BRUNETTI, Rita
Nacque a Milano il 23 giugno 1890 da Gaetano e da Edvige Longhi. Conseguita la maturità classica presso il liceo Beccaria di Milano, frequentò i corsi della scuola normale superiore di Pisa, ottenendo, alla fine del 1913, la laurea in fisica sperimentale con un'interessante tesi in spettroscopia, e un premio Lavagna, per il perfezionamento in fisica-matematica. Compiuto a Pisa l'anno di perfezionamento, durante il quale studiò la scarica in vari gas con metodi spettroscopici, divenne, nel 1915, assistente alla cattedra di fisica sperimentale presso l'istituto di studi superiori e di perfezionamento di Firenze, sotto la guida di A. Garbasso. A quell'epoca l'istituto, posto nella sede di Arcetri, era un vivo centro di studi (fu frequentato anche da E. Fermi e da A. Rasetti), e la spettroscopia era un metodo d'indagine frequentemente usato.
Nonostante fosse restata la sola assistente del Garbasso a causa della guerra 1915-18, e perciò gravata di notevoli compiti didattici e organizzativi, la B. svolse alcune interessanti ricerche spettroscopiche nella regione visibile e in quella dei raggi X, a quell'epoca ancora poco nota. In particolare, studiò l'effetto Stark-Lo Surdo, relativo alla scissione delle righe spettrali sotto l'effetto del campo elettrico, scoprendo così nuove righe dell'elio (Ilfenomeno di Stark-Lo Surdo nell'elio, in Rend. d. Accad. dei Lincei, cl. sc.fis. mat. e nat., s. 5, XXIV [1915], pp. 719-723). Per lo studio dei raggi X mise a punto una tecnica di analisi, usando lamine di salgemma cilindriche, che le permise di ottenere spettri di maggiore intensità e dispersione di quelli comunemente ottenuti con lamine di mica. Il lavoro, oggetto della pubblicazione Spettri ad alta frequenza con lamine di salgemma cilindriche (in NuovoCimento, s.6, XIII [1917], pp. 224-240), le valse nel 1917 il premio Sella, concesso dall'Accademia dei Lincei.
Nel 1923 la B. conseguiva la libera docenza in fisica sperimentale e, nel 1926, vinto il concorso alla cattedra universitaria per questo insegnamento, lasciava Firenze per assumere, come straordinaria, il posto presso l'università di Ferrara, ove intraprendeva la ristrutturazione dell'istituto di fisica - mettendo in luce le sue doti organizzative - così come alla direzione dell'istituto di fisica dell'università di Cagliari (ove insegnò dal 1928 al 1936) e dell'istituto A. Volta dell'università di Pavia, dal 1936 al 1942. In ambedue i casi la B. svolse un'attiva opera per la costituzione e l'ammodernamento delle attrezzature scientifiche necessarie per un moderno lavoro di ricerci.
L'attività scientifica della B. va inquadrata in un periodo molto fecondo per la fisica moderna, quello intorno al 1930, in cui si ebbe il passaggio dalla fisica atomica alla fisica nucleare. La B., valente sperimentatrice e costantemente aggiornata, condusse ricerche, in particolare mediante metodi spettroscopici, apportando interessanti contributi alla conoscenza della struttura della materia.
Oltre ai già citati lavori sull'effetto Stark-Lo Surdo e sull'analisi dei raggi X con lamine di salgemma, la B. dedicò ai raggi X numerosi studi, occupandosi del loro assorbimento, dello spostamento lungo lo spettro delle righe X caratteristiche, dei limiti delle discontinuità di assorbimento (Assorbimento continuo lungo una serie ottica e struttura delle discontinuità d'assorbimento ad alta frequenza, in Rend. d. Accad. d. Lincei, cl. sc.fis. mat. e nat., s. 6, II [1925], pp. 252-256), dello stato della radiazione X non caratteristica. Giunse anche a trattare argomenti al confine tra la fisica e la biologia, occupandosi dell'azione della radiazione X dura, o gamma, sul tessuto organico (Sull'azione biologica delle radiazioni dure, in Archivio di fisiologia, XXIV[1926]), della radiazione di Gurwitsch, dell'uso della spettroscopia in biologia e dell'interpretazione dell'elettricità animale (La torpedine elettrica e la prima interpretazione dell'elettricità animale, in Boll.d. Soc. it. di biologia sperimentale, XV [1940]).
