranzoni non si dedicò solo alle opere di repertorio, ma ebbe anche l’intelligenza artistica e la competenza tecnica per portare in scena alcune prime mondiali o americane. In questo senso si colloca la collaborazione con Puccini, che volle affidare proprio al direttore barese la prima assoluta del Trittico (ossia Il tabarro, Suor Angelica e Gianni Schicchi) avvenuta al Metropolitan il 14 dicembre 1918; per l’occasione Moranzoni non esitò ad attraversare l’Oceano Atlantico, in quel momento insidiato dai sottomarini tedeschi, pur di ricevere direttamente dalle mani del compositore, a Torre del Lago, la partitura appena completata. Da allora i due rimasero legati da un sentimento di amicizia. Il Trittico, tuttavia, non fu l’unica prima mondiale diretta a New York da Moranzoni, che il 12 marzo 1919 diresse tre atti unici messi in scena nella stessa sera: Shanewis di Charles Wakefield Cadman (libretto di Nellie Richmond Eberhart), The legend di Joseph Breil (libretto di Jacques Byrne) e The temple dancer di John Hugo (libretto di Jutta Bell- Ranski); e il 12 gennaio 1918 la prima esecuzione americana di Lodoletta di Mascagni (libretto di Giovacchino Forzano), opera che diresse poi altre 7 volte a New York.
Negli anni trascorsi a New York, Moranzoni portò gli spettacoli del Metropolitan in tournée a Brooklyn, Filadelfia, Atlanta, Cleveland e Rochester. Nel 1924 decise di proseguire la carriera americana alla Lyric Opera di Chicago, dove debuttò come direttore stabile il 6 novembre 1924 con Tosca. Anche qui fu accolto con entusiasmo da pubblico e critica, tanto che il contratto gli venne prorogato più volte, fino al 1939.
A Chicago Moranzoni mise in cartellone quasi esclusivamente opere di repertorio, con 20 recite di Aida, 19 del Barbiere di Siviglia, 18 di Cavalleria rusticana, di Tosca, della Bohème e di Otello, 15 di Martha, 14 del Trovatore, 12 di Rigoletto e di Madama Butterfly, 10 dell’Amore dei tre re, 8 di Lucia di Lammermoor e di Gianni Schicchi, 6 di Thaïs e di Risurrezione, 5 dell’Elisir d’amore, di Pagliacci e della Gioconda, 4 di Mefistofele, 3 della Traviata, dell’Oracolo, di Monna Vanna, di Linda di Chamounix e di Conchita, 2 di Don Pasquale, di Lakmé e delle Nozze di Figaro, una di Andrea Chénier.
Dopo aver diretto, il 17 dicembre 1939, un’ultima rappresentazione di Aida, il direttore barese si imbarcò alla volta dell’Europa nei primi giorni del 1940, scegliendo la sua nuova residenza a Milano. Qui si ritirò dalla carriera di direttore d’orchestra e si occupò di didattica, dedicandosi in particolare alle lezioni di canto: pur non essendo cantante, difatti, aveva acquisito notevole competenza in materia grazie al duraturo impegno nel teatro d’opera, nonché alla collaborazione con artisti quali Enrico Caruso, Geraldine Farrar, John McCormack, Giovanni Martinelli, Tito Schipa, Claudia Muzio, Beniamino Gigli, Jan Kiepura, Jussi Björling. Negli anni milanesi tenne fitti rapporti epistolari con molti dei musicisti incontrati in America, così come con i dirigenti degli enti per cui aveva lavorato per circa trent’anni. Furono proprio questi ultimi a convincerlo a tornare a Chicago nel 1946 per dirigere le due recite di Tosca e le due della Traviata che chiusero definitivamente la sua carriera teatrale; dopodiché si ritirò in Brianza.
Morì a Desio il 10 dicembre 1959 e fu sepolto nel cimitero di Varese.
A New York ebbe modo di collaborare più volte con Caruso: dalle testimonianze di Wanda Lazzarino (Giovine, 1971, p. 11) risulta che era solito ricordare con emozione le vicende trascorse in compagnia del grande cantante, quando, per esempio, il palcoscenico del Metropolitan si riempiva di bandierine tricolori, in onore dei due artisti italiani.
Al liceo musicale di Pesaro fu compagno di Riccardo Zandonai, ma i due allievi di Mascagni svilupparono presto vocazioni diverse: quest’ultimo si dedicò alla composizione, mentre Moranzoni preferì da subito approfondire le tecniche di esecuzione e d’interpretazione, e infatti la sua carriera fu unicamente votata alla direzione, pratica nella quale riuscì a eccellere, segnalandosi per uno scrupoloso rispetto della partitura e una totale estraneità agli istrionici atteggiamenti del divo.
Negli stessi anni in cui Arturo Toscanini, altro grande testimone della cultura musicale italiana oltreoceano, mieteva memorabili successi, anche Moranzoni contribuì valorosamente a diffondere il melodramma italiano negli Stati Uniti, dove la sua encomiabile coscienza professionale fu molto apprezzata. Nel necrologio apparso sul Corriere della sera del 16 dicembre 1959 si legge che Moranzoni «sapeva essere interprete di eccezionale fervore e penetrazione, ma non anteponeva mai se stesso al testo musicale » (p. 6): la riflessione sintetizza in poche parole il pregio primario di Moranzoni, al quale si devono i notevoli consensi ottenuti in una ricca carriera.
Fonti e Bibl.: E. Moore, Forty years of Opera in Chicago, New York 1930, pp. 348-351, 383-393; P. Sanborn - E. Hilb, The Metropolitan book of the Opera, New York 1939, p. 46; G. Gatti-Casazza, Memories of the Opera, New York 1941, pp. 240, 267, 276; W. Seltsam, Metropolitan Opera annals, New York 1947, pp. 310-415; G. Schiavo, Italian American history, New York 1952, p. 192; I. Kolodin, The story of the Metropolitan Opera, New York 1953, pp. 315, 319, 324, 328, 341, 350, 353, 355 s., 360, 365, 369, 370, 394; Q. Eaton, Opera caravan, London, 1957, pp. 278-293; W. Brockway - W. Herbert, The world of Opera, New York 1962, p. 380; S. Wolff, L’Opéra au Palais Garnier, Paris 1962, pp. 128, 521; Q. Eaton, The Boston Opera Company, New York 1965, pp. 50, 87, 89, 157, 238, 248, 274, 277, 290-321; R. Davis, Opera in Chicago, New York 1966, pp. 313-368; G. Farrar, The autobiography of Geraldine Farrar, New York 1970, p. 294; A. Tassinari, Ricordi della mia carriera artistica, Roma 1970, p. 12; A. Giovine, R. Moranzoni. Direttore d’orchestra barese, Bari 1971, pp. 5-12; W. Ashbrook, The Operas of Puccini, New York 1985, pp. 174 s., 198; M. Girardi, Puccini, Marsilio 1995, p. 371; D. Schickling, Giacomo Puccini. La vita e l’arte, Ghezzano 2008, pp. 317- 319; Diz Encicl. Univ della Musica e dei Musicisti, Le biografie, V, p. 191.