rivelatore
rivelatóre [agg. e s. (f. -trice) Der. di rivelare, dal lat. revelare "togliere il velo", comp. di re- con il signif. di azione contraria e velum "velo"] [LSF] Dispositivo, apparecchio o sostanza mediante il quale si può rendere manifesto un fenomeno o rendere osservabile e misurabile un ente fisico. Per locuz. non ricordate nel seguito si rinvia al termine di qualificazione. ◆ [ELT] Nella radiotecnica e nell'elettronica, corrispondendo all'ingl. detector: (a) generic., dispositivo o apparecchio per segnalare la presenza di onde radio (per es., in termini storici, il risonatore che H. Hertz usò nei suoi famosi esperimenti sulle onde radio); (b) sinon., peraltro poco usato, di radioricevitore; (c) specific., lo stadio di un radioricevitore o, in generale, di un ricevitore di segnali modulati, dove si effettua la demodulazione (rivelazione) del segnale modulato, parlandosi, a seconda del tipo di modulazione, di r. d'ampiezza, di fase, di frequenza, di posizione o di larghezza di impulsi, ecc.; in questo signif. è sinon. di demodulatore (← per alcune locuz.) che, benché meno usato (spec. nel passato), è termine più proprio. ◆ [OTT] Nella tecnica fotografica, soluzione acquosa di un composto chimico riducente, detta anche bagno r. o sviluppo, che trasforma in argento metallico i granuli di alogenuro d'argento di un'emulsione sensibile in bianco e nero impressionati dalla luce, rendendo così visibile, in negativo, l'immagine latente; hanno lo stesso nome i bagni usati nello sviluppo di emulsioni a colori. ◆ [FSN] R. a barriera di superficie: v. rivelatori di particelle: V 68 d.◆ [FSN] R. a deriva: tipo di r. a gas: v. rivelatori di particelle: V 58 f. ◆ [FSN] R. a diodo con giunzione diffusa: v. rivelatori di particelle: V 68 b. ◆ [FSN] R. a effetto fotoelettrico esterno e interno (o a fotoconduzione): v. fotorivelatore: II 735 b, 739 f. ◆ [FSN] R. a gas: v. rivelatori di particelle: V 56 f. ◆ [FSN] R. alfa: r. di particelle alfa: v. decadimento alfa: II 92 c. ◆ [STF] [ELT] R. a limatura: lo stesso che coherer. ◆ [FSN] R. a litio diffuso: v. rivelatori di particelle: V 69 a. ◆ [FSN] R. a matrice: v. rivelatori di particelle: V 71 c. ◆ [FSN] R. a microstriscia (ingl. microstrip): v. rivelatori di particelle: V 71 f. ◆ [FSN] R. a radiazione di transizione: v. rivelatori di particelle: V 72 e. ◆ [FSN] R. a scintilla: v. camere visualizzanti a comando elettronico: I 462 d. ◆ [FSN] R. a scintillazione: v. rivelatori di particelle: V 61 e. ◆ [FSN] R. a semiconduttori (in partic. a germanio e a silicio): v. rivelatori di particelle: V 66 e. ◆ [LSF] R. a soglia: r. che dà un segnale d'uscita soltanto se una delle caratteristiche dell'ente rivelato supera un certo valore, come, per es., un r. di particelle la cui energia superi un valore prefissato. ◆ [FSN] R. a stato solido: denomin. generica di r. di particelle che usino dispositivi a stato solido (in pratica tutti, a eccezione di quelli a gas). ◆ [FSN] R. a 4π: v. elettrodinamica quantistica, verifiche sperimentali della: II 325 a. ◆ [TRM] R. di, o per, infrarosso: v. infrarosso: III 204 b. ◆ [FSN] R. di particelle: dispositivo per visualizzare la traccia di una particella ionizzante e per misurarne energia e impulso, identificandone la natura; si distinguono, come categorie principali, r. a gas, a scintillazione, a semiconduttori, a radiazione di transizione: v. rivelatori di particelle. ◆ [FSN] R. di raggi gamma: v. raggi gamma: IV 725 c. ◆ [ELT] R. di segnali modulati a impulsi: sono schematicamente costituiti da un r. per segnali modulati d'ampiezza, usualmente del tipo a diodo, seguito da un circuito di opportune caratteristiche, avente la funzione di fornire, in rapporto al particolare tipo di modulazione usato, una tensione proporzionale alle variazioni di ampiezza o di durata o di posizione degli impulsi rivelati. ◆ [ELT] R. di segnali modulati d'ampiezza: sono costituiti essenzialmente da un elemento raddrizzatore, esso stesso detto r., e da un gruppo di rivelazione, costituito da un condensatore e da un resistore