BOMPIANI, Roberto
Figlio di Domenico e di Serafina Bernardini, nacque a Roma il 10 febbr. 1821 da famiglia benestante, il che gli permise di dedicarsi all'arte, frequentando giovanissimo i corsi all'Accademia di S. Luca. Contrariamente a quanto affermato (Thieme-Becker e altri repertori), il B. non esordì come scultore: solo in un periodo più tardo e cronologicamente ben delimitato - tra il 1865 e poco dopo il 1870 - egli si dedicò anche alla scultura; e fu, fin dagli anni giovanili, essenzialmente pittore. Le notizie sulle prime opere del B. si riferiscono infatti a dipinti. Del 1844 è il Dante e Virgilio (P.P., 1909), dipinto del quale si sono perse le tracce dopo che fu esposto alla LXXVII Esposizione internazionale di belle arti di Roma (1908), in una sala allestita per commemorare il pittore appena scomparso.
Probabilmente esso va identificato con il Dante,Virgilio eGerione (L. Volkmann, Iconografia Dantesca, Leipzig 1897, p. 153), presentato al pubblico nel 1847 nella Sala del Popolo a Roma. La scelta del tema non è del tutto priva di significato e colloca il B. giovane tra gli artisti più rappresentativi del gusto, sostanzialmente accademico ma con concessioni a correnti meno squalificate, che era in voga in alcuni ambienti artistici romani. Non a caso nel 1843 il Consoni esponeva a Monaco un dipinto ispirato all'incontro di Dante, Virgilio e i quattro poeti latini, mentre nello stesso tema si era cimentato il Minardi. Il B., del resto, aveva avuto senz'altro modo di conoscere e frequentare i due pittori all'Accademia di S. Luca.
Con l'Accademia, della quale entrerà a far parte nel 1868, il pittore romano fu sempre in ottimi rapporti e il suo gusto ben si accordava con il carattere sostanzialmente conservatore della istituzione. Fu, tra l'altro, in un concorso accademico (concorso Pellegrini) che il B. ricevette uno dei primi riconoscimenti ufficiali con il dipinto I tre principi Idumei che compiangonoGiobbe mentre la moglie di lui lo schernisce; alla stessa opera fu assegnato nel 1850 il premio del Concorso Clementino, risultato quell'anno senza vincitore (il quadro fu donato dal pittore alla Galleria dell'Accademia). Aveva così inizio quella fama che senza raggiungere dimensioni straordinarie accompagnò sempre il B. e gli procurò numerose ed impegnative commissioni pubbliche e private.
Tra esse vanno almeno ricordate le due tele dipinte per i Borghese nel 1854, a ricordo di una visita di Pio IX ai possedimenti nettunensi della famiglia patrizia (Il Papa in carrozza ricevuto aNettuno da Marcantonio Borghese e Pio IX che parla ai membridella famiglia raccolti davanti ad una edicola della Madonna, entrambi di proprietà Borghese, Nettuno) e gli affreschi eseguiti a S. Paolo fuori le Mura (Il ProfetaAcabo a Cesarea, poco prima del 1854), a S. Lorenzo in Lucina (decorazione della navata centrale, tra il 1856 ed il 1860) e a S. Maria in Trastevere (Martirio di s. Romolo, intorno al 1860); opere queste ultime che ben rappresentano le tendenze, ambiziose nelle intenzioni quanto modeste negli esiti, della politica artistica di papa Mastai-Ferretti.
Altro incarico di una certa importanza fu, nel 1862, la nomina a commissario del governo pontificio presso l'Esposizione di Londra, dove il pittore risiedette quasi nove mesi, entrando in cordiali rapporti con alcuni circoli artistici. Fu probabilmente grazie ad essi che il B. ottenne nel 1870 l'incarico di collaudare gli affreschi della cattedrale di Malta.
Tra le due date l'interesse del B. fu soprattutto rivolto alle esperienze plastiche. La statua di Saffo (Roma, atrio di palazzo Castellani a piazza di Trevi) è del 1866 e costituisce praticamente la sola testimonianza disponibile dei non eccelsi risultati raggiunti in questo campo. Merita, tuttavia, di essere sottolineata la delicatezza di modellato del bassorilievo che adorna il piedistallo e che rappresenta le Nereidi che trasportano il corpo esanime della poetessa e pregano Nettuno di accoglierla. Non si conosce la collocazione di altre sculture eseguite dal B.: una Ruth, una Moglie di Loth, una Vita eterna, i medaglioni delle tombe della poetessa Elena Montecchi Torti e di Maria Santi in Gerardini (questi due ultimi realizzati per sepolture al Verano oggi rimosse), Alessandro che doma Bucefalo. In quest'ultima, però, il soggetto "reale" dell'opera (un putto che cavalca una canna) presenta di per sé almeno un motivo di interesse, costituendo forse la prima testimonianza di una svolta nel gusto del B., con l'introduzione nella sua tematica, accanto ai soggetti allegorici, mitologici, religiosi, di temi più borghesi, vicini a quei bozzetti e scene di genere che costituiranno uno dei filoni della sua pittura dopo il 1870.
