Cultura ebraica
Piero Morpurgo
Una valutazione della cultura ebraica e del suo rapporto con la produzione federiciana non può prescindere dalla profonda influenza che il mondo ebraico ebbe nel contesto [...] certezza abbandonò il cristianesimo nel 1102 il prete Giovanni di Oppido Lucano, mentre più incerta è l'adesione alla religioneebraica dell'arcivescovo Andrea di Bari nel 1066. Il fenomeno non era affatto raro in quell'epoca ed è confortato anche ...
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teleologia Concezione secondo la quale gli eventi, anche quelli non legati all’azione volontaria e consapevole degli uomini, avvengono in funzione di un fine o scopo.
Sebbene il termine sia piuttosto recente [...] causali al di fuori di qualsivoglia intervento ordinatore da parte della divinità.
Il cristianesimo, la religioneebraica e musulmana e, nel complesso, la filosofia medievale, presentano un’impostazione gnoseologica nettamente teleologica nell ...
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Dio
Raffaele Savigni
Essere sovrumano venerato dalle diverse religioni
In ogni tempo uomini delle più diverse culture hanno creduto all'esistenza di forze superiori. Greci e Romani credevano in numerose [...] 'Universo, non si interessasse molto a ciò che accadeva nel mondo umano, ma vivesse felice della sua solitudine. Nella religioneebraica invece Dio era concepito come una persona pronta a intervenire nella storia per liberare il suo popolo, quello ...
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WEININGER, Otto
Delio Cantimori
Filosofo e psicologo austriaco, nato a Vienna il 3 aprile 1880, e ivi morto il 4 ottobre 1903, suicida. Ebbe notorietà nel mondo culturale tedesco dell'anteguerra per [...] principio negativo e femminile e nel cristianesimo il principio positivo e maschile. In conseguenza di questa convenzione abbandonò la religioneebraica nella quale era nato per quella cristiana (protestante). La sua dottrina è un misto di ricordi di ...
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Impurità
Claudia Mattalucci
Nel linguaggio corrente il termine impurità è sinonimo di sozzura e di alterazione e si riferisce alla mescolanza di oggetti, comportamenti o individui che andrebbero separati. [...] contemporanee), in essa vi sono alcuni elementi che, non avendo alcun rapporto con l'autentico spirito della religioneebraica, possono essere interpretati soltanto come sopravvivenze di primitive superstizioni. I tabu dei selvaggi, che in alcuni ...
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Filosofo ed economista tedesco (Treviri 5 maggio 1818 - Londra 14 marzo 1883). Proveniente da una famiglia borghese di origine ebraica, studiò a Bonn e poi a Berlino, dove entrò in contatto con la sinistra [...] e qualità profondamente diversi da quelli dell'uomo della società schiavistica antica, o della società feudale, ecc. La morale, la religione, la metafisica, tutto ciò che appartiene alla sfera ideale, non ha una propria storia per suo conto. Solo in ...
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(arabo ‛Arab) In senso stretto gli abitanti musulmani dell’Arabia, comunemente tutti gli individui di lingua araba, cioè gli abitanti dell’Arabia, della Siria, del Libano, della Giordania e dell’Iraq. [...] le minoranze cristiane (Siria, Libano, Palestina), ma non quelle ebraiche, anche se di lingua araba. Comunità minori di A. primi decenni del 7° sec. con Maometto, fondatore di una religione universalistica, l’islamismo, le cui sorti in un primo tempo ...
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Filosofo (Figline Valdarno 1433 - Careggi 1499). Autore di un ampio lavoro di traduzione e di commento dell'opera di Platone, di Plotino e degli scritti ermetici, fece conoscere alla cultura europea un [...] filosofo (e anzitutto Platone) si fa sacerdote e la filosofia religione. L'importanza e l'influenza vastissima del F. nella cultura in cui rientrano l'antica tradizione religiosa pagana ed ebraica, la filosofia greca e cristiana; non quindi in ...
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Nel linguaggio filosofico e religioso, il governo del mondo e della storia degli uomini per opera di un essere divino (o di un principio superiore), il quale realizza i suoi piani secondo fini che trascendono [...] divinità, e perciò si forma soltanto in determinate religioni sistematiche. Come l’importanza attribuita alla p., collettivi dell’umanità sia alle vicende particolari della storia ebraica. Nel Nuovo Testamento si matura la concezione cristiana della ...
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Nome con il quale è noto in Occidente il filosofo, giurista, medico e astronomo arabo di Spagna Abū l- Walīd Muḥammad ibn Rushd (Cordova 1126 - Marrākesh 1198). Tra le sue numerosissime opere sono celebri [...] un libro anti-filosofico di al-Ghazzālī; il Faṣl almāqal sull'accordo tra religione e filosofia, un manuale di teologia, e la parafrasi (giuntaci in versione ebraica) della Repubblica di Platone.
Pensiero
Grande ammiratore di Aristotele, A. combatte ...
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ebraico
ebràico agg. e s. m. [dal lat. tardo hebraĭcus, gr. tardo ἑβραϊκός] (pl. m. -ci). – Degli Ebrei, che appartiene o si riferisce agli Ebrei: la storia, la civiltà, la religione, la letteratura ebraica. Alfabeto e., l’alfabeto adoperato...
sinagoga
sinagòga s. f. [dal lat. tardo synagoga, gr. συναγωγή, propr. «adunanza» (comp. di σύν «con, insieme» e ἄγω «condurre»), passato presso gli Ebrei (analogam. al termine ἐκκλησία presso i cristiani: v. chiesa) dal sign. di «comunità»...