ROBERTI, Lorenzo, detto Enzo
ROBERTI, Lorenzo, detto Enzo. – Nacque a Subiaco, in provincia di Roma, l’11 agosto 1924 da Benedetto e da Virginia Lustrissimi (Subiaco, Archivio storico comunale, Registri di stato civile). Studiò all’Istituto magistrale di Subiaco, divenne allievo del pittore Benedetto Tozzi e iniziò a frequentare il suo studio. All’inizio degli anni Quaranta si ammalò gravemente di tubercolosi e fu costretto a trascorrere un lungo periodo presso il sanatorio Forlanini di Roma.
La critica ha ben evidenziato alcune analogie con le opere di Renato Guttuso in quadri come Fucilazione (1944; E. Garrone, in Enzo Roberti, a cura di C. Roberti, 2005, p. 19), dove sono evidenti anche gli echi della pittura espressionista. In Natura morta (1946; dipinti entrambi conservati nelle collezioni degli eredi) sembra presente una riflessione su analoghi soggetti di Giorgio Morandi (Enzo Roberti, 2005, pp. 21 s.). Altri quadri mostrano con evidenza un artista alla ricerca di una personale poetica espressiva, attraverso la riproposizione di modalità pittoriche dagli esiti molto vicini a correnti del XIX secolo come i gruppi dei nabis e dei puristi.
Nel 1947 ottenne il diploma di maturità magistrale, ma nel 1950, volendo dedicarsi alla pittura, conseguì da privatista un secondo diploma di maturità presso il liceo artistico di via di Ripetta a Roma.
Nel 1952 suo padre morì e l’anno seguente Roberti si trasferì a Roma e iniziò a lavorare come disegnatore presso la SRE (Società Romana di Elettricità). Entrò in contatto con la pittura di Sante Monachesi, Giovanni Omiccioli e Mario Mafai. Sposò nel 1957 Maria Colazingari (M. Colazingari et al., ibid., pp. 11 s.). In quel periodo partecipò a numerose mostre collettive, prevalentemente a carattere locale o regionale.
Nel 1958 nacque il figlio Bruno e nel 1961 il secondogenito Carlo. Sempre nel 1961 tenne una mostra personale alla galleria San Marco di via del Babuino a Roma e partecipò a numerose altre mostre collettive a Roma e nel Lazio. Nel 1963 prese parte alla Mostra concorso di arti figurative al palazzo delle Esposizioni di Roma (Mostra, 1963, pp. 49, 225). L’anno seguente il quadro Natura morta con uva venne acquistato dalla Cassa di risparmio di Roma (come documenta una lettera del capoufficio dell’ente datata 1964, ora nell’archivio privato degli eredi Roberti).
Nel 1965 dipinse Natura morta con foglie (eredi Roberti; Enzo Roberti, 2005, pp. 61, 318), che rivela un’affinità con alcuni lavori della corrente pittorica del cosiddetto ultimo naturalismo. Sempre nel 1965 tenne una personale alla galleria Viotti di Torino. Nel 1967 morì la madre e in seguito a questo evento dipinse Rottami (eredi Roberti; ibid., pp. 67, 318) e, nello stesso anno, Crocifissione (Subiaco, cimitero, tomba di Benedetto Roberti e Virginia Lustrissimi; ibid., p. 69). Nel 1968 nacque la sua terza figlia, Francesca.
A partire dal 1969 iniziò a dipingere paesaggi a olio su masonite. I molti lavori intitolati Cielo e terra, fra i migliori della sua attività, costituiscono l’approdo a una pittura quasi aniconica, vicina, per analogia di risultati, alla pittura informale (si veda Cielo e terra del 1969, eredi Roberti; ibid., pp. 87, 320).
All’inizio degli anni Settanta ebbe una forte recrudescenza della tubercolosi che lo aveva colpito in gioventù. Nacque la serie delle Camicie, un soggetto sul quale avrebbe lavorato per il resto della vita e che gli diede una buona notorietà, nonostante la scelta, caratteriale ed esistenziale, di restare fuori dai movimenti artistici contemporanei. La Camicia venne declinata in vari contesti e in numerose serie di lavori (Colazingari et al., ibid., p. 14), con influenze nuovamente espressioniste, ma anche surrealiste e iperrealiste (E. Garrone, ibid., pp. 91-96, 143 s.). Era un indumento, secondo le parole dell’artista, che incarnava l’io più profondo dell’uomo che la indossava e ne rivelava i sentimenti, come se si trattasse di una seconda pelle (Ghilardi, 1976, pp. 8 s.).
