rivelare (revelare)
Il senso proprio di " predire " è limitato a due esempi: Pd XXIX 133 se tu guardi quel che si revela / per Danïel, " quello che si manifesta per lo profeta Daniel " (Buti; il per sta per " da ", e il si è passivante); e Cv II VIII 13, dove D., a prova de la nostra immortalitade, adduce le divinazioni de' nostri sogni, le quali essere non potrebbono se in noi alcuna parte immortale non fosse; con ciò sia cosa che immortale convegna essere lo rivelante (si noti il participio sostantivato):
Sempre in riferimento a qualcosa di arcano, anche se già accaduto, vale " manifestare ", " palesare ", in Pg III 143, nelle parole di Manfredi: vedi... se tu mi puoi far lieto, / revelando a la mia buona Costanza / come m'hai visto. Così in Pd XXI 120 Render solea quel chiostro [il monastero di Fonte Avellana] a questi cieli / fertilemente; e ora è fatto vano, / sì che tosto convien che si riveli, " si manifesti, che Dio non soffera che di questo si passi senza penitenza o punimento " (Ottimo).
Qui potrebbe trattarsi di una forma riflessiva, come intendono Benvenuto (" propalet se per vitia "), il Buti, il Daniello, l'Andreoli e quasi tutti gl'interpreti moderni; ovvero di un costrutto passivo, come ritengono il Lana, il Venturi (" si manifesti dalla divina vendetta al mondo, ché quel santo luogo è profanato e non è più quello ch'era prima ") e qualche altro commentatore. V. anche DISVELARE.