rivoluzione dei cedri
rivoluzióne dei cédri. – Rivolta popolare scoppiata in Libano nel febbraio 2005 per cacciare le forze siriane dal Paese. Dai tempi della guerra civile (1975-90) il Libano, conosciuto anche come il Paese dei cedri, è stato soggetto alla pesante ingerenza della Siria nella vita politica nazionale: l’egemonia di Damasco, aldilà della presenza strategica dei suoi soldati e dei servizi segreti in territorio libanese, si motivava con la tutela dei suoi interessi economico-finanziari nella regione, in gran parte traffici legati alla telefonia, al controllo del mercato petrolifero e delle tasse d’importazione per le merci in arrivo in Libano. Alleato interno dei siriani, il partito libanese sciita Ḥezbollāh, dotato di una milizia militare privata e con un grande seguito elettorale soprattutto nel Sud del Paese. L’attenzione della comunità internazionale per la situazione libanese si concretizzava nel settembre 2004 nella risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che stabiliva il ritiro delle truppe siriane, lo svolgimento di elezioni presidenziali libere dalle imposizioni di Damasco sui nomi dei candidati e il disarmo e lo scioglimento delle milizie di Ḥezbollāh. Non disposta a rinunciare alla sua influenza, la Siria imponeva invece di prolungare di tre anni, fino al 2007, il mandato del presidente in carica e ciò provocava una pericolosa crisi istituzionale che culminò nelle dimissioni del primo ministro , schieratosi con l’opposizione nel denunciare le troppe ingerenze siriane. Mentre cresceva la protesta contro Damasco, il 14 febbraio 2005 al-Ḥarīrī veniva ucciso in un attentato, in seguito attribuito a esponenti di Ḥezbollāh dal Tribunale speciale per il Libano delle Nazioni Unite. Nei giorni successivi le forze all’opposizione chiesero l’immediato ritiro delle truppe e dei servizi segreti siriani e le piazze di Beirut furono teatro di grandi e pacifiche manifestazioni di massa caratterizzate da una forte presenza giovanile e femminile e prontamente sostenute dalla comunità internazionale. Di segno opposto la scelta di Ḥezbollāh, protagonista l’8 marzo a Beirut di un’imponente manifestazione favorevole alla Siria, che però, costretta dalle pressioni libanesi e internazionali, avviò in marzo il suo ritiro, concluso il mese successivo. Pur nella fragilità del sistema democratico libanese, fondato sul rigido criterio delle quote attribuite alle diverse confessioni religiose presenti in Parlamento, la rivolta ha segnato uno spartiacque nella vita nazionale: le due maggiori alleanze politiche, infatti, prendono il nome una dal giorno della manifestazione di Ḥezbollāh a favore della Siria (Alleanza dell’8 marzo) e l’altra dalla data che segnò l’apice della protesta popolare antisiriana (Alleanza del 14 marzo).