rivedere [al fut. rivedrai e rivederà; cong. pres. I singol. riveggia]
Attestato in 11 luoghi della Commedia, r. indica l'azione di " tornare a vedere ", " vedere di nuovo ". Oltre che nell'augurio di If XVI 83 se campi d'esti luoghi bui / e torni a riveder le belle stelle, e nella realizzazione di questo in XXXIV 139 E quindi uscimmo a riveder le stelle (cfr. vv. 137-138 i' vidi de le cose belle / che porta 'l ciel), r. implica un tornare fisicamente in un certo luogo dopo un certo tempo, in If VI 97 ciascun rivederà la trista tomba [nel giorno del giudizio universale], ripiglierà sua carne; in Pg XXIV 75, ove alla domanda di Forese (Quando fia ch'io ti riveggia?), D. risponde: non fïa 'l tornar mio tantosto; XXVI 95; Pd II 4 tornate a riveder li vostri liti: / non vi mettete in pelago; VI 68 [l'aquila] Antandro e Simeonta, onde si mosse, / rivide.
R. indica, invece, il vedere di nuovo qualcosa da cui lo sguardo è rimasto per breve tempo distaccato (Pg II 21 Dal qual [cioè il lume, l'angelo che porta le anime sul lido del Purgatorio] com'io un poco ebbi ritratto / l'occhio... / rividil più lucente; Pd XXXI 68 se riguardi sù nel terzo giro / ... tu la [Beatrice] rivedrai / nel trono: vi si noti l'anafora con riguardi), anche perché impedito a vedere (Pg XVII 8 veder com'io rividi / lo sole [al dileguarsi del fummo che avvolge il cerchio degl'iracondi]; cfr. anche XXVIII 24: i pur lenti passi nella selva antica fanno sì che D. dica: non porta rivedere ond'io mi'ntrassi).
V. pure VEDERE.