ORSINI, Rinaldo
ORSINI, Rinaldo. – Figlio primogenito di Orso, signore di Vicovaro e Tagliacozzo, e di Isabella Savelli, nacque probabilmente intorno al 1347 e compare per la prima volta nella documentazione in un compromesso del 16 agosto 1359 raggiunto fra il padre e altri esponenti della famiglia Orsini per il possesso di Vicovaro.
Alla morte del padre, nell’estate del 1360, la madre assunse la tutela dei tre figli maschi, Rinaldo, Giacomo e Giovanni, dichiarati eredi universali e affidati alla protezione degli zii paterni, Rinaldo, cardinale di S. Adriano, e Angelo, prevosto di Tongres.
A partire dal 1366, Rinaldo cominciò ad amministrare direttamente i beni paterni, concentrati nella Marsica e nella valle dell’Aniene, con il favore della regina Giovanna I d’Angiò dalla quale ottenne dispense dai pagamenti fiscali e autorizzazioni ad acquisire altri beni feudali.
Nella primavera del 1372 ebbe da Gregorio XI un salvacondotto per rientrare in Italia da Avignone con una scorta di 40 cavalieri e nell’autunno dello stesso anno fu invitato a sostenere l’azione del vicario generale, Géraud Dupuy abate di Marmoutier. Dallo stesso papa, nel 1376, ebbe il governo in temporalibus del Ducato di Spoleto, quindi fu uno dei capitani pontifici impegnati nella guerra degli Otto Santi e nell’autunno 1377 partecipò all’assedio e alla riconquista di Foligno che si era ribellata contro il vicario Trincia Trinci.
Nel 1378 fu creato vicario del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia e capitano di Orvieto dal neoeletto Urbano VI. Nonostante il comportamento ambiguo del fratello, il cardinale Giacomo, rimase vicino al pontefice romano e fu uno dei suoi più stretti collaboratori. Nel settembre 1378, lasciata la curia pontificia, rientrò a Orvieto per porre fine alla lotta fra le fazioni cittadine, riformare i quadri amministrativi della città e difendere il territorio orvietano dalle mire espansionistiche di Siena. Verso la metà del 1379 fu sostituito come rettore del patrimonio da Giovanni Fieschi, vescovo di Vercelli, e costretto a lasciare Orvieto. Tuttavia, solo dopo la morte del fratello Giacomo (15 agosto 1379) passò apertamente fra i sostenitori dell’antipapa Clemente VII. Nel maggio 1380, servendosi delle milizie mercenarie di Bernard de la Salle, riconquistò Orvieto.
Il passaggio all’obbedienza clementina rafforzò i suoi rapporti con Giovanna I d’Angiò che il 25 luglio 1380, per ricompensarlo dei servigi resi, gli concesse il titolo di conte sulla terra di Tagliacozzo e una rendita annua di 185 once da esigersi sulle collette di diverse località abruzzesi. Nel settembre successivo Rinaldo, nominato capitano generale ad guerram, partecipò all’attacco portato da Ottone di Brunswick contro Roma e in ottobre acquistò dalla regina il feudo di Pescara per la considerevole somma di 40.000 ducati d’oro. Pochi mesi dopo, nel gennaio 1381, Giovanna I gli donò il feudo di Rocca d’Arce in Terra di Lavoro e gli affidò la custodia del castello di Antrodoco e il compito di riportare l’ordine nella città dell’Aquila, dove Orsini entrò il 17 febbraio.
Nel giugno 1381 i mercenari della compagnia di S. Giorgio, in rivolta a causa del mancato pagamento degli stipendi, si impadronirono di Pescara e fecero prigioniero lo stesso Rinaldo, che riuscì a stento a fuggire con una barca ma perse definitivamente il possesso dell’importante centro adriatico.
Tornato all’Aquila, si appoggiò alla fazione dei Camponeschi, contro quella urbanista dei Pretatti e in cambio di 5000 fiorini lasciò che fosse messo a morte Ceccantonio Pretatti, che le sue truppe avevano catturato in occasione di uno scontro vittorioso presso Poggiovalle e imprigionato nel castello di Tagliacozzo.
