Lester, Richard
Regista e produttore cinematografico statunitense, nato a Philadelphia il 19 gennaio 1932. Camaleontico regista di genere, capace di passare con disinvoltura dalla fantascienza al film di cappa e spada, con alterne fortune, a partire dagli anni Sessanta, ha attraversato tre decenni. Con il suo irridente senso della spettacolarità, oscillante tra un gusto visivo fumettistico e il sovvertimento anarcoide di tutte le regole del racconto, L. è riuscito a conciliare cinema commerciale e cinema colto. Tra i massimi divulgatori dell'immagine anticonformista della swinging London, ha diretto i Beatles in A hard day's night (1964; Tutti per uno) e in Help! (1965; Aiuto!) divenendo l'alfiere dei film musicali, mentre nel 1965 ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes con The knack, noto anche come The knack… and how to get it (Non tutti ce l'hanno).
Figlio del commediografo Elliot Lester, durante gli studi di psicologia clinica alla Pennsylvania State University, cantava e componeva canzoni con un gruppo rock. Conseguita la laurea, cominciò a lavorare per la CBS di Philadelphia. Nel periodo del maccartismo lasciò gli Stati Uniti e, dopo diversi viaggi, nel 1954 si stabilì a Londra dove scrisse, diresse e curò le musiche di serie televisive e show comici di successo per la BBC tra cui A show called Fred (1956), che gli diede modo di conoscere l'attore Peter Sellers, il quale avrebbe prodotto, interpretato e codiretto nel 1960 il primo cortometraggio di L., The running jumping & standing still film, candidato all'Oscar. Esordì nel cinema con il musical It's trad, dad! (1962; È un affare, papà!), storia di uno spettacolo rock e jazz dixieland (termine con cui viene designato il primo jazz suonato dai bianchi), con artisti del calibro di Gene Vincent. Il successivo The mouse on the Moon (1963; Mani sulla Luna), sequel di The mouse that roared (1959; Il ruggito del topo) diretto da Jack Arnold e interpretato da Peter Sellers, è una commedia fantapolitica e una satira sulla guerra fredda, che consentì a L. di ottenere la notorietà, pur se il regista non aveva potuto contare sulla presenza del grande attore inglese. Il vero successo arrivò con due film-manifesto che portarono sul grande schermo l'immagine scanzonata dei Beatles: A hard day's night e Help!. Il primo è un pirotecnico insieme di invenzioni formali in stile Free Cinema, variazioni sul tema del successo come la persecuzione dei fan ai danni dei loro beniamini, costretti a scappare da un posto all'altro; il secondo sbeffeggia il tradizionalismo inglese con un tourbillon di immagini dalla frenesia dadaista che illustrano le canzoni della band. Tratto da una commedia di A. Jellicoe, il successivo The knack coglie perfettamente lo spirito della swinging London; il film descrive infatti costumi e idee della nascente controcultura giovanile con uno stile che assembla te-cniche da spot pubblicitario, esperimenti psichedelici e suggestioni della Op Art con scene girate in candid-camera e macchina a mano. Il primo film realizzato negli Stati Uniti da L. fu A funny thing happened on the way to the forum (1966; Dolci vizi al foro): tratto da un musical di B. Shevelove e L. Gelbart ispirato alle commedie di Plauto, con Zero Mostel e Buster Keaton, il film fonde i cliché del peplum con ritmi e trovate da slapstick comedy. Ma fu in Inghilterra che L. realizzò il suo progetto più ambizioso, How I won the war (1967; Come ho vinto la guerra), tratto da un romanzo di P. Ryan, e interpretato da John Lennon, una scatenata farsa antimilitarista nello spirito dei fratelli Marx, sulla disfatta di un plotone inglese, incaricato di costruire un campo di cricket tra le linee nemiche in Egitto durante la Seconda guerra mondiale. Con Petulia (1968), interpretato da Julie Christie e Richard Chamberlain e tratto dal best seller di J. Haase, L. realizzò, ancora negli Stati Uniti, una commedia sofisticata in stile psichedelico, sulla nevrosi del rapporto di coppia in una futuribile San Francisco. Il film di fantascienza di produzione inglese The bed sitting room (1969; Mutazioni) chiuse la prima stagione creativa del regista. Dopo quattro anni di silenzio L. tornò sul set, con uno stile più posato ma con lo stesso talento irriverente, per girare una serie di film in costume (con l'unica eccezione di Juggernaut, 1974, ritmato film d'azione a metà tra thriller e humour). Così The three musketeers ‒ The queen's diamonds (1973; I tre moschettieri) e The fours musketeers ‒ The revenge of Milady (1974; Milady ‒ I quattro moschettieri), basati sulla straordinaria ironia di A. Dumas e interpretati da star come Oliver Reed e Raquel Welch, risultano fumettistici e dissacranti, mentre in Royal flash (1975; Royal Flash ‒ L'eroico fifone) viene tracciato un caustico ritratto della falsità politica e morale dell'età vittoriana, affidandosi anche al volto particolare e ambiguo di Malcom McDowell. Una menzione a parte merita Robin and Marian (1976; Robin e Marian), nel quale Sean Connery e Audrey Hepburn con la loro intensa interpretazione ribaltano il mito di Robin Hood offrendone una versione malinconica e crepuscolare e presentando un eroe di Sherwood ormai anziano, irredimibile Peter Pan invischiato in una straziante storia d'amore. Con The ritz (1976; Il vizietto americano), commedia degli equivoci nel mondo gay, e il malinconico western Butch and Sundance: the early days (1979; Il ritorno di Butch Cassidy & Kid), L. è tornato a fotografare le nevrosi del suo Paese d'origine, presenti e passate. Con Cuba (1979) L. si è nuovamente impegnato in un thriller con accenti politici narrando la storia di un ufficiale inglese (Sean Connery), che durante la rivoluzione castrista passa dalla parte dei ribelli. Con intelligenza e mestiere, L. ha poi messo mano allo scialbo Superman (1978) di Richard Donner, ricavandone due ironici sequels, più fedeli allo stile del fumetto originario: Superman II (1980) e Superman III (1983). Nel 1989 con The return of the musketeers (Il ritorno dei tre moschettieri) L., rileggendo in chiave farsesca Vingt ans après di A. Dumas, ha realizzato una sorta di goliardico testamento di un regista fondamentalmente legato all'iconoclastia giovanile. La sua ultima opera è stata Get back (1991), film musicale che documenta la tournée mondiale dell'ex Beatle Paul McCartney con il gruppo dei Wings. In collaborazione con il regista Steven Soderbergh, nella cui opera L. ha spesso dichiarato di trovare significative affinità, ha scritto Getting away with it: or, the further adventures of the luckiest bastard you ever saw (1999).
N. Sinyard, The films of Richard Lester, London 1985; A. Yule, P. McCartney, The man who 'framed' the Beatles: a biography of Richard Lester, New York 1994; A. Yule, Richard Lester and the Beatles: a complete biography of the man who directed A hard day's night and Help, New York 1995.