ANGIÒ, Roberto
Appartenente al ramo di Durazzo, ultimo figlio di Giovanni, conte di Gravina, e di Agnese di Périgord, ancora bambino il 4 nov. 1330 fu presente, col padre e i fratelli Carlo e Ludovico, alla proclamazione di Giovanna ad erede del Regno e, successivamente, il 26 sett. 1333 partecipò alle feste per le nozze tra Giovanna ed Andrea d'Ungheria.
Arricchito di beni e di feudi dopo il matrimonio di suo fratello Carlo con Maria d'Angiò, sorella della regina, rimase estraneo agli intrighi che portarono all'assassinio di Andrea d'Ungheria ed ai contrasti che lo seguirono. Tuttavia quando Luigi, re d'Ungheria, venne in Italia per vendicare suo fratello Andrea, l'A. con il fratello Ludovico fu catturato ad Aversa ed inviato in Ungheria, ove rimase cinque anni prigioniero. Riottenuta la libertà per l'intervento di Clemente VI e costretto a giurar fedeltà a Luigi d'Ungheria, ritornò in Italia nel gennaio 1353, da Venezia per Padova, Rovigo, Ferrara e Roma, raggiungendo Napoli. Di là, considerando estorto il giuramento prestato, sfidò a duello il re d'Ungheria, cui non perdonava l'uccisione del fratello Carlo, ma lo scontro non ebbe luogo.
Umiliato per la mancata concessione di feudi e di appannaggi negatigli dalla regina Giovanna e dal marito Luigi di Taranto, fu allora aiutato dal potente zio, il cardinale Talleyrand de Périgord, nell'ambizioso progetto di ottenere la mano di una nipote di Giovanni Visconti; ma durante il viaggio, mentre raggiungeva appunto l'arcivescovo, egli fu catturato, il 12 luglio 1354, da Iacopo d'Acaia, col pretesto di vendicare, in lui, l'usurpazione dell'Acaia compiuta dal padre Giovanni; ma al gesto, che suscitò grande scalpore, non furono estranei, come sembra, né i principi di Taranto né la moglie stessa di Iacopo, Sibilla del Balzo, che intendeva cosi rifarsi dei torti subiti dalla sua famiglia ad opera dei principi Durazzeschi.
Liberato dalla prigionia verso la fine dell'invemo del 1355, dopo che in suo favore erano intervenuti il papa Innocenzo VI, che colpì il Piemonte d'interdetto, l'imperatore Carlo IV e lo stesso Amedeo VI di Savoia, cercò scampo a Pinerolo e in un secondo tempo ad Avignone presso lo zio cardinale.
Impulsivo e desideroso di vendetta, in concomitanza con la ribellione di suo fratello Ludovico in Puglia, conquistò di sorpresa, nella notte tra il 6 ed il 7 apr. 1355, la formidabile fortezza dei del Balzo a Les Baux, asserragliandovisi a difesa. Non sostenuto però dalla popolazione né dal papa Innocenzo VI, fu costretto ad arrendersi nella seconda metà di luglio. Morì un anno dopo, nel 1356, a Poitiers combattendo col re di Francia contro gli Inglesi.
Bibl.: C. Minieri Riccio, Studi storici fatti sopra 84 registri angioini dell'Archivio di Stato di Napoli, Napoli 1876, p. 28; G. Claretta, Roberto di Durazzo dei reali di Napoli e la famiglia di Iacopo di Savoia principe di Acaia, in Atti d. R. Accad. d. scienze di Torino, XV (1880), pp. 743-70; C. Minieri Riccio, La genealogia di Carlo II, in Arch. stor. Per le prov. napol., VII(1882), pp. 673 s.; VIII (1883), pp. 20 s.; M. Camera, Elucubrazioni storico-diplomatiche su Giovanna I regina di Napoli e Carlo III di Durazzo, Salerno 1889, pp. 132, 176, 208; G. Ceci, Il giuoco a Napoli durante il Medioevo, in Arch. stor. per le prov. napol., XXI (1896), p. 304; G. De Blasiis, Le case dei principi angioini nella piazza di Castelnuovo, in Racconti di storia napoletana, Napoli 1908, pp. 202, 263; G. M. Monti, La dominazione angioina in Piemonte, Torino 1930, pp. 228 s.; V. Epifanio, Gli Angioini di Napoli e la Sicilia dall'inizio del regno di Giovanna I alla pace di Catania, Napoli 1936, pp. 342, 347.