RISO (fr. rire; sp. risa; ted. Lachen; ingl. laugh)
Espressione emotiva data dal tipico sfogo dell'allegria, o da improvviso piacere, senso del comico, stato generale di benessere e d'ottimismo. Esso è costituito dal modificarsi del ritmo respiratorio che si fa più breve e sonoro, e dal variare della mimica facciale In esso trova riscontro di grado e di tono ogni genere e ogni sfumatura quantitativa di sentimento; si ha dapprima dilatazione e contrazione dei muscoli delle labbra e delle guance, mentre l'espirazione viene sospesa; quindi le contrazioni si rafforzano e s'estendono a tutti i muscoli della faccia e del collo, le scosse respiratorie si ripercuotono nella gola, e le spalle cominciano ad agitarsi; infine tutto il corpo vi partecipa convulsamente sino al punto da potersi verificare lacrimazione, perdita di urine specialmente nelle donne, dolor di ventre per gli urti del diaframma sulla massa intestinale. A seconda dell'emozione che lo provoca, il riso può essere aperto, beffardo, forzato, melenso, sgangherato, infrenabile. Fisiologicamente è assai più facile nel fanciullo che nell'adulto e nella donna che nell'uomo; ed è suscettibile d'esser moderato dall'educazione, dal carattere, dallo sviluppo del controllo cerebrale, sino a essere inibito; così vi sono popoli che abituano i loro bambini a non ridere, e vi sono individui pur briosi e allegri che non ridono mai. Quando per ragioni patologiche vengano affievoliti i poteri di inibizione, si ha una maggior facilità al riso, oppure un modificarsi dei suoi caratteri così da poterli considerare quali sintomi di speciali stati morbosi. Tra i nuclei della base del cervello, specie nel "talamo ottico") che secondo G. Mingazzini rappresenta il luogo coordinatore dei movimenti mimici, esiste il centro del riso (come del pianto). Su questo centro la corteccia frontale (volontà) esercita un potere di eccitamento e di inibizione attraverso le vie cortico-talamiche. Se tali vie vengano interrotte o lese, si può avere l'immobilità abituale della fisionomia, e solo di tanto in tanto, per azione riflessa, accessi di riso che l'individuo non riesce a frenare, riso spesso incosciente e inespressivo. Queste crisi convulsive si dicono riso spastico e come quelle di pianto corrispondente si verificano nella paralisi pseudobulbare, nelle lesioni della regione otticostriata, nella demenza senile da rammollimenti multipli. Nei maniaci e ipomaniaci i muscoli del riso sono sempre in azione anche quando quelli non ridono; nella demenza precoce e nella debilità mentale si verificano accessi di riso silenzioso senza causa, mentre vi sono epilettici e imbecilli che non ridono per amimia. Nel tetano, per contrazione permanente dei muscoli mimici, si ha un atteggiamento particolare della bocca che si dice riso sardonico. Nell'isteria si può avere pure un riso spastico senza che vi sieno lesioni dimostrabili; riso che può non corrispondere a letizia d'animo, e che talora assume il carattere di crisi infrenabile, durando anche parecchie ore senza che lo si possa far cessare.
Per la considerazione psicologica e filosofica del riso, v. comico; ironia; umorismo, ecc.