TAVERNA, Rinaldo.
– Nacque a Milano il 6 maggio 1839 da Lodovico, conte di Landriano – di antica famiglia del patriziato milanese che vantava origini nel XII secolo –, e dalla contessa Costanza Greppi.
Fuggì in Piemonte alla vigilia della seconda guerra d’indipendenza e il 4 giugno 1859 si arruolò come soldato volontario nell’Armata sarda. Ammesso al corso suppletivo della Regia accademia presso la scuola militare di Ivrea, dopo avere superato il corso, il 27 luglio, fu promosso sottotenente nel 1° reggimento granatieri.
Dopo l’armistizio di Villafranca, il 1° granatieri fu dislocato prima a Monza poi a Milano per il resto del 1859. All’inizio del 1860 Taverna fu trasferito a Livorno e il 7 settembre, con le due brigate granatieri di Sardegna e di Lombardia, fu inquadrato nella 1ª divisione (generale Maurizio Luigi Gerbaix De Sonnaz) del V corpo d’armata che, insieme al IV, costituì il corpo di spedizione per l’occupazione delle Marche e dell’Umbria. Taverna fu assegnato al quartier generale della 1ª divisione, quale ufficiale di collegamento con il 1° granatieri (Roma, Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito, Campagna 1860-1861, 70), un ruolo importante, in quanto doveva accertarsi che le due colonne d’attacco, formate in maggioranza da battaglioni di granatieri, eseguissero gli ordini del generale De Sonnaz per l’avanzata su Perugia. Il 14 settembre 1860 fu lanciato l’attacco che, nonostante la resistenza delle truppe pontificie, portò lo stesso giorno alla conquista italiana della città. Per la sua partecipazione alla liberazione del capoluogo umbro, Taverna si meritò una medaglia d’argento al valor militare.
Promosso il 20 ottobre 1860 luogotenente del 4° reggimento granatieri di Lombardia, il 28 ottobre fu nuovamente assegnato al quartier generale della 1ª divisione, quale ufficiale di collegamento (ibid., 38). Il 4 novembre 1860 partecipò alla presa di Mola, dove le truppe della 1ª divisione travolsero uno dei baluardi della difesa borbonica di Gaeta. Anche per questo episodio ottenne una menzione onorevole per essersi distinto nei combattimenti.
Il 5 maggio 1861 fu assegnato al corpo di stato maggiore, dopo aver superato il corso presso la scuola d’applicazione (ibid., Studi particolari, 298/2). Nel 1862, quale ufficiale del corpo, fu assegnato allo stato maggiore della 9ª divisione a Cremona e all’inizio del 1863 allo stato maggiore del gran comando del 2° Dipartimento militare a Milano. Promosso capitano il 12 marzo 1863, fu assegnato all’Ufficio superiore del comando del corpo di stato maggiore dall’8 dicembre 1864.
Prese parte alla campagna del 1866, inquadrato nel quartier generale della 16ª divisione al comando del principe Umberto di Savoia (ibid., Campagna 1866, 227, 232). Il 24 giugno 1866, all’alba, ebbe l’incarico di condurre un’ardita ricognizione con uno squadrone d’avanguardia seguito da due battaglioni di bersaglieri verso Villafranca per prendere contatto con il nemico. Attraversò la città e, avendola trovata sgombra, diede disposizioni per l’interruzione della ferrovia e della linea telegrafica verso Verona. Poche ore dopo fu impegnato con le truppe della 16ª divisione a respingere gli attacchi della brigata di cavalleria austriaca Pulz, il famoso episodio del quadrato di Villafranca. Cessati gli attacchi della cavalleria nemica fu inviato in ricognizione con parte dell’11° reggimento bersaglieri a Povegliano. Per il suo comportamento fu decorato con un’altra medaglia d’argento al valor militare.
Al termine della guerra rientrò presso il comando del corpo e, dai primi mesi del 1867, fu assegnato per la seconda volta allo stato maggiore del gran comando di dipartimento di Milano.
