RIFLESSIONE
. Filosofia. - Nel linguaggio filosofico, il termine riflessione è usato, in generale, per indicare l'attività del pensiero che, in possesso di un contenuto qualsiasi o comunque nel corso di una sua operazione, si ripiega su sé stesso per rendersi conto di tale operazione. La riflessione è quindi, in generale, l'aspetto funzionale della coscienza in quanto autocoscienza: s'intende quindi come i varî modi in cui essa è stata concepita si risolvano nei varî modi in cui è stata prospettata la possibilità che il pensiero possiede di conoscere sé medesimo, e l'opera che esso compie recando in atto tale possibilità. La riflessione non si può dire quindi propriamente studiata dalla filosofia greca, le cui teorie del pensiero sono essenzialmente teorie del pensato: il termine stesso di riflessione non è greco, né ha esatto corrispondente nella terminologia filosofica greca. Di reflecti e reflexio parla bensì la Scolastica (sia ricordato per essa San Tommaso, che osserva come il pensiero secundum eandem reflexionem intelligit et suum intelligere et speciem qua intelligit) proprio in quanto presuppone la concezione classica del conoscere come rispecchiamento del conosciuto nel conoscente: e che il nome di riflessione sopravviva specificamente per designare il rispecchiamento del conoscente stesso in sé medesimo, è determinato dal fatto che solo quest'ultimo rispecchiamento si presenta come veramente degno del nome, in quanto in esso l'oggetto della riflessione è sostanzialmente identico al risultato della medesima.
Ma il concetto di riflessione assume importanza specifica soprattutto quando, nell'empirismo del Settecento, esso viene adoperato per designare l'attività interiore con cui lo spirito integra, dal punto di vista conoscitivo, la percezione del mondo esterno. La reflection diviene perciò, per Locke, la funzione attiva di ogni arricchimento gnoseologico della mente umana, che solo con essa può infatti elaborare e sistemare i dati del senso: e i suoi continuatori, dal Hume al Condillac, discutono e delimitano tale funzione del riflettere nei confronti del sentire, che tende peraltro sempre più ad assorbirlo in sé medesimo. Il concetto di riflessione riacquista infine importanza in età kantiana e postkantiana: per Kant la Reflexion non è, invero, altro che la capacità di connettere nella coscienza date rappresentazioni, confrontandole tra loro o con la coscienza stessa e riferendole a un dato concetto, senza contatto con le cose in sé; ma per gl'idealisti suoi successori, come, p. es., per il Fichte, i quali respingono il presupposto della cosa in sé, la riflessione diventa l'atteggiamento generale del pensiero che ripiegandosi su sé stesso ne trade il sistema di tutte le cose. Analogamente, grande importanza ha la riflessione nella teoria della cognizione del Gioberti, in quanto essa sviluppa consapevolmente il contenuto della mente umana costituita dall'intuito dell'ente, ed è psicologica come cognizione del soggetto, ontologica come cognizione dell'oggetto.