RIVAROL (Antoine Rivaroli, detto le Comte de)
Letterato e polemista francese, nato il 26 giugno 1753 a Bagnol in Linguadoca, morto a Berlino l'11 aprile 1801. Di numerosa e poco agiata famiglia (suo padre, di origine piemontese, era locandiere a Bagnol sotto il nome di Riverot), lasciò presto la casa in cerca di fortuna. Studiò in diversi seminarî, dove fu istitutore. Fu anche soldato; e precettore a Lione, sotto il nome di Longchamps. Venendo a Parigi (1777), prese il nome di Chevalier de Parcieux, e obbligato a lasciarlo finì per farsi chiamare, con successo, Conte di Rivarol. A Parigi si fece una discreta posizione mondana, senz'altro aiuto che la bella presenza, assai apprezzata dalle dame, e le grazie di uno spirito vivacissimo, mordente ed epigrammatico.
Nel 1781 vinse un importante premio all'Accademia di Berlino, con un Discours sur l'universalité de la Langue Française (pubblicato nel 1784). Seguì una traduzione dell'Inferno di Dante (1783-85) assai fortunata sebbene di scarso valore, ed infine, dopo qualche lettera satirica (a Delille, a Necker, ecc.), il famoso Petit Almanach de nos Grands Hommes. La rivoluzione gli diede maniera di sfruttare i suoi più sicuri talenti di polemista; fu tutto con gli aristocratici, in compagnia di quello strano e coraggiosissimo libellista occasionale che fu lo Champcenetz, suo collaboratore: scrisse soprattutto sul Journal Politique dell'Abate Sabatier, fu magna pars nella redazione dei famosi Actes des Apôtres, e lanciò quel Petit Dictionnaire des Grands Hommes de la Révolution, par un citoyen actif, ci-devant rien (Parigi 1790), con una brillantissima e feroce lettera di dedica "à Son Excellence Madame la Baronne de Staël".
Il 10 giugno 1792 emigrò con una bella avventuriera (Minette) lasciando la moglie e il figlio a Parigi. Passò a Bruxelles, poi a Londra, con una missione politica del conte di Provenza, fermandosi infine ad Amburgo, centro editoriale della propangada legittimista. Quivi, stipendiato da un editore e dai Borboni, lavorava tra l'altro a un Nouveau Dictionnaire de la Langue Française, di cui non si vide mai altro che il Discours Préliminaire. La crescente stima che aveva presso i Borboni gli procurò il posto di chargé d'offaires alla corte di Berlino, dove, guadagnatosi il cuore di una principessa russa, egli si preparava a proseguire con maggiori fortune nella sua carriera mondana, quando fu colto dalla morte.
Il fatto d'essere stato uno dei pochi brillanti pamphlétaires reazionarî procurò a Rivarol una persistente fama partigiana assai superiore ai suoi meriti. Il Discours sur la Langue Française non è privo di valore, e vi si trovano ancor oggi tratti acuti e interessanti, benché la sua brillante disinvoltura non sempre basti a mascherare la poca scienza. Uomo di idee scarse e superficialissime, e di nessun senso politico, vive però per il suo spiritosissimo stile, vero documento di un'epoca, e per certa feroce abilità di ritrattista. Il Petit Almanach è l'opera sua più caratteristica: una galleria di ritratti satirici di letterati nei quali, malgrado la ferocia spesso gratuita, la sua maliziosa grazia di acre moralista è davvero insuperabile. Altre sue opere, oltre alle già citate: Lettre à la Noblesse Française (Bruxelles 1792); De la Vie Politique et privée de La Fayette; Dialogue entre M. de Limon et un homme de goût; Éloge de Minetto Ratoni Chat du Pape en son vivant, ecc.
Ediz.: Le sue Øuvres complètes furono riunite da Fayolle et Chênedollé (Parigi 1808, voll. 5). Lo Chênedollé pubblicò anche L'esprit de Rivarol attribuendogli un certo numero di sentenze e motti di spirito non suoi.
Bibl.: L. Curnier, R., Sa vie et ses øuvres, Nîmes 1858; A. de Lescure, R. et la société française pendant la Révolution et l'Émigration, Parigi 1883; J. Lebreton, R., sa vie, ses idées, ivi 1895; Ch.-A. de Sainte-Beuve, Premiers Lundis, V, ivi 1875 segg.; Rémy de Gourmont, Promenades Littéraires, s. 3ª, ivi 1909.