di opportuni valori, ai quali viene applicata la tensione a radiofrequenza da rivelare; tra gli estremi del gruppo di rivelazione si ottiene una tensione che riproduce l'andamento del segnale modulante di bassa frequenza. In relazione alla forma della caratteristica corrente-tensione dell'elemento raddrizzatore usato si hanno due principali categorie di r., lineari oppure quadratici (o parabolici) a seconda che la caratteristica sia lineare oppure no; il valore medio della corrente raddrizzata risulta proporzionale nel primo caso al valore massimo V della tensione applicata, nel secondo al quadrato di V (donde le denomin. di "quadratici"); per ricettori radiofonici, spec. se è richiesta una buona qualità musicale, occorrono r. lineari. (a) Il r. lineare per eccellenza è il r. a diodo, usato nella quasi totalità dei radioricevitori per modulazione d'ampiezza; l'elemento raddrizzatore, posto tra il gruppo di rivelazione, RC, e un circuito oscillante, a, accordato sulla frequenza della portante (il quale fornisce la tensione da rivelare), è un diodo a semiconduttori (nel passato, un diodo termoelettronico). Nella fig. 1 è riportato lo schema di principio di esso; durante le semionde positive del segnale a radiofrequenza il condensatore C del gruppo di rivelazione si carica (fig. 2), attraverso il diodo, a una tensione vicina ai valori di picco del segnale modulato Vi, presente ai capi del circuito risonante d'ingresso; tra un picco e l'altro il diodo è interdetto e il condensatore si scarica parzialmente sul resistore R, ai capi del quale è quindi disponibile una tensione Vc che, a parte piccole ondulazioni, segue l'inviluppo del segnale modulato a frequenza portante. Disponendo opportunamente la polarità del diodo è possibile (come nella fig.) che la tensione d'uscita Vc sia utilizzata anche per la regolazione automatica della sensibilità del ricevitore (RAS), polarizzando i transistori o i tubi degli stadi amplificatori a radiofrequenza; comunque, la tensione rivelata Vc è avviata allo stadio d'uscita (un amplificatore audio nei ricevitori radiofonici). (b) Si usano anche, ma raram., r. a transistore (nel passato, a triodo), nei quali la rivelazione si effettua sfruttando la pratica azione raddrizzante che si ha al ginocchio inferiore o a quello superiore della curva caratteristica e, al tempo stesso, si utilizza la capacità amplificatrice del transistore (o del triodo) per il segnale rivelato; appartengono a questo tipo di dispositivo i r. a caratteristica di griglia, a caratteristica di placca e a impedenza infinita, con un triodo. (c) R. a reazione, che è un r. a transistore (o a triodo), con accoppiamento a radiofrequenza tra uscita ed entrata, tale che, introducendo un'opportuna reazione positiva, realizza un aumento del fattore di qualità del circuito oscillante di entrata e, di conseguenza, della sensibilità del ricevitore; tale sistema di rivelazione, detta rivelazione rigenerativa, ebbe grande favore nel passato, spec. tra i radioamatori; essendo però il suo funzionamento notevolmente critico, oggi non è più di corrente impiego. Un particolare tipo di r. a reazione è quello in cui si sfrutta il fenomeno della superreazione (←). (d) R. eterodina, per segnali radiotelegrafici, cioè manipolati, anziché modulati, è costituito da un r. di uno dei tipi anzidetti accoppiato a un oscillatore (eterodina) accordato su una frequenza di poco differente da quella del segnale radiotelegrafico ricevuto; il segnale rivelato è allora costituito, in virtù del fenomeno dei battimenti, da una tensione a frequenza acustica che riproduce i segnali di manipolazione: → eterodina. Un tipo particolare di r. eterodina è il r. autodina o endodina, costituito da un r. a reazione con un grado di reazione tale da provocare l'innesco di oscillazioni persistenti: il tubo r. agisce così al tempo stesso anche come oscillatore. (e) R. omodina, r. eterodina a frequenza di battimento nulla, nel quale cioè l'oscillatore genera un segnale che ha la stessa frequenza del segnale da