GIACHETTI, Rina
Nacque a Firenze il 25 ag. 1880 da Guido e da Giuseppina Guidalotti; all'età di 15 anni iniziò lo studio del canto nella città natale sotto la guida di C. Carignani, ed esordì appena diciannovenne al teatro Verdi di Zara nel 1899, sostenendo con felice esito la parte di Micaela nella Carmen di G. Bizet. Presto le vennero offerte scritture presso il teatro Liceo di Barcellona, in cui tra l'aprile e il maggio 1900 perfezionò il personaggio di Micaela e debuttò in quello di Musetta nella Bohème di G. Puccini. Questo primo anno di attività le diede modo di acquisire disinvoltura nell'interpretazione, consentendole di affrontare il pubblico del teatro S. Carlo di Napoli in una delle sei prime rappresentazioni assolute di Le maschere di P. Mascagni, accanto ad Angelica Pandolfini e G. Anselmi, interpretando il personaggio di Colombina "con tutte le civetterie, con tutta la grazia e con tutte le sfumature di un'arte squisita" (Il Corriere di Napoli, 20 genn. 1901).
Fu questo l'inizio di un periodo di continue presenze presso il teatro napoletano, in cui la G. divenne una delle cantanti più amate dal pubblico. Subito dopo il suo debutto fu invitata a partecipare, a fianco della Pandolfini, di Anselmi e di F. De Lucia, al grande concerto che il teatro organizzò in commemorazione di G. Verdi a un mese dalla morte; in tale occasione cantò con Anselmi il duetto dal secondo atto dell'Ernani. Prese parte, inoltre, a un altro importante concerto, il 12 aprile seguente, diretto da L. Mugnone, con la partecipazione del celebre pianista A. Rendano. Dopo aver sostenuto la parte di Olga Sukareff nella Fedora di U. Giordano, ebbe un notevole successo a fianco di E. Caruso nella Manon di J. Massenet (16 genn. 1902) affascinando per la grazia, lo slancio, la civetteria, la capacità di dare, con la sua voce definita, fresca e ben timbrata, calda e limpida, un grande risalto alle frasi più dolci e appassionate (ibid., 19 genn. 1902; Gazzetta musicale di Milano, 23 genn. 1902).
Ormai affermata, si fece ammirare come Musetta nella prima esecuzione napoletana della Bohème di R. Leoncavallo (3 marzo 1902), il quale la dichiarò insuperabile e le scrisse una lettera ringraziandola per "aver prestato alla parte di Musetta il suo profumo giovanile, la sua voce e tutta l'affettuosità della sua eletta natura d'artista" (Corriere di Napoli, 5 marzo 1902).
La duttilità della voce e la raffinatezza del suo stile la rendevano particolarmente adatta al repertorio francese, e in particolare ai personaggi di J. Massenet, di cui interpretò Myriam, nell'oratorio Maria Maddalena, con Edvige Ghibaudo e Francisco Viñas (S. Carlo, 26 marzo 1902), e Cendrillon, nell'opera omonima, con G. Fabbri (S. Carlo, aprile 1902). Il suo temperamento versatile la spinse allo studio di parti più drammatiche e a sfidare pubblico e critica sostenendo nel maggio 1902 le parti di Margherita e di Elena nel Mefistofele di A. Boito: la G. riuscì a diversificare totalmente i due personaggi, sottolineando nell'uno il carattere tragico con la passionalità dell'interpretazione, nell'altro la bellezza classica, con un fraseggio raffinato e una presenza scenica statuaria (Corriere di Napoli, 4 maggio 1902).
Iniziò dunque a interpretare ruoli decisamente più drammatici, e nel 1903 fu protagonista nell'Aida di Verdi al teatro Massimo di Palermo e al teatro Pagliano di Firenze, nonché in Tosca di Puccini al teatro Dal Verme di Milano, opera con cui venne inaugurata anche la stagione 1903-04 del S. Carlo, e in cui la G. rivelò il rapido progresso delle sue doti vocali; il quotidiano Il Mattino del 27-28 dic. 1903 elogiò la sua interpretazione della romanza "Vissi d'arte", "cantata con soavità insinuante e con viva emozione".
Da questo momento cantò ininterrottamente al S. Carlo fino al 1906: nel febbraio 1904 indossò i panni di Valentina di Valois negli Ugonotti di G. Meyerbeer, nella primavera seguente cantò in Siberia di Giordano (Stephana), Un ballo in maschera di Verdi (Amelia) e Adriana Lecouvreur di F. Cilea; nel gennaio 1905 sostenne il ruolo di Alda nella prima esecuzione italiana di Rolando di Berlino di Leoncavallo, mentre nel gennaio dell'anno successivo fu protagonista della Madama Butterfly di Puccini e della prima esecuzione assoluta di Tess (9 apr. 1906) di F. d'Erlanger.
