RICHELIEU, Armand-Emanuel du Plessis, duca di
Uomo di stato francese. Figlio del duca di Fronsac e nipote del duca Louis-Français-Armand de Richelieu, nacque a Parigi il 25 settembre 1766. Nei primi tempi fu conosciuto col titolo di conte di Chinon. Dopo il matrimonio con Alessandrina-Rosalia di Rochechouart (4 maggio 1782), compì un viaggio in Italia. Ma si trovò presente, in qualità di gentiluomo di camera del re, all'irruzione della folla nel castello di Versailles (23 ottobre 1789). Lo stesso anno lasciò la Francia: fu prima a Vienna, e di là passò a combattere i Turchi, per finire al servizio di Caterina II di Russia (1792). Nominato governatore di Odessa (1803), contribuì a renderla uno dei centri più ricchi e fiorenti dell'Europa orientale. In virtù di queste ottime doti amministrative, lo zar Alessandro I lo creò poco dopo, governatore della Nuova Russia.
Il R. rientrò in Francia nel 1814 e seguì, durante e dopo i Cento giorni, le sorti di Luigi XVIII. Realista di provata fede, il R. non era però un reazionario e non aveva prevenzioni verso le libertà costituzionali. Di semplici costumi e di grande dirittura, poteva considerarsi come un devoto servitore del suo paese. Un profondo contrasto morale lo divideva dal Fouché, e solo quando questi si dimise, accettò di presiedere il nuovo gabinetto, riservandosi il portafoglio degli Esteri (27 settembre 1815). Fu merito del R. l'essersi opposto alle esagerazioni del partito degli ultra, promovendo lo scioglimento della Camera introvabile (5 settembre 1816). Le nuove elezioni (1817) diedero ragione alla sua politica liberale e rafforzarono il governo e la costituzione. Per il R. fu un biennio operoso: realizzò l'evacuazione della Francia da parte delle truppe straniere, attuò riforme amministrative e negoziò, ma infruttuosamente, un nuovo concordato con la Chiesa. Le elezioni del 1818 segnarono un progresso allarmante della sinistra. Ad Aquisgrana lo zar Alessandro manifestò la sua inquietudine al R. che, tornato a Parigi, preparò una riforma elettorale. Su questo progetto legislativo, il governo cadde (20 dicembre 1818) e il R. si ritrasse a vita privata. Risalì al potere il 21 febbraio 1820, in seguito alla morte del duca di Berry. Sinceramente convinto della necessità di dare nuove garanzie all'autorità regia, emanò due provvedimenti sospensivi della libertà individuale e di stampa, e fece votare le modifiche alla legge elettorale del 1817; ma in pari tempo cercò di arginare il movimento reazionario. Quando il R. fu nuovamente costretto ad abbandonare il governo (14 dicembre 1821), già si delineava la prevalenza di quelle correnti d'estrema destra che dovevano riuscire fatali alla monarchia borbonica.
Anche la salute del R. era scossa: la quiete della campagna non gli giovò. Morì a Parigi il 17 maggio 1822 senza discendenti diretti; ma il suo titolo fu trasferito, con decreto reale, al nipote marchese di Jumilhac.
Bibl.: La corrispondenza del R. è parzialmente pubblicata nel vol. LV della Società Storica Imperiale Russa. Cfr. D'Asfeld, Voyages et souvenirs du duc de R., Parigi 1827; P. De Crousaz-Crétêt, Le duc de R. en Russie et en France (1766-1822), ivi 1896; R. De Cisternes, Le duc de R.; son action aux conférences d'Aix-la-Chapelle, ivi 1898.