ALESSI, Rino
Nacque a Cervia (Ravenna) il 30 apr. 1885 da Gioacchino e Zelmira Zoffoli. Figlio d'umile gente, il padre era operaio in una salina, completò gli studi alla Scuola normale di Forlimpopoli, frequentata negli stessi anni da Benito Mussolini, in un clima politico segnato dalle agitazioni sociali a cavallo dei due secoli, con in più la rivalità a sinistra, tutta romagnola, tra repubblicani e socialisti.
Dopo aver insegnato qualche anno a Cervia, a Morciano di Romagna e in altre località della provincia e dopo aver frequentato un corso superiore di pedagogia all'università di Bologna, scrisse i primi articoli per l'Avanti!, per incarico del direttore L. Bissolati. Nello stesso periodo iniziò a collaborare con Il Resto del carlino, diretto da A. Zamorani e con Il Tempo di C. Treves.
Poté abbandonare definitivamente l'insegnamento nel 1910, allorché fu assunto nella redazione del Giornale del mattino, espressione di un indirizzo democratico-massonico e, come è stato ricordato da Missiroli, "organo di quella borghesia radicale, che cercava di avere una voce, dopo che una combinazione di liberali e conservatori, che faceva capo al conte Carlo Rasponi di Ravenna e al senatore Enrico Pini, si era impossessata del Resto del carlino coi mezzi forniti da agricoltori e grossi industriali dello zucchero" (La casa tra i pini, p. 85). Un solo anno dopo l'assunzione, all'età di ventisei anni, divenne direttore della testata e tale rimase fino al 1915, allorché si arruolò volontario nel genio allo scoppio della guerra, sostituito alla direzione da P. Nenni.
Dal fronte l'A., già studioso di cose militari, inviò vari articoli ad un altro quotidiano di indirizzo democratico-radicale, Il Secolo di Milano diretto da G. Pontremoli. Su proposta del generale C. Porro Della Bicocca, sottocapo di Stato Maggiore con Cadorna, venne chiamato nell'aprile 1916 all'ufficio stampa del Comando Supremo. Sue corrispondenze furono pubblicate sistematicamente sul Secolo, su Il Messaggero di Roma e sul Giornale del mattino di Bologna, corrispondenze particolarmente preziose perché egli fu l'unico giornalista che dopo Caporetto fosse in grado di dare notizie di prima mano. Dall'aprile 1916 alla fine della guerra, inviò al Pontremoli una serie di lettere riservate, nelle quali venivano fornite informazioni non inserite nelle corrispondenze, in particolare su molti aspetti delle battaglie dell'Isonzo e di Caporetto, sul modo di procedere del Comando Supremo e sulle polemiche interne ad esso (si veda Dall'Isonzo al Piave). Fu tra coloro che, dal cacciatorpediniere "Audace", sbarcarono a Trieste il 3 nov. 1918, primo giornalista del Regno nella Trieste redenta.
Nel frattempo aveva maturato più di un convincimento sia nei riguardi dell'organizzazione dell'editoria giornalistica italiana (le divisioni politiche, secondo l'A., non andavano al di là di un certo limite oltre il quale c'era la sostanziale solidarietà dei consigli d'amministrazione delle testate) sia, soprattutto, rispetto al primato della politica estera su quella interna, tanto che la direzione di un giornale a Trieste finì per essere quasi la conseguenza necessaria dei suoi nuovi orientamenti.
Ci volle più di un anno dalla fine della guerra prima che IlPiccolo (il principale quotidiano triestino, fondato nel 1881 da Teodoro Mayer e costretto a sospendere le pubblicazioni il 23 maggio 1915, dopo la distruzione dello stabilimento e degli uffici alla notizia dell'intervento italiano) riprendesse le pubblicazioni e prima che il Mayer, da tempo editore e non più direttore, potesse fondare una nuova società, la Roma-Trieste, ampliare i locali, acquistare nuovi macchinari tipografici, organizzare una nuova redazione sostituendo i giornalisti che si erano impegnati in altre testate.
