Nixon, Richard M.
Politico statunitense (Yorba Linda, California, 1913-New York 1994). Avvocato a Whittier (California, 1937-42), negli anni 1942-46 servì nella marina. Eletto nel 1946 deputato al Congresso per il Partito repubblicano, fu tra i membri più in vista della Commissione parlamentare per le attività antiamericane. Divenuto senatore nel 1950, fu eletto vicepresidente degli Stati Uniti nel 1952 e nuovamente nel 1956, accanto al generale D. Eisenhower, occupandosi soprattutto di politica estera come rappresentante personale del presidente: tra l’altro, fu in Africa nel 1957, in America Meridionale nel 1958 e in Unione Sovietica e in Polonia nel 1959. Designato nel luglio 1960 dalla Convenzione nazionale del Partito repubblicano quale candidato alla presidenza degli Stati Uniti, fu battuto dal candidato democratico J.F. Kennedy. Nel 1962 si presentò alle elezioni per governatore della California, ma venne battuto: riprese quindi la professione legale, pur continuando a svolgere attività di partito. Fu sorprendente, poi, il suo ritorno alla vita politica con la vittoria (1968) alle elezioni presidenziali cui si presentò con un programma di restaurazione dell’ordine pubblico elaborato insieme al vicepresidente, il conservatore S.T. Agnew: superò il suo competitore, il democratico H. Humphrey, per 510.314 voti popolari. Nel Sud-Est asiatico N. perseguì il cosiddetto piano di vietnamizzazione della guerra, addestrando ed equipaggiando le truppe del Vietnam del Sud e ritirando gradatamente le truppe statunitensi. Intanto si intensificavano le proteste negli USA contro la prosecuzione della guerra e dei bombardamenti, specie dopo l’annuncio di N. (apr. 1970) di un’incursione di truppe americane nella neutrale Cambogia per combattervi quelle comuniste. Assistito da H. Kissinger, prima suo consigliere e successivamente suo ministro degli Esteri, N. ottenne buoni successi in politica estera: migliorò i rapporti tra USA e Russia firmando accordi sulla limitazione degli armamenti, per il miglioramento dei rapporti commerciali e per una missione spaziale congiunta russo-americana (1975). Nel febbr. 1972 si recò in Cina popolare, viaggio che segnò una svolta nei rapporti tra i due Paesi. Sul piano interno, per combattere la minacciosa inflazione N. annunciò il 15 ag. 1971 un blocco dei prezzi e dei salari della durata di tre mesi, riduzione di spese, sgravi fiscali e aumento del 10% dei dazi sui prodotti esteri. Grazie ai successi nella politica estera e alle colossali spese della campagna elettorale il duo N.-Agnew vinse clamorosamente contro il democratico senatore MacGovern le elezioni presidenziali del 1972. Nel genn. 1973 sei persone furono processate per aver forzato la sede centrale del Partito democratico nel palazzo Watergate di Washington, allo scopo di avvantaggiare la candidatura di N. nelle elezioni. Il 30 aprile N. dovette annunciare le dimissioni di tre dei suoi principali collaboratori, H. R. Haldeman, J. Ehrlichman e J. W. Dean; quest’ultimo rivelò alla televisione il tentativo della Casa Bianca di tener nascosto il reato, e parlò pure di illegalità commesse nella raccolta dei fondi per la campagna elettorale repubblicana. Saputosi che N. aveva registrato al magnetofono le sue conversazioni, si svolse una battaglia tra giuristi e avvocati, perché il presidente intese avvalersi di pretese prerogative dell’esecutivo per non consegnare i nastri. Dalla lunga lotta egli uscì perdente e fu costretto dalla Corte suprema a consegnare i nastri: risultò che aveva impedito un’inchiesta dell’FBI sull’irruzione nell’edificio Watergate, intralciando il corso della giustizia. L’impeachement diveniva così inevitabile, mentre il vicepresidente Agnew fu costretto nell’ott. 1973 a dimettersi perché risultato evasore fiscale. Le visite di N. in Israele e in quattro Paesi arabi, e l’incontro a Mosca con Brez̆nev del giugno 1974 non valsero a impedire la conclusione a suo sfavore dell’affare Watergate. Il 9 ag. 1974 N. dovette dimettersi dalla carica di presidente per prevenire l’incriminazione da parte del Congresso. Il mese seguente il suo successore Ford gli concesse il perdono giudiziale.