Nel 1974 espose questi soggetti in una personale alla galleria Giosi di via del Babuino, a Roma.
Sempre nel 1974 dipinse le Quattordici stazioni della Via Crucis, in una prima versione raffigurando il soggetto in camicia. Per mostrare il ciclo pittorico a Giovanni Fallani, presidente della commissione pontificia per l’Arte sacra, l’artista affittò addirittura un camioncino. Il suo lavoro però, a giudizio di Fallani, era l’espressione della disperazione di un uomo, della sua personale ‘via crucis’, che non rispondeva alla verità dei Vangeli (p. 9).
Dalla metà degli anni Settanta Roberti realizzò una serie di ritratti di personaggi celebri rappresentati con una camicia che ne definiva il carattere. Nel 1976 rifece gran parte delle stazioni della Via Crucis, eliminando quelle espressioni di rabbia estrema che secondo la commissione pontificia non si addicevano a Cristo (p. 9).
Questa nuova versione, quindi, per decisione di monsignor Fallani, venne esposta al Colosseo durante la tradizionale processione del Venerdì Santo presieduta dal papa Paolo VI. Successivamente il ciclo di opere venne presentato in vari comuni italiani, sempre grazie all’interessamento del monsignore (Roma, Archivio privato degli eredi, Fallani, 11 maggio 1976; 2 settembre 1976).
Nel 1984 Roberti realizzò Bombardamento di Subiaco del 1944, una grande tela commemorativa in occasione del quarantennale del tragico evento, che donò al Comune (Subiaco, sala del Consiglio comunale). Nel 1987 espose a Roma in una personale alla galleria Agostiniana dal titolo «Enzo Roberti pittore, amico dei poeti», presentando lavori che interpretavano varie poesie italiane e straniere (Colazingari et al., in Enzo Roberti, 2005, p. 16; E. Garrone, ibid., pp. 146 s.). Nel 1988 tenne un’esposizione personale al Forte Spagnolo (noto anche come Castello Cinquecentesco) dell’Aquila e donò l’opera Camicie come farfalle al Museo nazionale d’Abruzzo (Mancini, 1° settembre 1988).
Nello stesso anno risulta fra i «consultori» della pontificia commissione centrale per l’Arte sacra in Italia (Annuario, 1988, p. 1146). Nel 1989 le Quattordici stazioni della Via Crucis vennero collocate nella chiesa del Presidio a Roma, nella città militare della Cecchignola.
Morì a Roma il 29 gennaio 1990 (Colazingari et al., in Enzo Roberti, 2005, p. 16).
La grande maggioranza delle sue opere si trova nelle collezioni degli eredi, altre sono conservate nel Comune di Subiaco (Enzo Roberti, 2005, pp. 69, 74, 153) e in collezioni private italiane. Allo stato attuale, pochissime risultano comparse sul mercato delle aste. Nel 2010 presso la galleria Edarcom Europa di Roma si è svolta un’antologica dell’artista.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Biblioteca della Quadriennale, b. R. E.; Archivio privato degli eredi, Capoufficio sviluppo della Cassa di risparmio di Roma, Lettera a Vincenzo [sic] Roberti, Roma, 10 gennaio 1964; G. Fallani, Lettera a Renato Gozzi, Roma, 11 maggio 1976; Id., Lettera a mons. Macario Tinti, Roma, 2 settembre 1976; P. Carta, Lettera a E. R., Sassari, 5 dicembre 1977; R. Mancini, Lettera a E. R., L’Aquila, 1° settembre 1988; Subiaco, Archivio storico comunale, Registri di stato civile.
Mostra concorso di arti figurative, Roma 1963, pp. 49, 225; E. R. dal 13 al 26 novembre 1965 (catal., galleria Viotti), Torino 1965; A. Ghilardi, Quando l’arte è ispirata da un senso religioso. Il sofferto itinerario di un artista, in L’Osservatore della Domenica, XLIII (1976), 14, pp. 8 s.; Nota biografica di mons. Giovanni Fallani, in Miscellanea di studi artistici e letterari in onore di Giovanni Fallani in occasione del XXV di presidente, a cura di D. Balboni, Napoli 1982, p. 402; Annuario pontificio per l’anno 1988, Città del Vaticano 1988, p. 1146; E. R. La camicia come pelle dell’anima (catal., L’Aquila), Roma 1988; E. R. catalogo ragionato, a cura di C. Roberti, Roma 2005 (con bibliografia e antologia critica; in partic. M. Colazingari et al., pp. 11-16, E. Garrone, pp. 17-19, 35-39, 91-98, 143-148).