Intanto non aveva abbandonato la pittura (ritratto della Signora Liverani premiato a Berlino nel 1866, Roma, Galleria Nazionale d'Arte moderna) e anche quando si dedicherà unicamente ad essa il ritratto sembra costituire il genere di maggior interesse (Marchese Ferrajoli, 1870, Roma, Museo di Roma; Canevari, 1872, Accademia di S. Luca; la Moglie, presentato all'Esposizione di Vienna del 1873), ma ben presto, con la Fanciulla cheinghirlanda il busto del padre e Il flautista (esposti a Filadelfia nel 1876, ill. in L'Illustraz. ital., 1876), ha inizio la serie delle cosiddette "tele pompeiane", da considerare le opere di maggior successo del pittore, in evidente armonia con il gusto del pubblico umbertino. Il B. seppe rendersene conto subito: allo stesso periodo appartengono infatti opere come Catullo sulle rivedel Tevere, l'Affissatorepompeiano,Il triclinio,Una partita agliastragali (attualmente disperse; dell'ultima v'è una riproduzione fotografica in P. P., 1909), dove scena di genere e rievocazione archeologica si fondono con indubbia abilità. Il genere non costituiva una novità: il Bagno pompeiano del Morelli (1866) ne può essere considerato il più illustre precedente anche per quanto riguarda il più assoluto disinteresse, riconoscibile nel Morelli come nel B., per un qualsivoglia più complesso significato. Appare quindi almeno discutibile l'interpretazione, del resto senza seguito, in chiave sociale del Flautista da parte di G. Arnaud (L'Acad. de Saint-Luc à Rome. Considèrations historiques depuis ses origines jusquà nos jours, Rome 1886, p. 263): "espressione perfetta dell'emancipazione del proletariato".
Altre opere dello stesso periodo, non appartenenti al filone pompeiano, confermano in maniera esauriente che il B. è ben lontano da qualsiasi ricerca in tal senso.
Si vedano il ritratto a figura intera della Regina Margherita (1878, Roma, palazzo di Montecitorio), la Giuditta presentata all'Esposizione di Parigi del 1878, l'affresco con la Morte deiprimogeniti in Egitto (non la Strage degli Innocenti) eseguito intorno al 1877 (Roma, Quadriportico del Cimitero del Verano), e, a fortiori, l'affermazione vale per opere a carattere allegorico o mitologico, databili con ogni probabilità allo stesso decennio: Diana e Atteone (dipinto replicato altre due volte e del quale il Willard, p. 410, ricorda un esemplare esposto per molti anni sullo scalone della Gardner Brewer House di Boston) e i quadri raffiguranti La Danza e La Tragedia eseguiti per il Teatro dell'Opera di Santiago del Cile. Per la città sudamericana il B. eseguì anche, verosimilmente a breve distanza, due tele per la cattedrale, l'Ascensione e l'Incoronazione di spine; il che conferma che sia all'estero sia in Italia la sua fama era abbastanza salda e spiega, almeno in parte, le cause di quella nevrosi che ridusse praticamente a zero l'attività dell'artista nel decennio successivo e alla quale non dovette essere appunto estraneo il surménage degli anni '70.
Il ritorno del B. sulla scena artistica intorno al 1890 non è caratterizzato da novità di grande rilievo ma non è nemmeno solamente la ripresa di un discorso dal punto di interruzione. La Giuditta del 1891 e la S. Lucia del 1893 (riproduzioni in P. P., 1909) appaiono improntate a una ricerca formale più evidente mentre qualche elemento di maggior freschezza mostra Il bagno del 1900; e se la celebre Sportula o Salutatio Matutina (1899; Roma, palazzo di Montecitorio) o la Donna dell'antica Pozzuoli (1894; Roma, Ministero della Pubblica Istruzione) ripropongono i consueti soggetti archeologici, una Testa di Araba del 1898 (dispersa) testimonia di un timido approccio alla tematica esotica. Né è privo di significato il fatto che, in questi anni, il B. coltivasse in modo particolare la pittura ad acquerello. Dei paesaggi o, come furono definiti, "impressioni" eseguiti con tale tecnica (di essi in P. P. vengono ricordati Alagna e Lago di Como del 1897, ma altri furono eseguiti in Svizzera e Germania) il Roux, commentando la LXXIV Esposizione internaz. di belle arti di Roma, segnalò appunto "la freschezza non comune nei lavori giovanili" (in Natura e Arte, XIII, [1903-4], n. 15, p. 147).
