L’area umbro-marchigiana, anche a causa della sua conformazione geografica, è stata interessata da vicende storiche piuttosto complesse, sebbene la geografia non le abbia assegnato confini naturali rigidamente [...] , e soprattutto finali, al suono /ə/ (con la parziale eccezione di /-a/ nei centri collinari e ad Ascoli), denominato dai linguisti ➔ scevà e simile alla cosiddetta e muta francese (ad Ascoli [prəməˈrusə] «premurosi», [səˈmarə] «somaro», [pəvəˈretːa ...
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Malgrado il suo nome antico (che fu recuperato solo in età rinascimentale, riferito a una subarea della regione attuale, così chiamata dopo l’Unità), il Lazio è una regione dalla fisionomia piuttosto recente. [...] (un’eccezione è il titolo di Tacchia 1990, Che nn’è?). Nel basso Lazio, le difficoltà maggiori si riscontrano nella grafia della ➔ scevà, che a volte viene segnata con una e, come nell’Abruzzo contiguo, altre, ad es. nella zona di Formia e Gaeta ...
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Il saggio programmaticamente intitolato Dialettologia toscana (Giacomelli 1975) inaugura una serie di ricerche che applicano i metodi della dialettologia allo studio delle parlate in un territorio generalmente [...] toscano. Lunigiana, aree apuane e Romagna toscana condividono la caduta di vocali finali o il loro passaggio a [ə] (➔ scevà). In questi territori è dunque presente una opposizione classica lingua ~ dialetto ben diversa da quella prefigurata per il ...
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La Campania non è un’area uniforme dal punto di vista linguistico (Radtke 1997; De Blasi 2006a), poiché nessun dialetto (nemmeno il napoletano, parlato a Napoli e nei dintorni) ha mai raggiunto lo status [...] bor[ʦ]a).
A Napoli più che altrove la vocale finale è indistinta (anche in relazione con la velocità dell’eloquio; ➔ vocali; ➔ scevà); come a Firenze e a Roma è frequente la pronuncia fricativa dell’affricata palatale in parole come pa[ʃ]e per pace e ...
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Il francese è riconosciuto come lingua ufficiale, accanto all’italiano, nella regione amministrativa della Valle d’Aosta; come lingua di minoranza (➔ minoranze linguistiche), insieme con il provenzale [...] (francese regionale valdostano e piemontese [ˈlynə] «luna», [ˈtablə] «tavolo», ecc. contro francese standard [lyn], [tabl], ecc.; ➔ scevà), da connettere con il fatto che, nei dialetti provenzali e francoprovenzali di ➔ sostrato, la vocale finale ...
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L’area linguisticamente meridionale d’Italia comprende in realtà anche zone che, dal punto di vista geografico, sono ancora centrali, come una parte della provincia di Ascoli Piceno, a sud del fiume Aso, [...] anche in altre posizioni), passano a un unico suono, la cosiddetta e muta o indistinta (la vocale media centrale, o schwa, /ə/; ➔ scevà), a volte, a seconda dei luoghi, con l’eccezione di /-a/. A Monticchio, frazione dell’Aquila a sud-est della città ...
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La Sicilia, buona parte della Calabria e il Salento (la parte meridionale estrema della Puglia) formano l’area linguistica definita meridionale estrema. Tale territorio trova proprio nella sua posizione, [...] va all’incirca da Diamante, sul Tirreno, a Cassano, sullo Jonio;
(b) la presenza della vocale finale neutra indistinta /-ə/ (➔ scevà), che in genere non va oltre la linea Cetraro-Bisignano-Melissa;
(c) le assimilazioni dei nessi consonantici -nd- e ...
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sceva
scevà s. m. [dall’ebr. shĕwā, der. di shaw «niente»]. – 1. Simbolo grafico ebraico che viene sottoscritto a un grafema consonantico e che denota assenza di vocale dopo la consonante soprascritta. 2. In glottologia, termine (desunto dalla...
vocale2
vocale2 s. f. [dal lat. (littĕra) vocalis, der. di vox vocis, traduz. del gr. (στοιχεῖον o γράμμα) ϕωνῆεν, der. di ϕωνή «voce»]. – 1. Nella grammatica scolastica, e nella fonetica tradizionale, suono del linguaggio articolato caratterizzato...