Vedi RIETI dell'anno: 1965 - 1996
RIETI (v. vol. VI, p. 687)
La pianta del centro antico è un esempio di sopravvivenza urbanistica: al foro, localizzato sotto Piazza Vittorio Emanuele, all'incrocio del cardo e del decumanus (Via Roma e Via Garibaldi - Via Cintia), si possono collegare numerose statue di personaggi illustri, da riconoscere nel gruppo di togati rinvenuti nei pressi dell'area e databili fra l'età tiberiana e gli inizî del II sec. d.C. Al foro sono pertinenti anche iscrizioni onorarie, quella di Agrippa (CIL, IX, 4677 = ILS, 6543) e quella di L. Oranius Iustus, patrono della città nel 186 d.C. (CIL, IX, 4686). Sul lato occidentale era il Capitolium, in cui secondo alcune fonti si sarebbe inserito, in età imperiale, un culto della Magna Mater (Sil., VIII, 414-417). Il suo podio in opera quadrata, con modanatura di base a gola rovescia, di un tipo frequente nel II sec. a.C., fu scoperto in occasione della demolizione della chiesa di S. Giovanni in Statua che vi era stata edificata sopra.
La cinta muraria di Reate, ricostruibile grazie al reimpiego operato nelle mura altomedievali, era interrotta da tre porte e misurava 1,380 km; una lunghezza perfettamente attinente a quella che dovette essere l'estensione dell'antico centro, mai assurto a grande notorietà presso gli antichi, ignorato dai geografi (Ptol., Geog., III, 1, 48) e appartenente a una regione scarsamente popolata che godette tuttavia sotto i Flavi, originari della Sabina, di un periodo di benessere, proseguito in età traianea. Un viadotto collegava le mura al ponte, costruito in età repubblicana sul Velino e giuntoci nel restauro del I sec. d.C. Il viadotto, in opera quadrata, interrotto da fornici, era stato realizzato per rendere possibile il raggiungimento della città nel caso di straripamenti del Velino. Mura, viadotto e ponte appartengono a un unico intervento urbanistico da collocare nell'ambito del III sec. a.C., periodo in cui fu istituita la praefectura.
Lo studio dei materiali epigrafici ha consentito una ricostruzione del contesto sociale, caratterizzato in età repubblicana da poche famiglie autorevoli (la gens Terentia, cui appartiene Varrone, e la gens Vatinia) e, in età imperiale, da una piccola aristocrazia locale e da una classe media che attivamente partecipa alla vita del municipio e delle sue istituzioni.
Museo Civico. - Esso comprende una delle raccolte più antiche del Lazio. Il materiale più interessante proviene da contesti noti, anche se quasi inesistenti furono gli scavi regolari; fra questi si ricordano quelli di Campo Reatino, in cui fu scoperta l'urna a capanna, che testimonia la presenza di questo tipo di sepoltura in un periodo che è ancora del Bronzo Finale o di transizione alla prima Età del Ferro.
Per l'età romana alcuni recuperi avvenuti all'interno della città e in alcune zone della Sabina, hanno restituito materiali di un certo interesse. E possibile pertanto riferire al foro di Reate una serie di statue, rilievi e decorazioni reimpiegati nella piazza o in edifici a essi adiacenti; si tratta di statue di togati databili nel I sec. d.C. e ai primi del II, di un ritratto virile tardo flavio, di una testa di Menade in funzione di sostegno architettonico e di un frammento di rilievo storico con un camillus.
Tra le iscrizioni votive la principale è senza dubbio la dedica a Sanctus, proveniente dal Santuario di Hercules Victor di Contigliano, oggetto anche di altre dediche.
Sono conservate al museo con altre epigrafi di militari (CIL, IX, 4678, 4687, 4688), anche tre stele di veterani dedotti sotto Vespasiano (CIL, IX, 4683, 4684, 4689). Dal territorio di Trebula Mutuesca proviene il rilievo con venatio relativo a un monumento funerario, mentre dall'agro reatino quello del tipo a nicchia o finestra con coppia di defunti.
Della raccolta del museo fa parte la Collezione Boschi, aggiunta nel 1912, in cui si trovano anche reperti tardoantichi e alcuni falsi, di ignota provenienza. Fra questi si segnala il torso acroteriale di Artemide e il supporto con Horai.
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