Il policroismo cristallino fu oggetto di numerosi lavori della Brunetti. Nel 1928, sviluppando un fondamentale studio di H. Becquerel sul policroismo presentato dai sali di terre rare, la B. concluse che esso era dovuto all'orientamento degli ioni nel campo elettrico intramolecolare, e fornì anche una prima spiegazione dello spettro di assorbimento di composti di terre rare in diversi stati termici e di aggregazione, in base all'azione del campo elettrico intramolecolare sui livelli energetici dello ione (Osservazioni sullo spettro di assorbimento di composti di praseodimio in diversi stati di aggregazione, in NuovoCimento, s.8, V [1928], pp. 390-403, e Policroismo ed orientazione degli ioni nei cristalli di terre rare, in Rend. d. Accad. d. Lincei, cl. sc. fis. mat. e nat., s. 6, VII [1928], pp. 238-244). Inoltre la B. mise in evidenza, per la prima volta in un composto solido, l'effetto Stark-Lo Surdo, determinando l'ordine di grandezza del campo elettrico intramolecolare in composti di didimio, dopo aver già valutato l'ordine di grandezza delle variazioni di tale campo elettrico (L'azione del campo elettrico sulle radiazioni degli ioni di terre rare in composto chimico, in Nuovo Cimento, s. 8, VI [1929], pp. 345-355). Precisava in seguito come l'azione di tipo debole del campo intramolecolare sullo ione possa giustificare i vari dettagli dello spettro di assorbimento e le modifiche subite per effetto di un campo magnetico esterno. Tali risultati, derivati dal lavoro del 1928, coincidono con quanto concluse J. Becquerel nel 1929.
Si occupò successivamente della verifica sperimentale della legge di Curie (secondo cui la suscettività di un corpo paramagnetico può variare con la temperatura) progettando un'esperienza per lo ione ceroso che consentisse tale verifica in intervalli di temperatura accettabili (La verifica della legge di Curie nella forma quantistica per lo ione trivalente del cerio, in Nuovo Cimento, s. 8, VI [1929], pp. 85-98). Gli studi sul paramagnetismo per gli ioni degli elementi dei gruppi di passaggio della tavola periodica portarono la B. alla formulazione di una teoria per l'interpretazione dei fenomeni (fondata sull'azione di tipo forte del campo intramolecolare) che destò interesse e fu positivamente valutata da vari fisici, tra cui Sommerfeld (Teoria del paramagnetismo per ioni soggetti ad azione molecolare forte, in Rend. d. Accad. d. Lincei, cl. sc. fis. mat. e nat., s. 6, IX [1929], pp. 754-760). A partire dal 1929 la B. effettuò approfonditi studi sull'effetto Raman, messo in evidenza nel 1928, valendosene per l'esame della costituzione dell'acido nitrico in soluzione acquosa, oggetto di discussione tra i chimici (L'effetto Raman nell'acqua pura ed in alcune soluzioni, in Nuovo Cimento, s.8, VII [1930], pp. CCXXIII-CCXXV). In particolare, nel 1931, confermò per questa via il legame polare per l'acido diluito e quello omeopolare per l'acido ad elevata concentrazione, risultati ottenuti solo successivamente da altri autori (Sulla costituzione dell'acido nitrico in soluzione acquosa, in Rend. d. Acc. d. Lincei, cl. sc. fis. mat. e nat., s. 6, XIII [1931] pp. 52-57).
Dal 1931 l'attenzione della B. si volse prevalentemente al campo appena aperto della fisica nucleare, ed in tal senso diresse anche il lavoro di ricerca negli istituti universitari di cui fu direttrice. Indagò, infatti, sulla sensibilità del contatore Geiger-Müller come rivelatore di raggi X, mettendo in evidenza un fenomeno di attivazione del metallo costituente la parete (Attivazione temporanea dei contatori di Geiger e Müller conseguente a trattamento con raggi X, in NuovoCimento, s. 8, X [1933], pp. 92-99), ed i suoi ultimi studi riguardarono l'indagine sui raggi cosmici, effettuata valendosi dell'allora nuova tecnica delle emulsioni, particolarmente adatta alla rivelazione di particelle veloci, e con lo stesso apparato sperimentale studiò le tracce lasciate dai mesoni (Alcune reazioni nucleari da raggi cosmici registrate su lastra fotografica, in La Ricerca scientifica, XII[1941], n. 33 pp. 371-374; Un particolare tipo di disintegrazione nucleare rivelato dalla lastra fotografica sottoposta ad agenti cosmici,ibid., XIII [1942], n. 2-33 pp. 106-111; Osservazioni su tracce di mesoni rivelate nella lastra fotografica, in Rend. d. Ist. lomb. di sc. e lett., LXXV [1942]).