Dal 1868 al 1869 fu inviato in missione nella Confederazione della Germania del nord, a Berlino. Al suo rientro consegnò al comando alcuni rapporti in cui riassumeva l’ordinamento e l’istruzione tattica delle forze armate prussiane. Il suo giudizio finale fu molto positivo. Alla fine della missione fu insignito della croce di 3ª classe dell’aquila rossa prussiana.
Nel 1869 divenne socio della Società geografica italiana. Rientrato al comando generale, dall’8 gennaio 1870 fu assegnato alla IV sezione regolamenti dell’Ufficio militare (ibid., Studi particolari, 298/4).
Dal 9 ottobre 1870 al 3 febbraio 1871 fu a disposizione del generale Alfonso Lamarmora, luogotenente del re per le province romane.
Dal 1° giugno 1871 fu riassegnato all’Ufficio militare del comando generale del corpo e il 26 novembre 1871 fu nominato ufficiale d’ordinanza effettivo del principe Umberto, rimanendo in carica fino alla fine dell’anno. Promosso maggiore il 9 novembre 1872, fu assegnato per un anno al 71° reggimento fanteria di stanza a Verona.
Il 7 dicembre 1873 riprese il servizio presso il comando generale del corpo di stato maggiore, ma dal gennaio 1874 all’ottobre 1875 fu addetto militare presso l’ambasciata italiana a Berlino (ibid., 295/2). Dopo il 1870 divenne consuetudine che gli stessi addetti, rimasti in carica per oltre un anno, fossero proposti per la nomina ad aiutante di campo onorario della famiglia reale e Taverna il 14 giugno 1874 lo divenne per il principe Umberto. Da Berlino cercò di organizzare, tramite il principe Federico Carlo di Hohenzollern, ben disposto verso l’Italia e i Savoia, un viaggio del Kaiser in Italia, ma i tempi non erano ancora maturi (ibid., Addetti militari, 46/6). Anche il maresciallo Helmut von Moltke era ben disposto verso l’Italia e in un colloquio avuto con Taverna il 10 febbraio 1874 aveva apertamente dichiarato che in caso di guerra dell’Italia contro la Francia, le truppe germaniche avrebbero subito invaso il territorio francese (ibid., Corrispondenza del CSM, 3/18).
L’8 novembre 1874 fu eletto nella XII legislatura nel quarto collegio di Milano, entrando a far parte del gruppo parlamentare di destra. La sua attività fu soprattutto indirizzata verso le questioni militari. Il 19 maggio 1875 intervenne alla Camera intorno al progetto per l’ordinamento della milizia territoriale, sottolineando la necessità di definire la forza delle compagnie di tale milizia, secondo la loro dislocazione, come nel caso delle compagnie di milizia territoriale alpina.
Al termine della legislatura, nell’ottobre del 1876, riprese servizio del comando del corpo di stato maggiore ed ebbe l’incarico di dirigere la Sezione informazioni dell’Ufficio militare, che per la sua importanza – trattava, fra l’altro, la corrispondenza con gli addetti militari italiani all’estero – era stata trasformata in un ufficio alle dirette dipendenze del comandante del corpo stesso (ibid., Studi particolari, 298/6). Il 15 luglio 1877 fu promosso tenente colonnello.
Il 24 febbraio 1878 fu nominato ufficiale d’ordinanza onorario del re Umberto I e dal 4 dicembre divenne effettivo, comandato presso la casa militare del sovrano.
Il 5 maggio 1878 sposò Maria Lavinia Boncompagni Ludovisi, nobildonna toscana, da cui ebbe tre figli: Lodovico, Paola e Costanza.
Il 17 aprile 1881 fu nominato aiutante di campo del re. Il 14 luglio dello stesso anno fu promosso colonnello di fanteria, ma il 13 ottobre 1882 chiese e ottenne le dimissioni per motivi familiari, passando alla riserva. Il 29 ottobre fu eletto deputato della XV legislatura nel gruppo parlamentare della destra (collegio di Monza-Milano III), dando ancora una volta il suo contributo soprattutto sulle questioni militari. Il 30 giugno 1884 intervenne sulla discussione intorno al disegno di legge per la modifica dell’ordinamento dell’esercito, evidenziando il vantaggio della Francia sull’Italia nella mobilitazione dell’artiglieria in caso di guerra.