Altrettanto significativa è appunto la circostanza che per la prima volta a questi acquerelli il B. affidasse la propria rappresentanza in una mostra, anche se non era nuovo al paesaggio (Il porto diRipetta, 1880, Roma, Museo di Palazzo Venezia) o all'acquerello (acquerelli del B. son citati nel 1854 da Bernardo Celentano nel suo diario: L. Celentano, B. Celentano,due settennii nellapittura, Roma 1883, p. 99). L'incidenza di questi elementi "nuovi" non può tuttavia essere sopravvalutata, tenendo presente la modesta statura artistica del B.; essi giustificano giudizi come quello del Willard (p. 409) che vide il B. "aperto alle nuove idee" ma non possono aprire nessun processo di revisione, neppure sull'onda del nuovo interesse per la pittura "pompier". Lontano anche dalla feroce coerenza del più rappresentativo W. Bouguereau, il B., anche il migliore B., costituisce piuttosto uno dei sintomi più significativi di una cultura figurativa che, pur tra diverse possibilità e sollecitazioni, non è riuscita a produrre esiti organicamente definiti.
Nel 1902 il B. vinse il concorso Poletti con un breve saggio (pubbl. Roma 1903): Esame e confronti delle tecniche dellepitture afresco e ad olionelle varie scuole dal Rinascimento ai nostrigiorni; studio analitico e scientifico degli effetti che produce il tempo suivari sistemi del colorire.
Il B. morì a Roma il 19 genn. 1908, mentre lavorava ad una grande Apoteosi di Saffo. Alla morte ricopriva la carica di presidente dell'Accademia di S. Luca. Il 17 febbr. 1846 sposò Teresa Matthey, dalla quale nacquero: Augusto, Clelia, Giuseppina, Giorgio e Ugo. Rimasto vedovo, nel 1890 sposò Mary Eyre Ariel.
Clelia (Roma 5 ag. 1848 - ivi 23 febbr. 1927) si dedicò anche alla pittura come suo figlio, Alessandro Battaglia.
Augusto nacque a Roma l'11 ag. 1852; apprese dal padre i primi rudimenti della pittura e seguì poi i corsi all'Accademia di S. Luca; a partire dal 1875 la sua personalità può considerarsi definitivamente formata. La sua prima opera di composizione, I nipoti degeneri (venduta in America), è del 1878 e lascia chiaramente individuare quella tendenza per la scena di genere, qui anche a sfondo moraleggiante, che costituisce accanto al paesaggio il filone principale della sua pittura. Lo confermano le opere esposte, nel decennio successivo, ad alcune delle maggiori rassegne artistiche nazionali: Tra una messa e l'altra, presentata a Torino nel 1880, Veduta di Porto d'Anzio (Roma 1883, due versioni), Testa di ciociara (due versioni), Arrivo (Firenze 1883), Studio di paese (Torino 1885), o altre realizzazioni posteriori, quali Vecchia capanna (Roma, Galleria nazionale d'arte moderna), Servo e padrone, presentato alla LXXVII Esposizione internazionale di belle arti di Roma nel 1908.
La sostanziale fedeltà del B. a questi due filoni ("eccezioni" come il Romeo e Giulietta, venduto in Germania nel 1890, non costituiscono note troppo discordanti) offre già una prima indicazione sui limiti della sua personalità e sul condizionamento operato sulla sua produzione dalle correnti meno avanzate della pittura contemporanea. Da questo punto di vista Vecchia capanna, nel suo composto realismo tipicamente ottocentesco, è una opera estremamente significativa. Più interessante, per i vivaci spunti cromatici, è l'Arrivodel Vescovo (Roma, Ministero della Pubblica Istruzione), databile forse al decennio successivo, ma che non offre spunti validi ad un giudizio globale sostanzialmente nuovo. Tutto sommato, resta legato quasi sempre al gusto paterno; con il padre, del resto, egli mantenne stretti legami artistici come conferma la fondazione dell'Accademia Raffaello Sanzio ad opera dei due e dello scultore Paolo Bartolini nel 1890.
Morì a Roma il 9 maggio 1930. Dal suo matrimonio con Anna Piacentini nacque a Roma nel 1898 il figlio Carlo, pittore.
Bibl.: P. P., In memoria di R. B. Pittore e scultore, Cassino 1909. Per indic. partic., oltre alla bibliografia in U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, p. 264, e alle opere citate nel testo, si vedano C. Donati, R. B., in L'Illustraz. ital., 20 ag. 1876, pp. 178, 184 ss.; R. Willard, History of modern Italian art, London 1898, pp. 409 s.; O. Montenovesi, Il Camposanto di Roma. Storia e descrizione, Roma 1915, pp. 105, 110; M. De Benedetti, Giuseppe Ferrari,R. B…, in Catalogo dell'Esposizione Nazionaledi Belle Arti nel Cinquantenario della Capitale, Roma 1921, p. 104; L. Huetter-E. Lavagnino, S. Lorenzo in Lucina, Roma s.a., pp. 23, 37; Mostra di Roma nell'Ottocento, Roma 1932, pp. 4, 82, 83, 95, 98, 170.
Per Augusto, oltre alla bibl. in U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, IV, pp. 263 s., e H. Vollmer, Künstler-Lexikon des XX. Jahrh.s, I, p. 259, si vedano i catal. delle mostre citate e A. M. Comanducci, Diz. illustr. dei pitt. ital. moderni…, I, Milano 1962, p. 217 (p. 218 per Clelia); U. Bicchi, Una mostra dell'800, Galleria d'arte Corona, Roma 1943.