rischio
In termini generali la probabilità di un evento, in partic. in psicologia la probabilità di un danno: maggiore è il r. di una scelta, maggiore è la probabilità di un esito negativo. La definizione psicologica del r. si può rappresentare nel modo seguente: rischio = probabilità del danno x entità del danno.
La psicologia del ragionamento e della decisione ha considerato il processo decisionale e la scelta nei confronti del r. la risultante non solo di fattori coscienti ed espliciti. La principale teoria cognitiva della decisione, la teoria del prospetto (prospect theory di Daniel Kahneman e Amos Tversky, 1979), prevede una maggiore propensione al r. in condizioni di perdita rispetto alla condizione di guadagno. Spesso la percezione della situazione di perdita o di guadagno non si basa su dati oggettivi, ma da come viene presentato il problema (il cosiddetto effetto framing, descritto da Tversky e Kahneman, 1981). La cornice (frame) agisce in modo incosciente sul soggetto e lo porta, a seconda dei casi, a una propensione o a una avversione al rischio. In questi fenomeni, evidenziati dalla psicologia cognitiva, il comportamento di r. sembra dettato da fattori legati alla sfera affettiva. Il suo ruolo nei processi decisionali ha portato alcuni autori a coniare l’espressione euristica affettiva. Quando si deve valutare una situazione, se essa stimola un’emozione negativa, la persona adotterà un comportamento atto a diminuirla; se, al contrario, l’emozione è positiva, l’individuo cercherà di mantenere o rafforzare quello stato di cose. Un fondamentale contributo sul ruolo della sfera emozionale nell’assumere decisioni è stato fornito da Antonio Damasio con la sua teoria del marcatore somatico (somatic marker). La ragione è guidata dalla valutazione emozionale delle conseguenze dell’azione. Queste conseguenze e il r. correlato non sono valutati attraverso un calcolo razionale e cosciente di costi e benefici, ma tramite la sensazione piacevole o spiacevole, di tipo corporeo, che la situazione stessa trasmette. Questo ‘sentire di pancia’ (gut feeling) ci consente di anticipare le emozioni che proveremmo in seguito alle conseguenze delle nostre azioni e determina il nostro comportamento nei confronti del rischio.
Le neuroscienze sembrano riconoscere un’importanza crescente alla sfera emozionale nella decisione e nel rischio. Il lobo frontale è responsabile dei processi di ragionamento e decisione. La corteccia orbitofrontale sarebbe necessaria per la valutazione rapida delle informazioni emozionali nei processi decisionali. In partic., secondo Edmund T. Rolls (1999), essa, di fronte a uno stimolo (per es., il passaggio di fronte a un cane), permetterebbe di valutare le proprietà di rinforzo (per es., la paura di essere morso dallo stesso cane che aveva tentato di azzannarci la settimana scorsa) e dell’azione a essa conseguente (per es., evitare di avvicinarsi al cane). Quando questa regione è danneggiata, le rappresentazioni necessarie per guidare un’azione entrano nella memoria di lavoro, prive, però, del loro contenuto emotivo. Per es., la persona con questo tipo di lesione che incontra lo stesso cane che sta tranquillo di fronte alla casa, riesce a descrivere le sue caratteristiche minacciose potenziali, senza però elaborare emozionalmente le memorie affettive legate all’esperienza passata. Antoine Bechara e colleghi (1997) hanno verificato con un test come questa lesione possa influire sul comportamento di rischio. Ai partecipanti venivano presentati quattro mazzi di carte, di cui due mazzi erano svantaggiosi a lungo termine (elevati guadagni alternati a perdite ancora maggiori) e gli altri due erano invece vantaggiosi a lungo termine (bassi guadagni e perdite ancora minori). I risultati hanno dimostrato che i soggetti normali, dopo essere incorsi in alcune perdite, cominciavano a scegliere dai mazzi vantaggiosi (avversione al r.), mentre i pazienti con lesioni orbitofrontali continuavano a scegliere da quelli svantaggiosi (propensione al r.). Utilizzando la risposta di conduttanza cutanea (RCC), che misura lo stato di eccitamento del sistema nervoso autonomo (in partic., la sudorazione, segnale di paura), gli autori rilevarono una RCC anticipatoria nei soggetti normali ogniqualvolta erano in procinto di estrarre una carta da mazzi svantaggiosi, mentre questa risposta non venne riscontrata nei pazienti con lesione orbitofrontale che non riportano l’esperienza emozionale della paura di perdere, legata alla precedente scelta negativa. In questo modo non anticipano le possibili esperienze negative delle loro azioni, persistendo nella scelta di mazzi che potenzialmente producono rimpianto futuro. L’apprendimento e la memoria emotiva sembrano quindi fondamentali per configurare il comportamento individuale rispetto al rischio.
La corteccia orbitofrontale non sembra la sola a svolgere questa funzione. Essa interagisce, principalmente, con l’amigdala, un’altra struttura neurale deputata ad assolvere il ruolo di memoria emotiva, essendo coinvolta in partic. nel circuito neuronale della paura (➔). Una serie di esperimenti condotti da Joseph LeDoux mostra come la corteccia orbitofrontale abbia una funzione di modulazione top-down delle emozioni verso le strutture subcorticali, in partic. l’amigdala. In definitiva, i comportamenti avversi al r. sono guidati da risposte di paura, e la paura, da parte sua, sembra essere riconducibile all’amigdala. L’amigdala vaglia continuamente gli stimoli in ingresso per cogliere i segni di potenziali pericoli. Gli stimoli vengono rilevati a livello sia cosciente sia non cosciente. Un recente studio di Benedetto De Martino e colleghi (2006) dimostra come l’effetto framing sia associato all’attività dell’amigdala. La propensione al r., quando si percepisce un frame di perdita (come descritto dalla teoria del prospetto), è correlato a un aumento dell’attività dell’amigdala che elabora l’informazione emotiva di paura implicita nel contesto decisionale negativo.