CARNIELO, Rinaldo
Nato a Bosco, presso Biadene (fraz. di Montebelluna, prov. di Treviso), l'11 febbr. 1853 da Luigi e da Angela Tocchettoni, in una famiglia di modeste condizioni, seguì il padre, emigrato in cerca di lavoro, prima a Padova, poi a Firenze. A Padova si iscrisse all'istituto tecnico, ma abbandonò presto i corsi per seguire la scuola di disegno istituita dal marchese Pietro Selvatico. Trasferitosi a Firenze, frequentò la locale Accademia di Belle Arti, seguendo l'ultimo anno di insegnamento di scultura di A. Costoli e completando poi i corsi con un anno di volontariato, durante il quale, per far fronte alle spese, eseguì alcune figurette in marmo su commissione.
Nel 1873, aperto uno studio, iniziò a lavorare per proprio conto, ma insoddisfatto della propria produzione creava e distruggeva modelli e bozzetti. Questo suo tormentato esordio e il conseguente stato di indigenza venivano aggravati nel 1876 dalla morte del padre, che lo lasciava a capo di una famiglia numerosa e priva di risorse economiche. Ciò non lo distolse tuttavia dalle sue ricerche, finché, per interessamento del Dupré, ottenne uno studio all'Accademia. Frutto di questi difficili anni di studio e di lavoro resta il Mozart morente (Bordeaux, Musée des Beaux-Arts), opera che suscitò interesse e dette all'artista una certa notorietà.
Il musicista è colto, con gusto un po' melodrammatico, nel momento del trapasso (che il C. studiò dal vero con frequenti visite ai moribondi). L'opera venne apprezzata e lodata da alcuni critici e, inviata all'Esposizione di Parigi del 1878, venne acquistata dal governo francese e destinata inizialmente al palazzo del Lussemburgo. Ma non tutta la critica fu concorde; Dupré la definì una "bestiolina", il Rivalta "un morto di due mesi che casca a pezzi" (in De Gubernatis) mentre E. Montecorboli (in Natura e arte, VI[1896-9713], p. 890)definì il pezzo "macabro, antipatico".
Nel 1883 l'artista inviava all'Esposizione di Roma tre suoi lavori: Dio! non posso pregare, figura di frate inginocchiato e tormentato dal dubbio di una vocazione sbagliata (Roma. Giornale illustrato della Esposizione…, Roma 1883, p. 39, con ill.), L'onda, busto femminile, e Il castellano, opera quest'ultima ispirata ai Promessi sposi del Manzoni, e replicata più volte in marmo e bronzo.
Nello stesso anno, 1883, venivano commissionate all'artista le statue di S. Simone apostolo e del Beato Angelico per la facciata del duomo fiorentino allora in via di completamento. A questo periodo appartiene anche l'Angelo della morte (firmato) posto a guardia del sepolcro del principe Voroncov - Šuvalov nel cimitero di Montmartre a Parigi, brevemente descritto in Nouvelles Archives de l'art français, XIII(1897), pp. 241 s. Al 1893 risale il gruppo Tenax Vitae, un uomo trascinato via da uno scheletro, con il quale lo scultore sembra di nuovo indulgere al tema macabro, e di poco posteriore è l'altro gruppo Labor imperat, esposto a Firenze nel 1896. Altri suoi soggetti di genere prodotti in questi anni furono: L'innominato, la Bagnante, Messalina, Le quattro stagioni (due medaglioni doppi), Estate, Testa di donna, Fasi della Luna, Pallida visione (New York, coll. Whitehead). Nel 1906 il C. partecipava al concorso per il monumento a Ugo Foscolo, e nel 1910 a quello per la statua del generale Manfredo Fanti a Carpi (al concorso del 1897 sul medesimo tema era stato incluso nella terna vincente: Arte e storia, XVI [1897], p. 24).
Alla vasta produzione del C. appartengono ancora numerosi rilievi con il tema della Madonna con Bambino e piccole sculture di animali, e veri e propri scherzi, come la serie dei Capricci del dio Amore, nonché modelli di vasi ed elementi decorativi eseguiti per la fonderia Carradori di Pistoia. Nel 1907-08 esponeva a Firenze alla III Esposizione dell'Associazione degli artisti italiani una terracotta, Vecchio, e un portafiori in bronzo, Satiro (per cui vedi p. 73 del catalogo). Il C. scrisse anche un dramma, il Caino, che venne rappresentato con successo.
Professore corrispondente dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, il C. moriva a Firenze il 17 ag. 1910.
Uomo semplice e laborioso ma di carattere chiuso e malinconico, derivatogli probabilmente dalle difficili condizioni di vita in cui si era trovato ad operare, il C. fu artista di un certo talento. La sua ricerca di nuove forme e nuovi contenuti, anche se non sempre coronata da successo, appare sinceramente sofferta, e sorretta da un concetto del vero in arte che non è soltanto analitica resa di modelli. Anche la sua tecnica, che evita raffinatezze puramente materiche, ne indica in un certo senso l'originalità di intenti, rispetto alle tendenze generali dell'arte del suo tempo. Appassionato collezionista di pitture e sculture dell'800, la sua collezione fu venduta a Milano (cfr. catal. della gall. Geri di Milano, gennaio 1929).
Fonti e Bibl.: Necrologi, in La Nazione, 18 ag. 1910; 24 apr. 1911; L'Illustrazione italiana, 28 ag. 1910; G. C., Le sculture per la facciata di S. Maria del Fiore, in Arte e storia, II(1883), p. 179; A. Conti, Sculture e mosaici della facciata del duomo di Firenze, Firenze 1883, p. 23; Id., Illustraz. delle sculture e dei mosaici della facciata del duomo di Firenze, Firenze 1887, pp.6, 40;E. Zimmern, An Italian sculptor: R. C., in The Art Journal, 1893, pp. 287-292 (con ill.); Vita italiana, 1894-95, pp. 40-4 ss.(è illustrato un gruppo, Tempo);A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi, Firenze 1906, p. 101; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p.87; V. Costantini, Scultura e pittura ital. contemp. 1880-1926, Milano 1940, pp.42, 61; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 22.