Dopo l’affermazione di Carlo III di Durazzo, si schierò con il pretendente Luigi d’Angiò dal quale fu nominato governatore dell’Aquila. Entrato nella città abruzzese con Bernard de la Salle, il 16 settembre 1382 vi accolse il pretendente angioino, ma il 30 gennaio 1383 fu sconfitto dalle truppe fedeli a Carlo III guidate dal conte di Manoppello. Fu allora inviato ad Avignone per chiedere al papa Clemente VII cospicui finanziamenti a sostegno della campagna del duca d’Angiò, ma rientrato in Italia nel mese di aprile, utilizzò la somma di 50.000 fiorini d’oro destinata al pretendente angioino per riconquistare posizioni nel Patrimonio e in Umbria. Nel biennio 1383-84 riportò una serie di significativi successi militari: riconquistò Montefiascone, nel mese di luglio liberò L’Aquila, assediata dai durazzeschi, il 28 settembre entrò trionfalmente a Spoleto, che si era ribellata contro Urbano VI, e nei primi mesi dell’anno successivo ne conquistò la munitissima rocca. In tal modo contribuì vistosamente al consolidamento delle posizioni clementiste in Italia centrale, si insediò stabilmente a Spoleto e, a partire dal 1383, si intitolò conte di Tagliacozzo e rettore del Patrimonio e del Ducato di Spoleto.
Il 20 settembre 1384, poche ore prima di morire, Luigi I d’Angiò affidò a tredici baroni, fra i quali Orsini, il governo del Regno in attesa del raggiungimento della maggiore età di suo figlio. Ma Rinaldo si disinteressò delle vicende meridionali e si dedicò al governo di Spoleto e alla pacificazione di Orvieto, resa possibile dalla concessione di un’ampia amnistia nel gennaio 1386. Nel maggio successivo si impadronì di Corneto – a danno del nuovo vicario urbanista del Patrimonio, il cardinale Tommaso Orsini di Manoppello – e di Narni.
Sul finire degli anni Ottanta, però, subì l’offensiva degli urbanisti e mantenne a stento il controllo dei centri principali del suo dominio: nell’aprile 1387 perse Corneto, nel giugno successivo riuscì a fatica a respingere un attacco contro Orvieto, che fu posta sotto duro assedio nell’autunno del 1389. Solo la morte di Urbano VI (15 ottobre 1389) e la mediazione di Firenze consentirono a Rinaldo Orsini, nell’aprile 1390, di firmare una tregua con i rappresentanti del nuovo pontefice Bonifacio IX.
Il 13 aprile 1390, con una scorta di soli sessanta uomini, entrò all’Aquila e il giorno successivo cadde vittima di un complotto organizzato dal conte di Montorio, Giampaolo Camponeschi.
Nella stessa circostanza fu catturato suo fratello Giovanni, che fu a sua volta assassinato all’Aquila il 31 agosto successivo.
Fonti e Bibl.: Niccolò di Borbona, Cronaca delle cose dell’Aquila dall’anno 1363 all’anno 1424, in L.A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevi, VI, Mediolani 1742, coll. 856 s., 859; C. De Cupis, Regesto degli Orsini e dei conti Anguillara, in Boll. della società di storia patria A.L. Antinori negli Abruzzi, XIX (1907), pp. 201 s., 204 s., 207; XX (1908), pp. 65, 70, 74, 78, 83, 191 s., 194, 196, 273, 277, 281, 284 s., 290; E.-R. Labande, Le rôle de R. O. dans la lutte entre les papes de Rome et d’Avignon (1378-1390), in Mélanges d’archéologie et d’histoire, XLIX (1932), pp. 157-180; Id., R. O. comte de Tagliacozzo († 1390), Monaco-Paris 1939, passim; F. Allegrezza, Organizzazione del potere e dinamiche familiari. Gli Orsini dal Duecento agli inizi del Quattrocento, Roma 1998, pp. 98, 110, 112-121, 123, 128, 178, 189 s., 201; Id. Un dominio di frontiera: la costruzione del patrimonio degli Orsini tra terre della Chiesa e Regno dal XII al XV secolo, in Une région frontalière au Moyen Âge. Les vallées du Turano et du Salto entre Sabine et Abruzzes, a cura di É. Hubert, Roma 2000, pp. 339, 340, 342.