RITUALE ROMANO
. È uno dei libri liturgici del rito romano, con valore ufficiale e, per molte parti, normativo (cfr. M. Th. Bernard, Cours de liturgie romaine: le Rituel, I, 1-9). Si chiama Rituale, perché raccoglie "ritus, qui in sacramentorum administratione aliisque ecclesiasticis functionibus servari debent ab iis qui curam animarum gerunt"; e si aggiunge Romanun, non perché sia una raccolta locale, ma perché "ecclesiae romanae... auctoritate constitutum". Come il Pontificale nacque dalla maggior comodità di aver tutto in un libro ciò che occorreva ai vescovi nel loro ministero; così già nei primi secoli dopo il Mille incominciarono a correre, per le mani dei sacerdoti, alcune raccolte dei riti più comuni e frequenti, dove insieme con le rubriche si davano i testi liturgici occorrenti, e spesso si aggiungevano istruzioni di teologia pastorale. Erano precisamente dei vademecum sacerdotali, compilati da privati per uso privato. Nel sec. XVI, mentre si riordinavano i libri liturgici dando loro un assetto definitivo e un carattere ufficiale e universale, si pensò anche a questo genere di manuali. Nel 1586 il cardinal Santoro pubblicò, per uso dei sacerdoti, una di tali raccoltine, di carattere privato, ma che in appresso servì di base al Rituale promulgato da Paolo V, con la costituzione Apostolicae sedis del 17 giugno 1614. Benedetto XIV lo sottomise a revisione, insieme con il Pontificale e il Caeremoniale Episcoporum; e ne promulgò la nuova edizione col breve Quam ardenti del 25 marzo 1752. Al nucleo primitivo del rituale (rito dei sacramenti, assistenza dei moribondi, esequie, e alcune benedizioni) si vennero via via aggiungendo, con l'approvazione della S. Sede, altre benedizioni che ora ne formano la seconda parte. Cosicché il Rituale contiene e raccoglie ciò che si riferisce alla liturgia dei sacramenti e dei sacramentali.
Bibl.: G. Catalani, Rituale Romanum... commentariis exornatum, Roma 1757; per la seconda parte: A. Franz, Die kirchlichen Benediktionen im Mittelalter, voll. 2, Friburgo in B. 1909.