Termine introdotto dal filosofo C. Morris (pragmatics) per indicare quella parte della semiotica che studia i segni in relazione ai loro utenti, e quindi al contesto e al comportamento segnico e linguistico attraverso cui si realizza il processo di significazione. Complementare alla semantica e alla sintattica, le altre due branche in cui Morris aveva suddiviso la semiotica, la p. nasce all’interno ...
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La pragmatica è il settore degli studi linguistici e semiotici che si occupa del rapporto fra i segni e i loro utenti, ovvero dell’uso dei segni, che ha sempre luogo in un contesto. Preannunciata dal filosofo [...] , oltre a introdurre la nozione di soggetto, richiama il fatto che i sistemi di segni, i linguaggi, vengono usati. La pragmatica si caratterizza quindi per il fatto che studia i linguaggi non nella loro struttura, non per i rapporti segno-significato ...
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I saluti hanno la funzione pragmatica di mediare il rapporto con l’altro, aprendo e chiudendo diversi tipi di scambi comunicativi con l’uso integrato di più codici (verbale, gestuale, prossemico).
La componente [...] , tra l’altro, come ciao sembri aver perso, soprattutto quando deve chiudere un’interazione, un po’ della sua efficacia pragmatica, dal momento che tende infatti spesso ad essere ripetuto più volte, sia nelle interazioni faccia-a-faccia sia, appunto ...
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I segnali discorsivi (detti anche marcatori di discorso) sono elementi linguistici (parole, espressioni, frasi), di natura tipicamente pragmatica, diffusi in specie nella ➔ lingua parlata, che, a partire [...] dimensione diacronica (per es., Sweetser 1990; Traugott & Dasher 2002; Cuenca 2007), dato che diversi valori semantici e pragmatici dei segnali discorsivi si sono sviluppati nel tempo da un nucleo primario centrale (cfr. § 1).
Si tratta in parte ...
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La ridondanza pronominale (del tipo a me mi pare) è caratteristica della produzione linguistica orale informale (➔ colloquiale, lingua) e risponde a un’esigenza pragmatica di intensificazione dell’informazione, [...] attestabile già, di là dalle diverse tipologie, nell’italiano dei secoli scorsi (per il Decameron di Boccaccio, cfr. Stussi 1995 e Vitale 2002).
Nell’italiano contemporaneo, di là dalla dislocazione (alla ...
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Natura e cultura nel linguaggio
Elizabeth Bates
(Center for Research in Language, University of California San Diego, California, USA)
In questo saggio vengono discussi la struttura, le origini, lo sviluppo [...] l'alternanza dei turni e la tacita consapevolezza di aver detto troppo o troppo poco per sostenere una certa posizione).
La pragmatica include anche lo studio del discorso che, a sua volta, comprende lo studio dei tipi di discorso (per esempio, come ...
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Il testo narrativo è uno dei tipi fondamentali di testo riconosciuti dalle tipologie testuali (➔ testo, tipi di). Può essere definito come il risultato di un macroatto (➔ pragmatica) di narrazione, che [...] , come ci si potrebbe aspettare, ma tendono a rispettare delle regolarità. Queste regolarità dipendono essenzialmente dai vincoli pragmatici cui è soggetta la narrazione in quanto forma di comunicazione (Adam 20052); esse indicano a ogni modo che ...
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La sintassi si occupa dei modi in cui le parole possono combinarsi, delle strutture (o costruzioni) che così si ottengono e degli effetti che tali combinazioni hanno su altri piani, come quello della ➔ [...] , Guglielmo (1991), Teoria linguistica e sintassi italiana, Bologna, il Mulino.
Conte, Maria Elisabeth (2010), Modalità tra semantica e pragmatica, in Ead., Vettori del testo, a cura di F. Venier, Roma, Carocci, pp. 121-134.
Corminboeuf, Gilles (2010 ...
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Settore della linguistica che tratta della didattica della lingua, sia essa prima (materna) o seconda, e in particolare dell’apprendimento e dello sviluppo delle abilità linguistiche principali (comprensione, [...] .
Il risultato di un ripensamento profondo della g., sotto la spinta di nuove discipline come la sociolinguistica e la pragmatica, negli ultimi decenni del 20° sec. ha dato corpo al cosiddetto approccio funzionale, nell’ambito del quale gli obiettivi ...
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Nella lingua quotidiana, il termine mitigazione, applicato a un evento o a uno stato, ha un presupposto negativo: quel che viene mitigato è un fenomeno atmosferico avverso (ad es., i rigori dell’inverno, [...] un’assunzione di responsabilità, sia cioè, oltre che un dire, un fare. Si tratta di uno degli assunti fondamentali dell’attuale pragmatica, secondo cui il linguaggio è una forma di azione.
Fino a oggi la mitigazione è stata vista soprattutto come un ...
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pragmatica2
pragmàtica2 s. f. [dall’ingl. pragmatics, der. dell’agg. pragmatic «pragmatico»]. – Nella filosofia contemporanea, branca della semiotica (scienza dei segni) che comprende l’insieme delle ricerche aventi per oggetto la relazione...
pragmatico
pragmàtico (non com. prammàtico) agg. [dal lat. pragmatĭcus, gr. πραγματικός «attinente ai fatti», der. di πρᾶγμα -ατος «cosa, fatto»] (pl. m. -ci). – 1. Che riguarda prevalentemente l’attività pratica, l’azione; caratterizzato...