Il 23 maggio 1886 fu rieletto nella XVI legislatura nello stesso collegio e gruppo parlamentare. Dal 26 agosto 1889, per un mese, fu richiamato in servizio per il comando e l’istruzione del 7° reggimento fanteria di milizia mobile a Milano.
Il 27 ottobre 1890 fu nominato, su proposta del re, senatore del Regno, nell’ambito del quale ricoprì la carica di segretario (dicembre 1892-maggio 1913) e fu membro di numerose commissioni, tra cui quella sull’esercito (1907-10), di cui fu presidente. Ai primi del settembre 1909, con i membri della commissione d’inchiesta, ispezionò i forti in costruzione in Val Sabbia e Val Brenta, congratulandosi con il ministro della Guerra Paolo Spingardi per quei lavori e facendogli chiaramente capire che la commissione avrebbe appoggiato sicuramente la richiesta di ulteriori fondi per le fortificazioni del basso Friuli.
Promosso maggiore generale della riserva il 12 marzo 1895, il 31 ottobre 1904 raggiunse il grado di tenente generale.
Il 9 aprile 1896 fu eletto presidente dell’associazione della Croce rossa italiana (CRI), che, con il r.d. 7 febbraio 1884 n. 1243, era stata eretta a corpo morale e posta alle dipendenze del ministero della Guerra: era amministrata da un presidente e un comitato centrale con rappresentanze in tutta Italia (comitati provinciali, sottocomitati e delegazioni comunali). Già un altro alto ufficiale, Raffaele Cadorna, era stato presidente della CRI e Taverna assumeva l’incarico dopo il disastro di Adua. Uno dei primi problemi fu il soccorso e il rimpatrio dei prigionieri di guerra italiani in mano abissina. Nel settembre del 1896 la CRI prese l’iniziativa di soccorrere i prigionieri italiani quando, reduci dallo Scioà, sarebbero giunti sulla costa dell’Eritrea. Taverna impartì precise istruzioni al capitano medico Angelo de Martino, nominato responsabile della spedizione. Furono impiantate tre stazioni di soccorso a Zeila, Bio-Caboba e a Harrar per rifocillare e curare gli oltre 50 ufficiali e i 1500 uomini di truppa prigionieri, diretti verso la costa.
Taverna aveva però compreso che l’organizzazione della CRI non poteva intervenire solo nei teatri di guerra; per avere una maggiore visibilità agli occhi dell’opinione pubblica nazionale doveva adoperarsi, in tempo di pace, anche in aiuto delle popolazioni civili colpite dalle grandi calamità. Sotto il suo mandato la CRI intervenne con propri uomini e mezzi nella lotta alla malaria dell’Agro romano dal 1901, nell’eruzione del Vesuvio del 4 aprile 1906, dove lo stesso Taverna diresse personalmente le operazioni, nel terremoto calabro del 1907 e in quello successivo del 29 dicembre 1908 che colpì gravemente Reggio Calabria e Messina.
Taverna aveva espresso il parere che il personale volontario, professionalmente preparato, doveva far parte della milizia territoriale, ma in seguito, prendendo spunto dell’esperienza delle associazioni consorelle degli altri Paesi europei, sostenne l’organizzazione di speciali corsi per il personale femminile, destinato ad assistere i feriti, trovando in Sita Meyer Camperio la donna capace di condurre la battaglia per la nascita delle infermiere volontarie laiche.
