RINTONE (‛Ρίνϑων, Rhinthon)
È il creatore della ilarotragedia, cioè l'inventore del travestimento burlesco della tragedia. Fiorì all'inizio del sec. III a. C. e fu contemporaneo, o di poco più giovane, della poetessa Nosside (v.), che lo celebra "come un usignoletto delle Muse" in un grazioso epigramma conservatoci nell'Antologia Palatina (VII, 414). Nosside lo dice siracusano, mentre le fonti seriori lo fanno tarantino, ed è probabile che, nato a Siracusa, passasse di là col padre, che dicono fosse un ceramista, a Taranto: analogo scambio nell'attribuzione della patria di Epicarmo e di Teocrito. Certo è che l'arte di Rintone ha un'impronta locale caratteristicamente tarantina e muove dai phlyakes italioti, con questo di proprio, che egli non solo elaborò, ma trasformò forme preesistenti di farsa popolare fliacica in origine improvvisata e che trovano riscontro (Sosibio, ap. Athen., XIV, 621 d-f) in forme simili in più luoghi, creando il travestimento della tragedia e allontanandosi così, o riducendolo nella sua produzione a secondaria importanza, dal carattere mimetico e comico di genere che anche la farsa fliacica dovette avere. Travestimenti di miti si erano già avuti con Epicarmo, e, forse anche, in più antiche forme popolari doriche; ma, mentre Epicarmo muove dal mito come tale, travestendolo e parodiandolo, R. pone a base dei suoi travestimenti la forma letteraria della tragedia, specialmente euripidea: la sua posizione pertanto è analoga a quella della commedia media rispetto ai poeti tragici. Non senza ragione quindi l'ilarotragedia, forma tipica della fliacografia letteraria, è detta nella sistematizzazione dei generi che presentano i grammatici latini, fabula rhinthonica (Donat., de com., 6, 1; Euanth., De com., 4, 1), e R. oscurò con la sua fama altri fliacografi di cui sappiamo poco più del nome.
Dei 38 componimenti che gli erano attribuiti noi possediamo soltanto nove titoli e ventotto frammenti, undici trimetri giambici interi, e gli altri, i più, di una sola parola, ma di notevole interesse grammaticale e lessicale: il dialetto dorico era colorito di elementi tarantini. Quanto alla materia dei drammi, otto titoli sono chiarissimi, Anfitrione, Dulomeleagro, Eracle, Ifigenia in Aulide, Ifigenia in Tauride, Medea, Oreste, Telefo, travestimenti di tragedie euripidee, se si eccettui, e nemmeno con certezza, l'Anfitrione (da Sofocle?). Un nono titolo, Eunobatai, resta inesplicabile e sembrerebbe accennare a un soggetto prettamente comico, se pur non si abbia un travestimento anche nel titolo (εὐνή, letto) e si possa pensare al mito delle Danaidi. Ma per una meno esteriore conoscenza della ilarotragedia sono di assai valido aiuto le rappresentazioni figurate, specialmente dei vasi fliacici italioti, molte delle quali potranno appunto essere state ispirate da Rintone, e che ad ogni modo testimoniano il fiorire così dell'ilarotragedia, come di più antiche forme popolari di genere, prettamente comiche.
Bibl.: M. E. Völker, Rhinthonis fragmenta, Lipsia 1887; G. Kaibel, Com. Graec. Fragmenta, I, Berlino 1899, pp. 183-97; A. Olivieri, Frammenti della commedia greca nella Sicilia e nella Magna Grecia, Napoli 1930, pp. 121-66. - Perle rappresentazioni figurate H. Heydemann, Die Phylakendarstellungen, in Arch. Jahrb., I (1886), pp. 260-313; G.E. Rizzo, in Röm. Mitth., XV (1900), p. 261 segg.; E. Romagnoli, in Ausonia, II (1907-08), p. 243 segg.; M. Bieber, Die Denkmäler zum Theaterwesen im Altertum, Berlino 1920; Olivieri, op. cit.