Tra il 1906 e il 1908 venne spesso chiamata a Londra, ove si esibì in molti ruoli del suo repertorio, mentre nel febbraio 1909 debuttò al teatro Costanzi di Roma in Andrea Chénier di Giordano (Maddalena di Coigny), continuando a cantarvi fino al gennaio 1910 in Madama Butterfly, nella prima esecuzione di Rhea (10 apr. 1909) di N. Samara, nella Bohème di Puccini e nel Mefistofele di Boito, dirette da P. Mascagni, sempre con costanti successi (in particolare il Messaggero del 29 dic. 1909 salutò la sua interpretazione vocale e scenica del personaggio di Mimì come pietra di paragone per le interpreti future).
Ritiratasi dalle scene si dedicò all'insegnamento; morì a Cerreto Guidi, presso Firenze, il 1° giugno 1959.
Considerata tra le più interessanti nel panorama canoro del primo Novecento, la voce della G. rientrava nella categoria di soprano lirico spinto tendente al drammatico, per la limpidezza, la corposità e lo slancio interpretativo. Dotata di un notevole eclettismo, riuscì a sostenere credibilmente ruoli di diverso spessore drammatico grazie alla dizione precisa e alla calda intensità della sua voce, sempre tuttavia controllata in modo da non offuscare una costante eleganza stilistica. Il suo personaggio più riuscito fu forse quello di Butterfly, ch'ella riuscì a rendere trepida e affascinante, dolorosa e ingenua, civettuola e appassionata, ma trasmettendole nel terzo atto una potenza drammatica impressionante.
La sorella Ada fu anch'essa cantante: iniziò la carriera al S. Carlo di Napoli, dove tra il gennaio e il febbraio 1897 interpretò il personaggio di Alice nel Falstaff di Verdi e Santuzza nella Cavalleria rusticana di Mascagni accanto a F. De Lucia, facendosi notare per la limpidezza della voce e per il temperamento passionale (Corriere di Napoli, 12 febbr. 1897).
Nell'estate 1897 cantò Mimì nella Bohème di Puccini al Politeama di Livorno accanto all'ancora sconosciuto Enrico Caruso, di cui si innamorò e per il quale lasciò il marito G. Botti, commerciante fiorentino. Donna di gran fascino per bellezza e spirito, musicista di buon livello ed esperta del mondo del teatro, seppe indirizzare il giovane Caruso sulla via della celebrità, divenendo la persona più importante nella vita del giovane tenore. I due artisti si sposarono nel 1897, dopo aver cantato la Bohème a Fiume, ed ebbero due figli: Rodolfo, nato nel 1898, ed Enrico, nato nel 1904. Dopo la nascita del primogenito la G. diradò i suoi impegni artistici, ma poté ugualmente partecipare, quale appassionata protagonista, alle prime rappresentazioni della Tosca di Puccini a Bologna e a Treviso, dove cantò con il marito ormai famoso.
Nel 1903 seguì Caruso in America, ma il ménage non resse alla frenetica attività del grande tenore, e Ada preferì tornare in Italia, stabilendosi nella principesca villa di Lastra a Signa, dove iniziò una relazione sentimentale, presto scoperta dal marito. Alla riconciliazione seguì un secondo tradimento, che Caruso non perdonò, e i due si separarono nel 1908. Ada lo denunciò per sottrazione di corrispondenza, sperando di ottenere il versamento regolare di una somma di denaro, ma il marito fu assolto dall'accusa.
Nel dicembre 1909 apparve al teatro Carlo Felice di Genova nell'Andrea Chénier di Giordano con P. Schiavazzi. Dopo la separazione si stabilì a Buenos Aires, ma la sua carriera di cantante volse al declino e fu spesso costretta a chiedere aiuto al tenore, che non mancò mai di inviarle cospicue somme di denaro. Secondo il Gara sarebbe morta in Sudamerica, in circostanze drammatiche non meglio specificate.
Fonti e Bibl.: Recensioni (oltre quelle menzionate nel testo) in: Il Corriere di Napoli, 28 febbr. 1901; Il Mattino, 5-6 febbr. 1904; C. Gatti, Il teatro alla Scala, Milano 1964, p. 242; Id., … Cronologia, a cura di G. Tintori, ibid. 1964, p. 71; V. Frajese, Dal Costanzi all'Opera, Roma 1977-78, II, pp. 15, 24; IV, pp. 101-103; I. Ciotti, La vita artistica del teatro Massimo di Palermo, Palermo 1984, p. 25; Il teatro di S. Carlo, II, La cronologia, 1737-1987, a cura di C. Marinelli Roscioni, Napoli 1987, pp. 444-446, 448-450, 457 s., 461 s. (p. 434 per Ada); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 347; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 186; per Ada: recensioni in Don Marzio, 15-16 febbr. 1897; Gazzetta mus. di Milano, 22 nov. 1900; Due secoli di vita musicale: storia del teatro Comunale di Bologna, a cura di L. Trezzini, Bologna 1966, III, p. 128; E. Gara, Caruso: storia di un emigrante, Milano 1973, pp. 51, 55 s., 62, 75, 77 s., 101, 114, 116, 118, 120, 160, 162-164, 168, 195, 260 s.; E. Frassoni, Due secoli di lirica a Genova, Genova 1987, II, p. 78.