RHODOPE (῾Ροδόπη)
A. Bisi
Personificazione del monte omonimo sulle monete tracie.
Secondo la tradizione raccolta da Ovidio (Metam., vi, 87 ss.) e da Lattanzio Placido (Fab. narrat., vi, 1), la tracia [...] R., figlia di Strimone, sarebbe stata trasformata in monte, insieme al fratello Hamnos, dagli dèi sdegnati, giacché i due fratelli, nella loro tracotanza, osarono nomina summorum sibi tribuere deorum, ...
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Pireneo
Antonio Martina
Re della Tracia, noto per la sua crudeltà; occupò Daulide, città della Focide.
Narra Ovidio (Met. V 273-293) che le Muse, mentre si avviavano verso il Parnaso durante un temporale, [...] vv. 273-275 "Sed... omnia terrent / virgineas mentes, dirusque ante ora Pyreneus / vertitur, et nondum tota me mente recepi ", che Ovidio mette in bocca a una delle nove divinità sorelle non altrimenti determinata, che rievoca il fatto a Minerva; con ...
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Termine usato in diritto soprattutto nel senso di abuso di autorità. Le sanzioni stabilite dalla legge variano a seconda delle autorità che commettono l'abuso: dal punto di vista storico e del diritto vigente, i casi più caratteristici possono ridursi ai seguenti.
I. Appello per abuso.
Fu fondato dagli scrittori regalisti sul duplice principio che il principe, da un lato, è indipendente dalla Chiesa ...
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(gr. Φιλήμων) Leggendario vecchio della Frigia, protagonista, con la moglie Bauci, di un episodio delle Metamorfosi di Ovidio. Avendo accolto ospitalmente nella sua capanna Zeus ed Ermete in aspetto [...] di viandanti, ebbe la capanna salvata dall’inondazione, che sommerse per castigo altre abitazioni, e trasformata in tempio. Dopo la morte, F. e Bauci furono trasformati in due alberi (quercia e tiglio) ...
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Figura mitologica dell'antica Grecia. La forma più complessa e diffusa della leggenda (Apollodoro, III, I4, 15; Ovidio, Metam., VII, 687 segg.) faceva di Cefalo un bellissimo cacciatore, figlio di Deione, [...] re della Focide: andato sposo a Procri innamorò di sé anche l'Aurora che lo rapì e non riuscendo ad ottenerne l'amore, gli diede modo di sperimentare l'infedeltà della moglie; Procri, a sua volta, si vendicò, ...
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Politico, storico e antiquario svedese (Jönköping 1751 - ivi 1818). Autore di pedantesche traduzioni metriche da Virgilio, Orazio e Ovidio, accompagnò nel 1783 il re Gustavo III in quel viaggio in Italia [...] di cui ci ha lasciato un resoconto: Gustaf III: s resa i Italien ("Viaggio di Gustavo III in Italia"; pubblicato nel 1902) non privo d'interesse per le notizie sulla cultura italiana del tempo. Fu tra ...
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(gr. ᾿Ηχώ) Ninfa oreade della mitologia greca, personificazione del fenomeno fisico dell’eco. Secondo alcuni mitografi alessandrini e Ovidio, E., che con le sue chiacchiere tratteneva Giunone impedendole [...] di scoprire gli amori furtivi di Giove, fu per punizione della dea resa incapace di parlare per prima e obbligata a ripetere gli ultimi suoni della voce che intendeva. Poi E. si consumò di amore non corrisposto ...
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NEBULOSE
Azeglio Bemporad
1. Varie speae di nebulose. Gli antichi conoscevano una sola nebulosa stellare, quella descritta da Ovidio: "Est via sublimis, coelo manifesta sereno: Lactea nomen habet candore [...] notabilis ipso".
Galileo ebbe a mostrare per primo che questo candore era dovuto a miriadi di stelle, troppo piccole perché l'occhio umano le possa distinguere.
È probabile che molti marinai fenici abbiano ...
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Medico e poeta spagnolo (Lucena 1548 - Antequera 1595). La sua poesia è ricca di coloriture formali. Dalle Metamorfosi di Ovidio trasse in versioni libere la Fábula de Acteon e quella di Vertumno y Pomona [...] (1578). L'opera sua maggiore Las lágrimas de Angélica o Primera parte de la Angélica (1586), derivata dall'Orlando Furioso, è poeticamente più debole. Miglior libro spagnolo di caccia sono i Diálogos de ...
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moralizzazione
moraliżżazióne s. f. [der. di moralizzare]. – 1. L’azione e l’effetto del moralizzare: intensa, efficace m.; m. della vita pubblica. 2. Procedimento ermeneutico – praticato soprattutto nella cultura medievale – attraverso il...
anguipede
anguìpede agg. e s. m. [dal lat. anguĭpes -ĕdis, comp. di anguis «serpe» e pes pedis «piede»]. – Propr., che ha serpenti per piedi; epiteto dato già da Ovidio ai giganti che tentarono la scalata al cielo, immaginati con i piedi tortuosi...