rinforzo
Disturbi del rinforzo
Ai fini della sopravvivenza individuale e della conservazione della specie è essenziale che i soggetti rispondano con l’approccio verso gli stimoli utili o biologicamente importanti, e con l’evitamento degli stimoli potenzialmente nocivi. Per questo, in maniera istintiva, i primi determinano generalmente gratificazione, e i secondi avversione. Tuttavia, nel corso dell’evoluzione, con il crescere della quantità di stimoli che gli animali dovevano fronteggiare, queste risposte di approccio e di evitamento non potevano essere tutte prefissate nella forma istintiva. Di conseguenza, si sono evoluti sistemi responsabili del rinforzo motivazionale, grazie ai quali gli animali possono elaborare liberamente delle strategie non prefissate e sperimentarne le conseguenze. Poiché tali esperienze possono risultare gratificanti oppure avversive, il comportamento è rinforzato positivamente (consolidato) o negativamente (cancellato) in maniera individuale. Le aree cerebrali coinvolte nella ricerca del piacere e nel conseguente rinforzo sono l’ipotalamo laterale e il sistema dopamminergico mesencefalico. Può succedere che tali sistemi funzionino in maniera alterata, determinando pertanto una serie di disturbi del rinforzo.
Lesioni ovvero malfunzionamenti che si verifichino a livello dell’ipotalamo laterale determinano un’alterazione della genesi stessa di pulsioni primarie. Per es., molti studi sperimentali hanno dimostrato che, interrompendo la comunicazione tra alcuni nuclei dell’ipotalamo laterale e gli adiacenti assoni del sistema dopamminergico, l’animale smette completamente di mangiare (afagia), di bere (adipsia), oppure ne viene abolito il comportamento sessuale, con chiaro disinteresse per partner ricettivi. Se invece tali lesioni o malfunzionamenti interessano i terminali dopamminergici a livello dello striato dorsale o dello striato ventrale, si determina una progressiva e selettiva disfunzione della risposta alle pulsioni, rispettivamente nella fase consumatoria oppure in quella appetitiva. Lo striato dorsale è sede delle complesse sequenze di azioni stereotipate, che si osservano durante una fase consumatoria, e anche delle strategie comportamentali strutturate. Queste ultime possono essere di due tipi: il comportamento innato (ossia che fa parte del patrimonio evolutivo di ogni specie), e quello basato sull’abitudine (individualmente elaborata in seguito al succedersi degli eventi di rinforzo positivo e negativo). In partic., lo striato dorsomediale è necessario sia per l’acquisizione di nuove strategie comportamentali, sia per permettere ulteriori aggiustamenti di quelle già acquisite. Pertanto, un’alterata funzionalità di questa regione può dare luogo all’incapacità di elaborare, di consolidare o di mantenere le abitudini, compromettendo quindi la flessibilità comportamentale. Lo striato dorsolaterale supporta l’espressione semiautomatica delle abitudini, in base alla quale gli individui si comportano in modo ritualizzato e non rispondono più a eventuali cambiamenti nelle conseguenze delle loro azioni o scelte. Se la porzione laterale dello striato dorsale è funzionalmente compromessa, il processo suddetto (di ritualizzazione delle abitudini) risulta deficitario: gli individui mostrano una eccessiva volubilità, essendo suscettibili nei confronti di qualunque avversità che dovesse intervenire rispetto alle loro attese. Lo striato ventrale è invece implicato nelle componenti appetitive, variabili e flessibili, del comportamento. È interessante notare come una anomalia di funzionamento dello striato ventrale determini un’alterata percezione delle gratificazioni e, di conseguenza, dei fenomeni di rinforzo anomali. Ciò può avvenire a causa sia di una sua ipoattività sia di una sua iperattività. Nel primo caso, si manifestano pulsioni forti e incontrollate per la ricerca e l’approccio verso stimoli appetitivi particolarmente salienti; nel secondo caso, la mancanza di piacere (anedonia), nonostante stimolazioni d’intensità anche medio-alta, determina una ricerca continua e senza fine di stimoli particolarmente salienti (sensazioni forti). Entrambe queste condizioni possono essere alla base di comportamenti quali ricerca di emozioni intense o sempre nuove, abuso di droghe, e altri comportamenti devianti riconducibili alla sfera dell’impulsività, come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (➔ attenzione, disturbi dell’) oppure il gambling (➔) patologico.
Nell’ambito delle teorie del rinforzo, si può affermare che particolari strategie comportamentali, consistenti nella ricerca e nell’utilizzo di sostanze farmacologiche psicoattive ovvero di sostanze stupefacenti, sono rinforzate dal fatto di sperimentarne, quantomeno inizialmente, gli effetti gratificanti. Ma, una volta che l’abitudine al consumo di quella sostanza sia stata prepotentemente fissata, e che il relativo rituale consumatorio si sia stabilizzato, tale comportamento può continuare a essere espresso in maniera del tutto semiautomatica, a prescindere dall’effettivo generarsi di uno stato di piacere. È possibile arrivare a un quadro clinico di tossicodipendenza, in cui il soggetto ricerca e consuma queste sostanze anche quando non generano più alcuna gratificazione. Anzi, può accadere che una abitudine consumatoria fortemente ritualizzata possa continuare a esprimersi persino in caso di conseguenze palesemente negative prodotte dalla sostanza d’abuso. Nei casi estremi, si sviluppa infatti una condizione in cui il soggetto non è più in grado di rinforzare negativamente il consumo di tali sostanze, mancando quei meccanismi che dovrebbero cancellare le pulsioni laddove comportino esiti perniciosi. Egli resta ‘agganciato’ in una spirale ritualizzata di fasi appetitive e consumatorie, che si susseguono al di fuori delle possibilità di autocontrollo se al di là della volontà soggettiva.