Il Piccolo uscì nuovamente il 20 nov. 1919, diretto dall'Alessi. Fino al 1915 espressione del movimento irredentista di ispirazione liberale, la testata cercò di mantenere, pur nella mutata situazione, la stessa posizione, riuscendovi solo in parte, giacché altro era la difesa esclusiva degli interessi nazionali in un impero multinazionale (ove oltretutto, si identificavano con quelli locali), altro finiva per essere la difesa di interessi nazionali in uno Stato come quello italiano.
La tradizione asburgica, per la quale le nazionalità si erano raccolte in singoli partiti unitari (con la sola eccezione dei socialisti, presenti in modo distinto in tutte le comunità nazionali), giocò a favore delle liste del blocco nazionale, a sostegno delle quali si schierò Il Piccolo nelle elezioni politiche del 1921 ed alle amministrative del 1922. In seguito, ne derivò un sostanziale allineamento della testata col governo fascista, determinato altresì dall'adesione politica e ideale dell'A. al fascismo. Le qualità di Mussolini che maggiormente vennero esaltate nei suoi articoli furono il realismo e il tempismo in virtù delle quali, a dire dell'A., non venivano sprecate, come troppo spesso era avvenuto in precedenza, le "occasioni buone".
L'osservatorio triestino portò l'A. a esasperare alcuni motivi già emersi nel corso della guerra e tali da portarlo a valutazioni assai negative nei confronti di quelli che erano stati gli alleati dell'Italia, in particolare la Francia: convinto che l'Italia dovesse essere arbitro della politica danubiana e balcanica, imputò alla Francia ed alla Piccola Intesa di aver operato esclusivamente in senso anti italiano.
Fu questo il senso di una lunga battaglia giornalistica, nel corso della quale non mancò peraltro la consapevolezza dell'insidia che poteva venire all'Italia da concorrenti ancor più pericolosi. Nel 1934, al tempo dell'assassinio di Dollfuss, i servizi di M. Nordio e gli editoriali del direttore mostrarono una esplicita avversione alla Germania di Hitler. Nel 1938 il giornale prese posizione contro la prospettiva di una legislazione antisemita con argomenti molto "triestini" (con gli ebrei si sarebbero dovute eliminare due delle sei medaglie d'oro assegnate ai volontari triestini) e l'A. entrò in polemica con Farinacci. Di questo periodo sono peraltro gli scritti in cui l'A. accentua maggiormente il suo mussolinismo, particolarmente in occasione della visita a Trieste di Mussolini, nel settembre 1938. In questi anni l'A. collaborò anche a L'Illustrazione italiana.
Dopo l'allontanamento di Mayer, per motivi razziali, l'A. divenne anche editore del Piccolo e con l'editoriale del 3 sett. 1938 approvò i primi provvedimenti antisemiti nelle scuole e nelle università e contro gli ebrei stranieri. Già membro della Commissione superiore per la stampa, nei primi anni Quaranta fu presidente della Federazione nazionale fascista editori giornali ed agenzie di stampa, e come tale, alla vigilia della caduta di Mussolini, sollecitò interventi governativi per lenire la pesante situazione finanziaria e amministrativa dei quotidiani verificatasi a seguito della guerra. In questi anni fu anche commentatore politico della radio e diede un taglio nettamente fascista e pro Asse all'ascoltata trasmissione quotidiana "Commenti dei fatti del giorno" (si veda La strada e la vita che raccoglie le trasmissioni del periodo aprile-ottobre 1941). Continuò ad essere l'animatore del Piccolo (che nel 1940 aveva assorbito il quotidiano fascista Il Popolo di Trieste) fino al 26 luglio 1943; con la caduta del regime la direzione venne affidata a Silvio Benco che aveva curato le rubriche culturali.
Come editore proseguì nel dopoguerra a pubblicare il quotidiano triestino, dato che era riuscito a mantenere il controllo della maggioranza della società editrice. Uscito dapprima come Il Giornale di Trieste, Il Piccolo riprese l'antica testata con il ritorno dell'amministrazione italiana a Trieste il 26 ott. 1954 e la direzione passò da Vittorio Tranquilli al figlio dell'A., Chino, che la mantenne fino al 1977.
