ROGERS, Richard sir
Architetto britannico, nato a Firenze il 27 luglio 1933. Studiò alla Architectural Association School di Londra, dove si diplomò nel 1959, e alla Yale University School of Architecture a New Haven (Connecticut), sotto la direzione di S. Chermayeff. Ha insegnato nelle sue stesse scuole di formazione e nelle principali facoltà di architettura inglesi e nordamericane. Ha ricevuto nel 1985 la massima onorificenza inglese del settore, la medaglia d'oro del RIBA (Royal Institute of British Architects), e nel 1991 è stato insignito del titolo di baronetto. Il suo lavoro è tra i più importanti dello scenario internazionale di questi ultimi decenni per significato e dimensione delle opere, per ampiezza dello spazio geografico interessato, per il valore dei partners.
Il pensiero di R. si muove in continuità con alcuni dei principi del Movimento moderno: in particolare riconosce come proprie le matrici costruttiviste, futuriste e cubiste della cultura del 20° secolo. È uno dei maggiori protagonisti del filone high-tech che si sviluppa, a partire da autori quali B. Fuller, F. Otto e gli Archigram, all'interno della cultura architettonica dagli anni Sessanta sino a oggi. In R. questa tensione è leggibile come linea di ricerca multidisciplinare, più che come individuazione di uno stile: la sua attenzione spazia infatti dalla lettura dei nuovi fenomeni sociali alle scienze applicate, alle ricerche sulle tecnologie ambientali, mentre la storia dell'architettura viene letta come storia dell'evoluzione della tecnica del costruire in funzione delle trasformazioni sociali e delle modificazioni introdotte. L'alleggerimento progressivo dell'edificio, il suo inserimento in un microclima, lo studio delle modificazioni possibili a livello dell'uso sociale degli spazi della città contemporanea si configurano come un nuovo pensiero utopico. Altro carattere fondamentale dei progetti di R. è la flessibilità dell'edificio, intesa sia come possibilità tecnologica di sostituzione di elementi dalla facile obsolescenza, sia come capacità intrinseca di adattamento a radicali modificazioni, compresa la variazione di destinazione d'uso; l'edificio nasce quindi come risposta contestuale a un programma che può subire delle variazioni considerevoli nel tempo e il manufatto risulta un organismo dinamico, evolutivo, realizzato per parti, modificabile senza il suo coinvolgimento totale.
Nel 1963 R. fondò con la moglie Su e con N. e W. Foster il Team 4, con cui realizzò diverse opere, la più famosa delle quali è la Reliance Controls Factory a Swindon (1966-67), edificio che segna fortemente gli sviluppi successivi della sua ricerca e di quella di Foster, che procederanno tuttavia proprio dal 1967, su binari separati: l'esuberante ispirazione high-tech di R. tende sempre più ad allontanarsi dalla crescente compostezza delle opere di Foster. Nel 1967 fondò la Richard & Su Rogers Architects e dal 1969 al 1977 creò un sodalizio con R. Piano, assieme al quale realizzò, a seguito della vittoria di un concorso internazionale, il Centre Pompidou di Parigi (1971-77). In esso i due autori abbinano l'invenzione di un grande contenitore culturale, che è in realtà spazio aperto verso la città, a una scelta di massima flessibilità dello spazio interno, trasferendo sulla pelle del manufatto struttura ed elementi distributivi; l'edificio si presenta così sullo spazio urbano con un ornato fortemente colorato di forme ed elementi industriali che materializzano la vita abitualmente nascosta dell'organismo architettonico. Nel 1977 fondò la Richard Rogers & Partners a Londra, che esordì proprio in questa città con l'edificio per il quartier generale dei Lloyd's (1978-86), certamente uno degli esempi più celebrati e discussi nel dibattito internazionale nel campo dell'architettura di cultura high-tech, per la forte autonomia di linguaggio all'interno del contesto e per l'enfasi della ricerca tecnologica applicata; l'impianto compositivo e strutturale ruota attorno a un grande vuoto centrale a tutta altezza: gli spazi del lavoro affacciano su di esso come su piazza, mentre il sistema articolato delle comunicazioni verticali e degli impianti, lasciato svincolato ed esterno all'edificio, ne permette una più semplice gestione ed è al contempo l'elemento che ne caratterizza l'immagine. A Hammersmith (1988-90), nella periferia di Londra sulle sponde del Tamigi, ha realizzato un intervento di riqualificazione su un'area dismessa che include un gruppo di nuove residenze e il recupero di alcuni edifici industriali esistenti, uno dei quali diverrà la sede del suo studio: qui R. ha compiuto una complessa interazione tra intervento e componenti contestuali ambientali e architettoniche, estendendo la ricerca dall'alleggerimento fisico a quello percettivo dell'edificio e trasformando l'uso di nuove tecnologie da celebrativo a strumento di riunificazione dell'intervento, filtro tra spazio interno ed esterno. Fondamentali per la comprensione del lavoro più recente di R. sono la realizzazione dell'ampliamento dell'aeroporto di Marsiglia (finito nel 1993), un grande spazio libero, vetrato, coperto da un sistema leggero di ''ombrelli'', progettati assieme a P. Rice (di Ove Arup & Partners), e i progetti dell'edificio per la Corte europea dei diritti umani (1989), che ridisegna l'ansa del fiume a Strasburgo, o dell'ampliamento del tribunale di Bordeaux (1993), dove la complessità di un paesaggio formato dai volumi di sette sale per udienze in forma di camini, dagli spazi per gli uffici, da servizi, da spazi pubblici e verde è inserita in un continuum spaziale e volumetrico che ottimizza la leggibilità delle relazioni tra preesistenze, nuovi volumi e città.
Tra le numerosissime altre opere ricordiamo: l'industria INMOS presso Newport, Galles (1979-84); il Centro di produzione e distribuzione delle Manifatture Fleetguard a Quimper, Francia (1981) e i Laboratori e uffici della PA Technology, a Princeton (1984), esempi di edifici di grandi dimensioni, a un piano, ampliabili, con coperture sorrette da leggere strallature; la riconversione del Billingsgate Fish Market a Londra, nella stessa area dei Lloyd's (1985) dove R. inserisce pochi elementi moderni all'interno di un contenitore esemplarmente riportato all'immagine originaria. Tra i progetti non realizzati: il progetto per l'estensione della National Gallery a Londra (1982); il piano di riqualificazione London As It Could Be (1986), con sistemazione delle sponde del Tamigi e l'ideazione di un nuovo ponte; il progetto per il Tokyo International Forum Design (1989); l'edificio per uffici per la Inland Revenue a Nottingham (1993), la nuova sede di Channel Four a Londra (1993).
Bibl.: R. Rogers & Partners, An architectural monograph, Londra 1985; B. Appleyard, R. Rogers, A biography, ivi 1986; D. Sudjic, New architecture, Foster, Rogers, Stirling, ivi 1986; Id., New direction in British architecture, ivi 1986; J. Ferrier, Les usines, Parigi 1987; Richard Rogers 1978-88, "′A+U′ Extra Edition", Tokyo 1988; C. Davis, High tech architecture, Londra 1988 - Stoccarda 1988 - New York 1989; R. Rogers, Architecture, A modern view, Londra 1990; Architettura inglese d'oggi, sei protagonisti, Catalogo della mostra, Milano 1991; D. Sudjic, Nine projects - Japan R.R.P., "Blueprint Extra 03", Londra 1991; R. Rogers, Pensare e costruire per parti, in Domus, 754 (1993).