RIMINI (XXIX, p. 340)
Dal 1° novembre 1943 fino al 22 settembre 1944 quando vi giunsero gli Alleati, Rimini fu sottoposta a 373 incursioni aeree e fu bombardata 15 volte dal mare.
Di particolare intensità le incursioni dei due giorni 26-27 novembre e del 28 dicembre 1943, che fu quella più violenta, svolta da quattrocento apparecchi e seguìta da altre nei giorni 29 e 30; poi quelle del 29 gennaio, dei cinque giorni 22-26 marzo, del 19 maggio e del 22 giugno 1944.
Le rovine sono state di eccezionale gravità: alcuni quartieri, come quello ferroviario, quello del porto, vaste zone del centro a lato del corso Augusto e presso l'anfiteatro, e una buona parte del quartiere balneare rimasero devastati quasi completamente; tutti gli altri quartieri sono stati più o meno colpiti. Solo un'aliquota trascurabile di case (appena il 2 per cento) non è lesionata, e complessivamente un terzo circa degli edifici è in rovina.
Tra le opere d'arte della città sono andate completamente distrutte la interessante chiesa di S. Girolamo, decorata nell'interno dalle pitture del Mitelli e del Colonna, e la chiesa di S. Maria del Paradiso che sorgeva nel giardino a tergo del Tempio Malatestiano. Questo ultimo è stato anche durissimamente provato dai bombardamenti (28 dicembre 1943 e 29 gennaio 1944).
Il presbiterio (sec. XVIII) venne raso al suolo, le coperture di tutta la chiesa volarono via, la facciata si inclinò in avanti provocando l'apertura di grossi crepacci lungo le arcate del fianco; ma all'interno della costruzione le belle decorazioni marmoree subirono, a paragone di ciò che poteva avvenire, danni piuttosto lievi (su 120 formelle soltanto 6 possono considerarsi gravemente sfregiate). Le principali opere d'arte del tempio erano state tempestivamente rimosse e l'affresco di Piero della Francesca distaccato e posto al sicuro. I restauri del Tempio Malatestiano hanno comportato la ricostruzione del presbiterio, il ricollocamento delle coperture e alcune notevoli sistemazioni interne. Procede il lavoro di smontaggio e ricollocamento in opera del paramento marmoreo all'esterno dell'edificio.
Altri danni notevoli ha subìto Rimini in alcuni suoi edifici monumentali. Così è stato dimezzato il rinascimentale palazzo Lettimi, è stata demolita la cosiddetta casa d'Isotta, è stata in parte demolita la chiesa di S. Maria della Colonnella. Anche l'Arco d'Augusto, minato dai Tedeschi, ha avuto bisogno d'essere consolidato. È andato in parte distrutto anche l'edificio del museo, ma le opere d'arte erano già al sicuro; anche le due chiese delle Grazie e di S. Maria di Scolca sul Colle di Cavignano hanno molto sofferto.
Egualmente in rovina gran parte del teatro comunale Vittorio Emanuele II (notevole costruzione di stile neoclassico), opera del Poletti, una metà del palazzo comunale (Garampi) e una parte del palazzo Garampi in piazza Giulio Cesare.
La ricostruzione si svolge speditamente, soprattutto nel quartiere ferroviario, ove è risorta la stazione, e gran parte degli scali funziona col ritmo del periodo anteguerra, e nel quartiere balneare che torna a ripopolarsi di alberghi e di ville. Quest'ultimo aveva ospitato dal 1935 al 1940 in media da 2 e mezzo a 3 milioni di forestieri (¾ rappresentati da Italiani). Dopo il 1940 il turismo balneare aveva avuto una marcata depressione (un milione e mezzo di forestieri nel 1942), e fu nullo nel 1944-45. Ha ripreso nel 1946, approssimandosi al milione di ospiti nel 1947 e superandolo nel 1948. La popolazione residente del comune al 31 dicembre 1947 si calcolava a 74.606 ab.
Bibl.: G. A. Mansuelli, Ariminum, Roma 1941.