Oltre a collaborare a giornali e riviste, l'A. tornò alla narrativa (aveva debuttato nel 1909 con un volume di novelle romagnole, L'arcolaio). Non scrisse più, invece, per il teatro di prosa al quale si era dedicato fin dal 1915 con i tre atti La scalata al potere, per finire nel 1937, pubblicando varie opere teatrali tra le quali vanno segnalate Savonarola, rappresentata con la regia di J. Copeau e l'interpretazione di M. Benassi a Firenze il 29 maggio 1935, e La sete di Dio, ispirato alla figura di Robespierre, rappresentato con la regia di P. Sharoff e l'interpretazione di T. Pavlova e R. Cialente. Pur avendo potuto constatare un certo successo anche all'estero, dall'Europa centrale alla Spagna e all'America Latina, l'A. non insistette, convinto forse che il suo teatro fosse datato.
Riprese il filone politico e narrativo con Trieste viva e Il giovane Mussolini, testimonianze di alto livello, e con quella che si può considerare la sua trilogia narrativa, composta da Calda era la terra, La speranza oltre il fiume e La terra e gli uomini, dove l'A. espresse l'intera sua personalità e il caldo rapporto con la terra natale.
L'A. morì a Cervia il 1º luglio 1970.
Opere: teatro: La scalata al potere, Bologna 1915; La sete di Dio, Milano 1931; Il caso del dott. Hirn, Udine 1933; Savonarola, Milano-Roma 1933, Il conte Aquila, Udine 1934; Caterina de'Medici. Il volo degli avvoltoi, ibid. 1935; Un ramo e la radice. Un uomo di parte, ibid. 1935; Storia e teatro (La figura di Carlo de Castilla. Il Savonarola e la confessione di Lorenzo). Due saggi polemici, ibid. 1935; L'argine. La gatta, ibid. 1937. Politica e narrativa: Scritti politici, Udine 1938; Anni giovanili di Mussolini (scritto in collaborazione con S. Bedeschi, contenente ventuno lettere di Mussolini, sequestrato subito dopo la pubblicazione), Milano 1939; La strada e la vita, ibid. 1942; Trieste viva. Fatti, uomini, pensieri, Roma 1954; Calda era la terra, Bologna 1958; La speranza oltre il fiume, ibid. 1959; La coltellata e altri racconti, Milano 1961; La terra e gli uomini, ibid. 1964; Dall'Isonzo al Piave. Lettere clandestine di un corrispondente di guerra, ibid. 1966; Un colpo di fucile e altri racconti, ibid. 1967; Il giovane Mussolini rievocato da un compagno di scuola, ibid. 1969.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Segreteria particolare del Duce (cart. ris.), b. 36, fasc. R. Alessi; S. Benco, "Il Piccolo" di Trieste. Mezzo secolo di giornalismo, Milano-Roma 1931, passim; A. Fiocco, A. R., in Encicl. dello spett., I, Firenze 1954, coll. 284-285 (con un'ulteriore bibl. sulle opere di teatro e sull'A. autore teatrale); La casa tra i pini. Ricordo di R. A., Trieste 1970 (con scritti di C. Alessi, G. Spadolini, A. Sala, V. Meloni, U. D'Andrea, I. Montanelli, M. Stefanile, A. Giovannini, C. Calvo, P. Capello, F. Mujesan, M. Missiroli, R. Gervaso, V. Lisiani, V. Tranquilli, N. Matteini, B. Coccani); G. Licata, Storia del "Corriere della sera", Milano 1976, ad Indicem; V. Castronovo, La stampa italiana dall'unità al fascismo, Roma-Bari 1976, ad Indicem; A. Monticone, Il fascismo al microfono. Radio e politica in Italia (1924-1945), Roma 1978, ad Indicem; P. Murialdi, La stampa quotidiana del regime fascista, in N. Tranfaglia-P. Murialdi-M. Legnani, La stampa italiana nell'età fascista, Roma-Bari 1980, ad Indicem; G. De Luna, I "quarantacinque giorni" e la Repubblica di Salò, in G. De Luna-N. Torcellan-P. Murialdi, Lastampa italiana dalla Resistenza agli anni Sessanta, Roma-Bari 1980, pp. 5 s.; Un secolo di giornale (numero speciale del Piccolo per il centenario), Trieste 1981, passim.