RISERVA MENTALE
. La riserva mentale si ha quando il senso dato alle parole è determinato soltanto con la mente; come sarebbe il caso di chi, interrogato se abbia visto Roma, rispondesse di sì, soggiungendo mentalmente: in fotografia. La teologia cattolica distingue due specie di riserva mentale: propria o in senso stretto, e impropria o in senso largo. La prima si ha quando con la mente si dà alle parole un senso che non hanno né in sé stesse, né per le circostanze in cui sono pronunciate; in questo caso il senso che si vuol dare loro è tutto un prodotto della mente di chi le usa. La seconda si ha quando si usano parole, non nel loro senso ovvio e comune, ma in altro senso che pure hanno di per sé, essendo, p. es., ambigue, o che è dato dalle circostanze di luogo, di tempo e di persona. La prima è illecita perché si confonde con la bugia; giacché in essa il vero senso delle parole resta occulto, e chi le ascolta si trova inevitabilmente indotto in errore. Alcuni moderni difendono la sua liceità quando non vi sia obbligo di dire la verità né rechi danno, e vi sia buon motivo di usarla; ma in tale opinione si dimentica che la bugia è illecita, non perché contraria alla carità o alla giustizia, ma perché implica una perversione dell'uso delle parole. La restrizione mentale in senso largo è lecita se usata per giusto motivo e non rechi danno; poiché in essa il vero senso delle parole, sebbene non ovvio, tuttavia è afferrabile se si considerino tutte le circostanze. Essa costituisce il mezzo sicuro per difendere i proprî segreti da importuni interrogatorî.