MUSIL, Robert
Scrittore austriaco, nato a Klagenfurt il 6 novembre 1880, morto a Ginevra il 15 aprile 1942. Figlio d'un alto funzionario austriaco, cresciuto in un ambiente di densa e raffinata cultura, si è dedicato di volta in volta a studî scientifici, filosofici e letterarî; è stato assistente al politecnico, giornalista, bibliotecario; ma la sua intera esistenza, più che in qualcuno di questi esteriori impegni civili e borghesi, meglio si riassume nel trentennale lavorio attorno al romanzo Der Mann ohne Eigenschaften, del quale l'autore poté condurre a termine solo una parte (un primo volume, edito a Berlino nel 1931, e rimasto quasi senza risonanza, se si esclude un giudizio favorevole di Th. Mann; un secondo, pubblicato nel 1933; un terzo, apparso postumo nel 1943 a cura della moglie del M. e in una successiva edizione - notevole perché integrata con abbozzi e frammenti di nuovi capitoli - a cura Adolf Frisé, nel 1953).
La produzione letteraria di M. è estremamente varia: egli si è provato nel dramma (cfr. Die Schwärmer, 1921, in cui la sottile analisi interiore finisce per distruggere la stessa forma teatrale, nonché la farsa Vinzenz oder die Freundin bedeutender Männer, 1924), si è cimentato con la saggistica sia politica sia culturale e di costume (e qui ci sembra che l'autore abbia fornito alcune delle più acute interpretazioni della crisi della civiltà tedesca nel Novecento, specie nelle felici pagine dedicate a Spengler), ma si è subito rivelato - soprattutto - narratore di gran razza, uno fra i massimi della letteratura contemporanea. Di ciò M. ha fornito una prova di sorprendente maturità con lo stupendo romanzo giovanile Die Verwirrungen des Zöglings Törless (1906), spietata e straordinaria analisi degli sbandamenti d'uno studente nel periodo di passaggio dalla pubertà alla piena giovinezza, sullo sfondo di un collegio militare in cui lo scrittore genialmente prefigura - nei compagni del protagonista, nei professori, nei sistemi educativi - i tratti caratteristici dello stato autoritario nazista, dei suoi miti, dei suoi fanatismi: forse il frutto compatto e organico di un momento di grazia non più ripetutosi e condensato qui in un linguaggio di incredibile intensità.
Una prova senz'altro minore rappresentano, al confronto, i due cicli narrativi Vereinigungen (1911) e Drei Frauen (1924), volti a lumeggiare con acuta sonda i più sottili stati d'animo della psicologia femminile. Essi segnano una fase di passaggio e - tutto sommato - anche di crisi nella ricerca espressiva di M., poiché la sua raffinatissima sensibilità, ineguagliabile nell'inseguire le ramificazioni più capillari dell'animo, le sfrangiature più segrete e impalpabili della psiche finisce per paralizzare le sue stesse capacità narrative, irretendolo in un gioco del quale non sa più trovare la soluzione. Ciò è visibile soprattutto nelle novelle - le più deboli, non v'è dubbio - di Drei Frauen: tre ritratti di donne in cui più del linguaggio tendente al simbolo e alla stilizzazione, è semmai una certa problematica psicologica - l'incomunicabilità fra i sessi, per esempio - a sottolineare talune affinità e possibili accostamenti con la sensibilità espressionistica. Nei due racconti di Vereinigungen, analisi di psicologia sessuale femminile condotte in un modulo straordinariamente suggestivo, il linguaggio tende invece a condensarsi, si fa più scabro e mordente.
Con Der Mann ohne Eigenschaften M., ci ha dato infine la sua opera più significativa. Ciò che colpisce di più in essa è l'universalità del suo accento, la ricchezza epicamente ampia del suo respiro. Non tanto per la materiale latitudine della sua architettura, la quale per altro ripete - nella esteriore fisionomia - la misura ottocentesca del grande romanzo di Balzac, Tolstoi, Thomas Mann, e anzi nella sua musicale apertura, sembra realizzare sulla carta il concetto wagneriano della melodia infinita, l'opus perpetuum, il flusso continuo e ininterrotto della narrazione; quanto, piuttosto, per il senso cosmico che satura ogni capitolo del libro, per il carattere totalmente gnoseologico che anche il più logoro e tradizionale concetto assume nel discorso di Musil. L'azione del romanzo si svolge nell'alta società viennese dal 1913 al 1914. Protagonista un ex-sottufficiale e intellettuale, eletto segretario di un comitato di aristocratici che vogliono organizzare una solenne celebrazione del giubileo di Francesco Giuseppe. Questo lo sfondo di un intreccio complicatissimo non tanto di "fatti" e "vicende", quanto di episodî e di umori su cui M. costruisce la sua visione della realtà. Che questa parta da un dato preciso, e cioè dall'Austria nel primo decennio del nostro secolo, non è constatazione che illumini molto sugli aspetti più originali del romanzo di Musil. La satira di Cacania infatti, cioè dell'Austria, è l'elemento più facile e immediato a cogliersi, ma solo il punto di partenza per una critica più ampia della realtà moderna, per una sua interpretazione assai più generale e organica. Le esperienze più sottili e complesse dello spirito moderno, dalla psicologia alla scienza all'arte (Freud, Proust, Joyce), sono il "medium" nel quale, totalmente immerso, si muove il M. narratore che fa del Mann ohne Eiegenschaften qualcosa a mezza strada fra la commedia e il saggio, fra il racconto e una teoria dell'esistenza, tra la ragione e la fantasia. Con questo strumento lo scrittore austriaco si accosta alla realtà del mondo moderno, e la interpreta: come mondo di relazione, di valori perennemente mutevoli, che è possibile cogliere solo a patto di porsi di fronte ad esso in una posizione di continua ipotesi sperimentale, di concepire la vita come "saggio". Il che presuppone una ferrea cautela di scientificità, di logico rigore, che si traduce, in M., in un dettato di una esattezza quasi esasperata. M., in altre parole, ha vissuto la problematica moderna probabilmente assai più da vicino e da dentro dello stesso Th. Mann, e perciò la sua opera di trasformazione del romanzo borghese, della sua classica struttura, va molto più in là: si adegua alla realtà della nostra esistenza attuale, la riflette con matematica esattezza ìn alcune sue fondamentali componenti, scrive della civiltà borghese, in questa sua fase di inquieto crepuscolo, la più sottile epopea.
Di lui sono stati pubblicati postumi, a cura di A. Frisé, anche Tagebücher, Aphorismen, Essays und Reden (1955).
Edizioni e traduzioni italiane: Gesammelte Werke, a cura di A. Frisé, 3 voll., Amburgo 1952-57. - L'uomo senza qualità, sinora 2 voll., Torino 1957-58; I turbamenti del giovane Törless, ivi 1959; Il giovane Törless, Milano 1959; Tre donne, Torino 1960; I fanatici, in Sipario, nn. 123-124, luglio-agosto 1956.
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