Tuttavia la B. ebbe forse più notorietà per le ricerche mediante le quali ritenne di esser giunta all'identificazione dell'elemento a numero atomico 61 la cui esistenza, prevista in base alla tavola periodica degli elementi, non era stata ancora verificata (Sopra l'esistenza dell'elemento a numero atomico 61, in Rend. d. Acc. d. Lincei, cl. sc. fis. mat. e nat., s. 6, IV [1926], pp. 515-518; Sull'identificazione dell'elemento a numero atomico 61,ibid., pp. 518-521; Ricerche röntgenografiche per l'identificazione dell'elemento a numero atomico 61, in Gazz. chimica italiana, LVII [1927]).All'inizio del 1924 i chimici Fernandes e Rolla richiesero l'intervento della B., come esperta di spettroscopia a raggi X, per esaminare del materiale, ricavato dal frazionamento di terre rare del gruppo del didimio, che pensavano potesse contenere l'elemento non ancora identificato, a cui dettero il nome di florenzio. La B. condusse lo studio mediante analisi di assorbimento ai raggi X, e già nel 1924ritenne di aver trovato la prova dell'esistenza del florenzio nell'assorbimento anomalo delle righe del samario. Sussistendo però dei dubbi, depositò, in plico chiuso presso l'Accademia dei Lincei, la nota destinata a comunicare la scoperta, in attesa di ulteriori conferme. Nel 1926, in base a nuovi esami, la B. ritenne di aver individuato con certezza la presenza della banda da attribuire all'elemento numero 61, e tale scoperta venne annunciata dal Rolla nel settembre 1926. Il clamore che la notizia destò è da porsi in relazione al fatto che, intorno al 1926, la questione del florenzio impegnava molti ricercatori in tutto il mondo tra cui B. S. Hopkins che nel 1926credette di aver identificato l'elemento e lo denominò illinio. Ricerche più recenti hanno ridimensionato la scoperta della Brunetti. Infatti, nel 1947, studiosi dei laboratori nucleari di Oak Ridge (U.S.A.) hanno scoperto (e denominato promezia) l'elemento 61come prodotto di reazioni di fissione nucleare. Il fatto che tutti gli isotopi del promezio siano radioattivi, e quindi non stabili, rende poco probabile (pur non potendosi escludere) che esso possa essere presente in natura in concentrazioni che ne permettano la separazione chimica.
Della B. sono interessanti anche le pubblicazioni a carattere didattico o compilativo. Fra queste, il libro L'atomo e le sue radiazioni, pubblicato dall'Istituto nazionale di ottica nel 1932, fu molto apprezzato da scienziati quali M. de Broglie, Seemann e Zeeman.
Socia corrispondente dell'Accademia di Scienze fisiche dell'istituto di Bologna dal 1927, la B. fu nominata nel 1934 membro per la fisica del Consiglio nazionale delle ricerche e, nel 1938, socia corrispondente dell'Istituto lombardo di scienze e lettere. Dal 1926 fu socia della Società italiana di fisica.
Morì a Pavia il 28 giugno 1942.
Tra i molti lavori della B. sono inoltre da ricordare: Sulla struttura fina della radiazione 5876 U.A. dell'elio, in Rend. d. Accad. dei Lincei, cl. sc.fis. mat. e nat., s. 5, XXXIII (1924), pp. 413-415; Effetto del legame chimico sull'energia dei livelli intraatomici,ibid., s. 6, II (1925), pp. 323-29; L'azione del campo elettrico sulle radiazioni degli ioni di terre rare in composto chimico, in NuovoCimento, s. 8, VI (1929), pp. 345-355; Ricerca della separazione fra i livelli 2F del ione ceroso,ibid., VIII (1931), pp. 281-290; Onde e corpuscoli, Milano 1936; La fisica moderna e i suoi rapporti con la biologia e la medicina, in Viaggi di studio, IV (1936).
Bibl.: Z. Ollano, In memoria di R. B., in Nuovo Cimento, s. 8, XIX (1942), pp. 212-229; A. Amerio, R. B., Commemorazione, in Rend. d. Ist. lombardo di sc. e lett., attiuff., LXXV (1942), pp. 155-157.