rifrangere [part. pass. rifratto e refratto]
Corrisponde nel senso a " riflettere " (che ha un più vasto ambito semantico, e traslati diversi), senza riferimento al fenomeno ottico della ‛ rifrazione '. Si veda per es. Pg XV 22 così mi parve da luce rifratta / quivi dinanzi a me esser percosso, a proposito del quale il Tommaseo nota appunto che " rifratta sta qui per ‛ riflessa ', distinzione agli antichi non nota, poiché il deviare in genere de' raggi fu denotato dal greco ἀναπλᾶσθαι "; infatti il Buti: " non senza cagione... dice ‛ luce rifratta ', volendo dare ad intendere che la luce eterna, cioè Iddio, ferisse ne la faccia dell'Angiolo et inde rifrangesse nel suo volto ". L'unione del participio (che ha valore piuttosto di aggettivo) con luce, fa assumere all'espressione il carattere di linguaggio tecnico della fisica.
Chiaramente verbale è il valore del participio in Pd II 93 si dimostra tetro / ivi lo raggio più che in altre parti, / per esser lì refratto più a retro; si noti la forma refratto, più colta di rifratto, in bocca a Beatrice. L'unico caso in cui r. è usato in un modo finito è Pd XIX 6 parea ciascuna [anima] rubinetto in cui / raggio di sole ardesse si acceso, / che ne' miei occhi rifrangesse lui; " ciascuna di quelle anime li parea tale, quale uno rubino, nel quale il raggio del sole fiere; e pare che ne accenda uno fuoco, il quale rompe, reflesso, li occhi di colui che 'l guata; sicché la luce della grazia fiammeggiando in quelli spiriti, e di quelli scintillando per riflessione, rifrangea nelli occhi dell'Autore " (Ottimo). V. anche RIFLETTERE.