PEGASO
Vincenzo ARANGIO-RUIZ
. Giurista romano di prenome ignoto, successore di Proculo come caposcuola dei giureconsulti cosiddetti proculiani: già in piena attività sotto Nerone, fu sotto Vespasiano [...] prefetto della città. È spesso citato dai giuristi posteriori, ma senza indicazione di opere: forse circolavano di lui soltanto collezioni di responsi. Alla sua iniziativa appartengono probabilmente i ...
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Figlia di L. Domizio Enobarbo, console nel 16 a. C., moglie di Passieno Crispo, proprietaria degli horti Domitiae in Roma; fu avvelenata dal nipote Nerone, che ambiva ai suoi possessi di Baia e di Ravenna. [...] n La sorella, Domizia Lepida, madre di Messalina, fu fatta uccidere da Agrippina nel 54 d. C ...
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Attore italiano (n. Milano 1948). Esordì nel Toller di T. Dorst (1970), confermandosi in alcuni spettacoli diretti da A. Trionfo (Arden of Feversham, 1971; Nerone è morto?, 1974; Faust-Marlowe burlesque, [...] 1976, con C. Bene). Si è fatto particolarmente apprezzare in testi densi di drammaticità e sacralità, scritti per lui da G. Testori (Confiteor, 1986; In exitu, 1988; Verbò, 1989; Sfaust, 1990) e nel monologo ...
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Legato pro praetore in Dalmazia (circa 50-54 d. C.), fu nominato (55) governatore della Siria, ma con raggiri fu trattenuto a Roma. Accusato presso Nerone, prevedendo la sua sorte si uccise nel 66 d. C. ...
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DIOSCORIDE Di Pedanio
S. Toresella
D. Anazarbeo, medico attivo nel sec. 1° d.C., autore del trattato di farmacologia De materia medica (Πεϱὶ ὕληϚ ἰατϱιϰῆϚ), non si hanno notizie biografiche se non le [...] a Tarso e ad Alessandria e si ritiene abbia servito come medico militare nell'esercito romano ai tempi di Claudio e Nerone. Ricevette la cittadinanza romana, giacché il nome Pedanio è quello del patrono, un membro della gens Pedania, forse L. Pedanio ...
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Senatore romano (n. Padova - m. 66 d. C.). Genero di Cecina Peto, di cui aveva sposato la figlia Arria. Disapprovò apertamente (59) la crudeltà di Nerone, che pur lo teneva in gran conto; dal 63 si astenne [...] dalle sedute del senato. Accusato di lesa maestà (66) in senato, si suicidò. Lasciò una vita panegirica di Catone Uticense. Suo genero Aruleno Rustico scrisse un elogio della sua virtù ...
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OTTAVIA (Octavia)
Arnaldo Momigliano
Figlia dell'imperatore Claudio e di Messalina. Nata circa il 42 d. C., fu fidanzata ancora bambina con il senatore L. Giunio Silano Torquato, figlio di Emilia Lepida, [...] marito, guadagnandosi per la sua rassegnazione le simpatie di tutti i Romani e in specie della suocera Agrippina. Per molti anni Nerone non osò divorziare, ma infine nel 62 fu persuaso da Poppea a questo passo. Egli cercò dapprima di accusare O. di ...
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Figlia di Marco Antonio il triunviro e di Ottavia, sorella di Augusto. Nacque nel 39 a.C.; da L. Domizio Enobarbo ebbe Gneo Domizio, padre di Nerone. ...
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LIVIA DRUSILLA
L. Fabbrini
Figlia di Livio Druso Claudiano e di Alfidia, nacque nel 57 a. C. Andò sposa nel 43 a Tiberio Claudio Nerone e gli dette due figli: Tiberio e Druso. Nel 41 lo seguì in Sicilia [...] per sfuggire alla persecuzione di Ottaviano. Nel 38 si separò da lui, quantunque ne attendesse il secondo figlio (v. Tiberio), e divenne moglie di Ottaviano, al quale non dette prole. Dopo la morte di ...
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Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)
Seneca e lo stoicismo latino
Andrea Piatesi
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Seneca è una figura centrale dello stoicismo di età imperiale. [...] e l’1 a.C., e muore a Roma per ordine di Nerone nell’anno 65 della nostra era. La prima parte della vita di Seneca – sono il suo stesso corpo. Quindi il filosofo ammonisce Nerone a trattare quelli come tratterebbe le proprie membra: “Infatti se ...
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neroniano
agg. – Dell’imperatore romano Nerone (37-68 d. C.): l’epoca n.; il principato n.; le persecuzioni n. contro i cristiani; senatoconsulto n., emanato su proposta di Nerone. Per estens. (con riferimento alla crudeltà e alle perversioni...
qualis artifex pereo!
〈ku̯àlis àrtifeks pèreo〉 (lat. «quale artista muore con me!»). – Celebre frase che, secondo Svetonio (Vita di Nerone, 69), l’imperatore Nerone avrebbe pronunciato morendo.