GOITRE, Roberto
Nacque a Torino il 26 nov. 1927 da Mario e Irene Benso. Dotato di un istinto musicale precoce, intraprese da bambino lo studio della musica. Conseguita la maturità classica nel 1945, si dedicò completamente agli studi musicali, seguendo le lezioni di F. Quaranta per il pianoforte e la composizione, di A. Surbone per l'organo e di I. Rostagno per la direzione di coro.
Come compositore si dedicò principalmente alla musica da camera, alla musica di scena e alla realizzazione di colonne sonore. Le sue prime prove di compositore risalgono al 1947, anno di pubblicazione della Cavalcata a mare (dramma di J. Synge); seguirono: Due quadri (per orchestra, 1947-48), Tre dediche (pianoforte e violino, 1948), Adagio quasi berceuse (organo, 1948), Musica per pianoforte (1948), Paysage reposé (voce e pianoforte, 1948), Nugellae (pianoforte 1948-50).
Oltre che come compositore, il G. si distinse come direttore e organizzatore. Nel 1954 fondò infatti la Corale universitaria di Torino, di cui fu anche direttore: la Corale acquistò buona fama in Italia e all'estero, partecipò con successo a concorsi internazionali quali il Guido Monaco d'Arezzo, dove ottenne il primo premio come miglior coro italiano. Nel 1962 Marcello Abbado, che aveva avuto modo di apprezzare il G. in occasione dell'esecuzione dell'Amphiparnaso di O. Vecchi al conservatorio G. Nicolini di Piacenza, gli offrì la cattedra di musica corale e direzione di coro in quel conservatorio; l'attività didattica presso il conservatorio lo avrebbe impegnato per tutta la vita.
Compose molti pezzi per pianoforte, coro, organo e flauto. Ricordiamo Ritmogenesi (pianoforte, 1953), Quintetto n. 2 (per fiati e pianoforte, 1954), In paradisium (coro a quattro voci miste, 1957), Ave Maria (coro a quattro voci miste e organo), Ne cherchons pas… (coro a quattro voci miste, 1960), Sintassi monotematica (flauto e pianoforte, 1960), Alla solitudine e Presagio d'uragano (due liriche di R.M. Rilke per soprano, contralto e pianoforte, 1961), Fantasia in un tempo d'allegretto (testo di Rilke, per coro a quattro voci miste, 1965), Dell'onda (L.M. Straniero, per coro a quattro voci miste, 1965), Senza parole (coro a quattro voci miste, 1965), Responsorio di s. Giuseppe da Copertino (contralto, due tenori, e organo, 1966).
Tra il 1962 e il 1971 il G. assunse la direzione del coro della RAI di Torino. Dal 1967 curò inoltre le trascrizioni e le revisioni di composizioni di musicisti operanti tra il Cinquecento e il Seicento alla corte sabauda.
Tra queste: R. Trofeo, Dieci canzoni (per organo); G.B. Steffani, Parvulus filius (mottetto natalizio a voci dispari); F. Agliè, 'L cont Piolet (balletti per le feste di Madama Reale); La fenice rinnovata (balletto di corte, rielaborazione per undici strumenti); Il dono del re delle Alpi (rielaborazione per undici strumenti); P. Veccoli, Adelonda di Frigia (intermezzi musicali per l'omonima commedia di F. Della Valle); L. Marenzio, Così nel mio parlar (madrigale a 5 voci miste); B. Marcello, Canzon sesta a quattro senza stromento; A. Bertalotti, Solfeggi cantati a due e tre voci.
Tra le composizioni di questi anni figurano principalmente musiche di scena e colonne sonore, fra le quali ricordiamo, per la RAI, il documentario a puntate Kontika avventurosa formica (1963-64) e gli sceneggiati La statua incantata (1965), Storia di un eroe (1969), IBuddenbrook di Th. Mann (1971). Per il teatro Stabile di Torino: Notti astigiane, di C. Allione (1968); La persecuzione e la morte di G. Savonarola, di M. Prosperi (1969); Radici, di A. Wesker (1970); Vita di Shakespeare di A. Dallagiacoma (1971).
Un aspetto importante dell'attività del G. è costituito dall'impegno per la didattica. Critico deciso della scarsa attenzione prestata dalla scuola italiana all'insegnamento della musica e dei metodi didattici adottati, affermava "che la musica non è soltanto un fenomeno artistico privilegio di pochi, ma un patrimonio di enorme valore formativo, educativo e di socialità di cui tutti possono essere partecipi mediante lo strumento più naturale: la voce" (Validità del canto corale, Milano 1975). Si dedicò dunque alla ricerca di un metodo di insegnamento adeguato alle esigenze dei giovani allievi. Nel 1968 fece un viaggio in Ungheria nel corso del quale venne direttamente a conoscenza dei principî didattici e musicali del metodo di Z. Kodaly.
Alla base di questo metodo vi è il do mobile, pratica che il G. aveva precedentemente scoperto in Guido d'Arezzo, che già nell'XI sec. aveva dimostrato quanto più semplice e precisa fosse la lettura delle note per distanze anziché per posizioni fisse, attraverso il collegamento occhio-orecchio-memoria-voce. Seguendo tali principî e sperimentando questo metodo sia con normali scolaresche, sia con un gruppo selezionato di bambini, che divenne il coro di voci bianche dei Piccoli cantori di Torino, pubblicò nel 1972 il metodo Cantar leggendo: con l'uso del do mobile (Milano 1972).
Cantar leggendo è alla base di un percorso didattico strutturato al fine di seguire e indirizzare la formazione musicale del bambino fin dai primi anni di vita. Esso costituisce pertanto il nucleo centrale di un'organica e sistematica impostazione di una nuova pedagogia musicale che si prefigge di assimilare il linguaggio musicale a quello parlato, in modo che la sua comprensione e la sua pratica assumano l'aspetto di un "madre lingua musicale". Gli scritti Canti per giocare (in collab. con Ester Seritti, ibid. 1980) e Far musica è… (ibid. 1984, a cura di M. Pigazzini) costituiscono un'integrazione del suo programma educativo. In questi testi il G. sviluppò ulteriormente i problemi relativi all'educazione musicale dei bambini, giungendo a una concezione pedagogica più lata, che vede la musica come strumento educativo suscettibile di concorrere allo sviluppo delle facoltà psico-intellettive e alla formazione globale dell'individuo. Il G., inoltre, comprese presto come la pratica musicale potesse trovare ulteriori applicazioni nel campo della musicoterapia (fu anche vicepresidente dell'Associazione italiana studi di musicoterapia).
Tra le opere didattico-musicali del G. si ricorda inoltre Ari bari cutiri cutari (Piacenza 1979, in collab. con M. Di Stefano).
Il G. continuò contemporaneamente la sua attività di pianista accompagnatore e di direttore di coro. Oltre ai Piccoli cantori di Torino, organizzò la formazione di altri due complessi corali: il Coro farnesiano e le Voci bianche del Coro farnesiano.
Nel 1977 fondò, presso l'editrice Suvini Zerboni a Milano, la rivista di didattica musicale e canto corale La Cartellina, che diresse fino alla morte e che gli sopravvisse.
Il G. morì a Piacenza il 17 luglio 1980.
Fonti e Bibl.: Storia del teatro Regio di Torino, I, M.-Th. Bouquet, Il teatro di corte dalle origini al 1788, Torino 1976, p. 15; La Cartellina, ottobre 1980; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 255 s.