rivelare. (f) R. supereterodina, denomin., non propria, che si dà al convertitore di frequenza dei radioricevitori a supereterodina, nel quale peraltro non si effettua una demodulazione, ma una conversione dalla radiofrequenza, variabile, dei segnali a una frequenza intermedia, fissa: → supereterodina. ◆ [ELT] R. di segnali modulati di frequenza: forniscono una tensione d'uscita Vn che, entro una banda di frequenze B (v. fig.) corrispondente alla larghezza del canale di modulazione (per es., 150 kHz), è proporzionale alla variazione della frequenza f del segnale a radiofrequenza ricevuto rispetto alla frequenza f₀ in assenza di modulazione; si chiamano propr. discriminatori (di frequenza). (a) R., o discriminatore, di Travis o a circuiti accordati lateralmente, costituito da due r. a diodo con i gruppi di rivelazione in serie, regolando la frequenza dei rispettivi circuiti oscillanti su un valore di poco superiore per l'uno, di poco inferiore per l'altro rispetto alla frequenza f₀ della portante. (b) R., o discriminatore, di Foster-Seeley o a sfasamento o a rapporto, di impiego comune nei radioricevitori di tipo professionale; è sostanzialmente costituito da due r. a diodo in serie, alimentati da uno speciale trasformatore accordato a radiofrequenza e disposti in modo che il rapporto tra le due tensioni di uscita vari proporzionalmente alle variazioni di frequenza; un condensatore, di grossa capacità, provvede a rendere il segnale rivelato indipendente da variazioni di ampiezza del segnale modulato in entrata. (c) Altri r. per segnali modulati di frequenza, peraltro, riposano sull'uso di speciali tubi termoelettronici a più griglie (enneodi) o di particolari circuiti a superreazione (r. fremodina). I r. per segnali modulati di frequenza sono adatti anche per rivelare segnali modulati di fase. R. di vertice: v. annichilazione elettrone-positrone: I 157 b. ◆ [STF] [ELT] R. magnetico: lo stesso che detector magnetico. ◆ [OTT] R. optogalvanico: v. spettroscopia ottica, tecniche di: V 564 a. ◆ [ELT] R. piroelettrico: v. ferroelettricità, applicazioni della: II 558 f. ◆ [FSN] R. proporzionale: sono detti anche tubi proporzionali: v. rivelatori di particelle: V 57 d. ◆ [LSF] R. quantico (meno bene, quantistico): r. di radiazione elettromagnetica basato sulla misurazione di qualche effetto prodotto dai fotoni della radiazione e quindi, in partic., a differenza dei r. termici (v. oltre), dipendente dalla frequenza della radiazione; sono di questo tipo, per es., i fotorivelatori. ◆ [LSF] R. risonante: denomin. generica di ogni r. nel quale, per aumentare la sensibilità, si sfruttino fenomeni di risonanza con la radiazione da rivelare. ◆ [RGR] R. risonante, e non risonante, per onde gravitazionali: v. onde gravitazionali: IV 283 c, 287 a. ◆ [FSN] R. sensibile alla posizione: v. rivelatori di particelle: V 71 a. ◆ [ACS] R. sonoro: trasduttore acustoelettrico (microfono o idrofono) che, ricevendo un segnale acustico (o, generic., un'onda elastica), lo trasforma in un segnale elettrico avente lo stesso andamento temporale: v. rivelatori sonori. ◆ [LSF] R. termico: in contrapp. a r. quantico (v. sopra), r. di radiazione elettromagnetica basato sulla misurazione dell'aumento della temperatura di un corpo di prova che assorba la radiazione in esame, com'è, per es., un bolometro. ◆ [FSN] R. visualizzante: → visualizzante. ◆ [FSN] Accettanza di un r.: v. rivelatori di particelle: V 54 f. ◆ [FSN] Efficienza assoluta (o totale), geometrica, intrinseca di un r.: v. rivelatori di particelle: V 54 e, f. ◆ [FSN] Sistemi di r. di particelle: l'insieme di r., in genere di tipo diverso, le cui caratteristiche e la cui disposizione spaziale sono finalizzati al riconoscimento di particelle determinate originatesi in un determinato processo; tali sistemi, anche di dimensioni ragguardevoli e utilizzanti migliaia di r. singoli, sono caratteristici degli attuali esperimenti di fisica delle alte energie: v. rivelatori di particelle: V 74 d. ◆ [FSN] Tempo di risposta e tempo morto di un r.: rivelatori di particelle: V 55 a.