HARE, Richard Mervyn
Filosofo inglese, nato a Blackwell il 21 marzo 1919. Insegna al Balliol College di Oxford dal 1947. Considera la filosofia essenzialmente come analisi del linguaggio comune e riprende la concezione del significato come uso sviluppata da L. Wittgenstein dopo il 1930. Si è occupato principalmente del linguaggio della morale e ha presentato una teoria che, identificando i giudizi etici con prescrizioni universalizzabili, ha indicato una terza via rispetto allo scetticismo morale degli emotivisti e all'ottimismo degli utilitaristi.
Opere principali: The language of morals (1952; trad. it. 1968) e Freedom and reason (1962; trad. it. 1971). È autore di numerosi saggi e articoli raccolti nei volumi: Essays on philosophical method (1971), Practical inferences 11971), Essays on the moral concepts (1972), Applications of moral philosophy (1972).
Bibl.: U. Scarpelli, Libertà, ragione e giustizia, in Rivista di filosofia, 1963, pp. 191-208; G. C. Kerner, The revolution in ethical theory, Oxford 1966, pp. 138-96; A. R. Dilanni, L'analyse du langage et les jugements moraux dans l'oeuvre de R. M. Hare, in Revue philosophique de Louvain, 1967, pp. 281-331; W. H. Hudson, Modern moral philosophy, Londra 1970, pp. 164-200; E. Lecaldano, Le analisi del linguaggio morale, Roma 1970, pp. 226-50; M. Borioni, Libertà e ragione nell'etica di R. M. Hare, in La Cultura, 1973, pp. 84-9.