Alla vigilia della guerra di Libia, Taverna accolse l’invito dei vertici militari a mobilitarsi per la campagna, interessando il comitato regionale della CRI di Napoli. Tra il 26 e il 30 settembre 1911 si accordò con il comando del corpo di stato maggiore per l’allestimento della nave trasporto Elettrico per lo sgombero dei malati e feriti della spedizione e il 30 settembre nominò quale commissario delegato della CRI presso l’intendenza del corpo di spedizione il deputato Pier Francesco Negrotti Cambiaso, con il grado di colonnello (ibid., Libia, 208/1). Lo sforzo complessivo della CRI, grazie a Taverna, fu ingente: l’associazione mobilitò complessivamente una delegazione presso il comando del corpo di spedizione, nove ospedali da guerra, dieci ambulanze di montagna, la nave ospedale Menfi. Si occupò anche del servizio anticolerico, fronteggiando l’epidemia della malattia scoppiata a Tripoli (208/7). Grazie all’azione di Taverna, si affermava definitivamente la dimensione istituzionale dell’associazione.
Morì a Roma il 6 maggio 1913.
Opere. CRI. Comitato centrale: resoconto morale economico dell’anno 1898 esposto dal presidente dell’associazione all’assemblea generale il 30 aprile 1899, Roma 1899; CRI. Comitato centrale: resoconto morale economico dell’anno 1904 esposto dal presidente dell’associazione all’assemblea generale del 7 luglio 1905, Roma 1905; CRI. Comitato centrale: resoconto morale economico dell’anno 1905 esposto dal presidente dell’associazione all’assemblea generale del 10 luglio 1906, Roma 1906; CRI. Comitato centrale: resoconto morale economico dell’anno 1906 esposto dal presidente dell’associazione all’assemblea generale del 20 maggio 1907, Roma 1907.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore dell’esercito, Direzione generale personale militare-generali (Persomil), b. 285, f. 2034 (stato di servizio, libretto personale, documentazione matricolare e di stato civile); A-1 Memorie storiche; G-3 Campagna 1860-1861; L-3 Studi particolari; G-8 Campagna 1866; G-24 Corrispondenza del CSM, Serie 5: comitato di Stato maggiore; G-29 Addetti militari; L-8 Libia; Annuari militari ufficiali dal 1862 al 1913.
C. Corsi, Campagna del 1866 in Italia, I, Roma 1875, pp. 191 s., 197-202; L. Pullè, Patria esercito e Re, Milano 1908, p. 71; La guerra del 1859 per l’indipendenza d’Italia, a cura di E. Falcon et al., I, Narrazione, Roma 1910, p. 114; N. Brancaccio, L’Esercito del vecchio Piemonte (1560-1859), Roma 1922, pp. 52-57; A. Vigevano, La campagna delle Marche e dell’Umbria, Roma 1923, pp. 219-229; C. Cesari, L’assedio di Gaeta, Roma 1926, pp. 38-42; I. Jori, La casa militare alla corte dei Savoia, Roma 1928, pp. 264-272, 336 s., 348; E. Scala, Storia delle fanterie italiane, IV, I Granatieri di Sardegna, Roma 1954, pp. 31-39; C. Mazzacara, L’evoluzione del CSM nei regni di Sardegna e d’Italia, I, 1796-1881, in Memorie storico-militari 1981, Roma 1982, pp. 349-386; R. Belogi, Il corpo militare della CRI, I, 1864-1920, Bergamo 1990, pp. 49-84; A.M. Isastia, Il volontariato militare nel Risorgimento, Roma 1990, pp. 201-215; A. Saccoman, Il generale Paolo Spingardi ministro della guerra, Roma 1995, pp. 29-31, 43, 74, 95, 127, 141; Storia della CRI dalla nascita al 1914, a cura di C. Cipolla - P. Vanni, I, Saggi, Milano 2013 (in partic. A. Ardissone, L’evoluzione delle articolazioni interne della CRI italiana, pp. 217-270); I. Pascucci, Dalle dame alle infermiere, pp. 371-400; F. Bertini, La CRI tra le istituzioni e la società, pp. 445-518; G. Ceci, L’azione sociale della CRI in Italia, pp. 573-620; F. Pariset, La CRI italiana ad Adua, pp. 639-682). Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale, Senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, http://notes9.senato.it/web/senregno. nsf/8c58c55c1230e7f8c12 5703d002fe257/09b1b5bbe8beee154125646f0060f 315?OpenDocument; Camera dei deputati, Portale storico, https://storia.camera.it/deputato/rinaldo-taverna-18390506.